Ionel Pavel
Viterbo – (sil.co.) – Non faceva parte del sodalizio, torna in libertà il tuttofare del boss Ismail Rebeshi. E’ Ionel Pavel, l’unico soggetto di nazionalità romena tra i 13 arrestati del sodalizio criminale italo-albanese sgominato nel blitz del 25 gennaio 2019.
Dopo oltre un anno dietro le sbarre e nove mesi ai domiciliari rafforzati dal braccialetto elettronico, l’operaio accusato di “metodo mafioso”, su istanza del difensore Michele Ranucci, ha riottenuto la libertà con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tutti i giorni dal lunedì al sabato per due volte al giorno in fasce orarie prestabilite.
Era l’8 aprile 2020 quando Pavel ha ottenuto la revoca della custodia cautelare nel carcere di Torino, dove è rimasto in alta sorveglianza per quindici mesi, da parte del collegio presieduto dal giudice Gaetano Mautone, davanti al quale è sotto processo assieme agli imprenditori viterbesi Manuel Pecci e Emanuele Erasmi. Sono gli unici degli arrestati nel blitz cui non sia stata contestata l’associazione di stampo mafioso.
Adesso nelle motivazioni del collegio viene sottolineata “l’avvenuta neutralizzazione e l’avvenuto isolamento di Ismail Rebeshi che era il soggetto che in tre specifici episodi aveva conferito al Pavel l’incarico di compiere atti intimidatori o un furto” nonché “il ruolo di gregario e di esecutore materiale al servizio di altri malavitosi di Pavel e l’assenza di autonomi intenti criminosi”.
I giudici, nel decidere, hanno sottolineato inoltre anche come “nel corso del lungo periodo in cui è stato ristretto agli arresti domiciliari, non ha mai tentato di approfittare della fiducia concessagli per allontanarsi e rendersi irreperibile e anzi ha inteso partecipare personalmente a tutte le udienze del processo in cui è imputato”.
“Si osserva anche che in data 16.12.2020 era stato autorizzato a recarsi in uno studio medico per sottoporsi ad una visita con mezzi e propri e senza scorta, e in tale occasione non è stato segnalato né un suo indebito trattenimento al di fuori dell’abitazione oltre quanto necessario, né il tentativo di allontanarsi definitivamente da Viterbo”.
E ancora: “Tali elementi consentono di affermare che ad oggi risulta ulteriormente affievolita l’esigenza cautelare in discorso, pur essendo essa sussistente anche in ragione della condizione di straniero dell’imputato e della verosimile esistenza di legami e conoscenze nel paese di origine, la Romania, nel quale potrebbe voler tornare con conseguente sottrazione ad un eventuale pena comminata all’esito del processo”. Da qui la disposizione dell’obbligo di presentazione due volte al giorno ai carabinieri della stazione di Bagnaia.