|
|
Massimiliano Valeriani |
Viterbo – “Ci sono altre zone con caratteristiche migliori rispetto alle 22 di Viterbo”. Massimiliano Valeriani, assessore regionale al Ciclo rifiuti e impianti di trattamento ne è sicuro e ieri mattina, durante la call conference organizzata dalla provincia ha detto la sua, sulla mappa che individua possibili aree per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi.
La Tuscia, ma più in generale il Lazio hanno già dato un consistente contributo alla “causa”, oltre ad essere un territorio con ben altre vocazioni.
“La regione – spiega Valeriani – ha visto dal 1963 la prima centrale nucleare del paese, a Latina. Se consideriamo la vicinanza con l’altra di Sessa Aurunca, due delle quattro entrate in funzione in Italia sono riconducibili al Lazio. Abbiamo fatto i conti con questo tema.
Da assessore regionale porto avanti le ragioni non solo di Viterbo, ma dell’intera regione, un territorio fragilissimo con beni paesaggistici importanti”.
Altri possono dare un contributo. “Regioni che mai hanno avuto a che fare col nucleare si possono fare avanti”.
La provincia di Viterbo non è ritenuta idonea. Concetto ribadito ieri a più riprese, durante l’incontro online voluto dall’amministrazione provinciale e coordinato dal presidente Pietro Nocchi, nel quale il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut ha spiegato come non ci saranno imposizioni dall’alto: “Il confronto è appena iniziato”.
Nocchi ha annunciato a breve un consiglio provinciale sull’argomento, in cui presentare le osservazioni dai vari territori coinvolti. Un no rafforzato, mentre Giulio Marini, consigliere provinciale con delega all’Ambiente ha preannunciato un tavolo tecnico. “Avrà funzione di coordinamento – spiega Marini – per supportare i comuni nella stesura delle osservazioni al piano di stoccaggio rifiuti radioattivi”.
Ci sono due mesi di tempo. Pochi, hanno lamentato più sindaci. Si potrebbe andare a una proroga, purché il governo si muova in questa direzione, mentre Marini ribadisce la forte contrarietà sull’eventuale sito nella Tuscia.
Per le scorie, difficile per le scorie trovare una sistemazione. “Qualsiasi luogo non le vorrebbe – osserva Vittorio Sgarbi, sindaco di Sutri – in un’epoca in cui la salute è tutto, ma occorre anche dire che la concertazione di cui si parla presuppone che un luogo alla fine ci sia. Non sarà il caso della Tuscia dove la dimensione è altra, non è luogo di rifiuti”.
Dire no è semplice. “Troppo facile assumere la posizione di chi nega. È opportuno che si valuti qualche luogo, non necessariamente la Tuscia, che decida di andare incontro a questa esigenza, che può portare prosperità”. C’è un esempio in questa direzione. “Peccioli. A questo comune la decisione presa ha portato assoluta fortuna”. L’avere accolto un impianto di trattamento e smaltimento rifiuti all’avanguardia. “Il Lazio ha detto no al sito – continua Sgarbi – ma da qualche parte andranno messe le scorie”.
Alessandro Giulivi, primo cittadino di Tarquinia avrebbe apprezzato una consultazione preliminare. “Prima di generare allarmismo – sottolinea Giulivi – da noi contiamo già la centrale di Montalto, quella a carbone di Civitavecchia e ora il paventato termovalorizzatore. Abbiamo già dato”. Concorda il collega Fabio Bartolacci (Tuscania). Non lo alletta la prospettiva di nuovi posti di lavoro che il sito porterebbe: “300 o 400 occupati, ma quanti ne perderemmo? Tantissimi, perché verrebbe meno la capacità turistica su cui stiamo lavorando”.
Da Vignanello, Federico Grattarola annuncia che collaborerà con il comitato tecnico, ma intende prendere un avvocato: “Per meglio tutelare i nostri interessi”. L’ipotesi non trova d’accordo Morassut: “Non c’entra niente un legale, non siamo a un processo”.
All’incontro, anche l’assessora regionale Alessandra Troncarelli (Politiche sociali) e i parlamentari della Tuscia, da Francesco Battistoni (FI) che porterà l’argomento in commissione Ambiente a Mauro Rotelli (FdI), secondo cui il governo doveva prima chiedere ai comuni se qualcuno si voleva candidare per ospitare il sito, passando per il senatore Umberto Fusco (Lega).
Enrico Panunzi, consigliere regionale Pd, ricorda che il percorso sarà lungo. “Ma io credo – sottolinea Panunzi – che la regione Lazio e i comuni della Tuscia non saranno individuati come sito. Non dico d’avere la certezza, ma ho buoni indizi. Noi però, dobbiamo portare avanti la tutela del paesaggio”.
Giuseppe Ferlicca
Articoli: FI: “La Tuscia ha già concesso tanto senza ricevere niente, adesso basta” – Anpi Civita Castellana: “Dubbi e riserve sui siti ritenuti idonei a ospitare rifiuti radioattivi” – Morassut: “Nessuna decisione presa, il confronto parte ora” – Blasi (M5s): “Nessun comune ospiterà il deposito dei rifiuti radioattivi se non lo vuole” – Valeriani (ass. regionale Rifiuti): “La provincia di Viterbo non è idonea a un deposito di scorie nucleari” – Panunzi (Pd): “Ho presentato un odg in consiglio regionale contro il deposito dei rifiuti radioattivi”
