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“Maria Sestina Arcuri si lamentava, Andrea Landolfi le diceva di stare zitta…”

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La presunta scena del delitto (nel riquadro Andrea e Sestina)

La presunta scena del delitto (nel riquadro Andrea e Sestina)


Ronciglione – E’ saltato l’interrogatorio di Andrea Landolfi. L’imprevisto si chiama psicofarmaci. Troppi e troppo pesanti quelli assunti da Landolfi in carcere, secondo i difensori Daniele Fabrizi e Serena Gasperini, per poter essere abbastanza lucido e orientato durante l’interrogatorio sulla caduta dalle scale che ha portato alla morte della fidanzata Maria Sestina Arcuri. Gli hanno quindi sconsigliato di farsi interrogare, nonostante lui fosse pronto a sottoporsi alle domande.

I legali, impegnandosi a sollecitare un trattamento a scalare ai sanitari di Regina Coeli, ieri hanno chiesto di rinviare l’esame all’udienza del prossimo 24 febbraio. Il pm Franco Pacifici e l’avvocato di parte civile Vincenzo Luccisano si sono riservati il parere dopo un’approfondita lettura del diario clinico, che nel frattempo la corte d’assise ha acquisito agli atti del processo per omicidio, omissisone di soccorso e lesioni aggravate contro il 31enne pugile e operatore sociosanitario romano. 

Quando l’imputato, dietro le sbarre da 16 mesi, ha lasciato con passo malfermo la gabbia dei detenuti per andare a dire davanti alla giuria popolare che si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere, nonna Mirella Iezzi – seduta come sempre in prima fila, stavolta assieme alla mamma Roberta, alla sorella Virginia e alla zia Paola – è scoppiata in un pianto dirotto, dicendo “me lo stanno avvelenando”.

A questo si aggiunga il no ai domiciliari, chiesti il 29 dicembre e rigettati il 4 gennaio, nonostante i plurimi tentativi di suicidio e il trattamento farmacologico definito “imponente” dai legali del 31enne. 

Non è finita qui. Nel senso che l’udienza è stata rinviata di due ore per dare il tempo di arrivare in tribunale alle due testimoni citate dal legale dei genitori e dei due fratelli della vittima, previste a mezzogiorno. 

Due testimoni pesanti, due vicine di casa, venute per raccontare cosa hanno sentito accadere nell’appartamento della quadrifamiliare al civico 7 di via Papirio Serangeli, a Ronciglione, durante l’ora successiva alla caduta di Sestina. Presunta scena di un crimine, per l’accusa, l’abitazione della nonna al primo piano. 

La 26enne non sarebbe andata a letto dicendo di non essersi fatta niente: Sestina si sarebbe lamentata e Andrea le avrebbe detto di stare zitta.  La vittima, soccorsa dopo quattro ore, si sarebbe sentita male subito. 


Cosa è successo l’ora successiva alla caduta di Sestina

Sestina, per la procura, sarebbe stata spinta o lanciata oltre la balaustra da Andrea al culmine di un litigio attorno alle due della notte tra il 3 e il 4 febbraio 2019. Di sicuro nonna Mirella, colpita con un pugno dal nipote mentre tentava di soccorrere Sestina, è uscita di casa alle due e quattro minuti. Lo confermano i tabulati e le telecamere della videosorveglianza. Solo alle sei del mattino successivo, quattro ore dopo, Landolfi ha chiamato il 118 e la 26enne è stata portata a Belcolle, dove è morta il 6 febbraio senza mai riprendersi. 

Cosa è successo in quelle quattro ore? Tra le due e le tre di notte le testimoni avrebbero sentito rumori di sedie, mobili e oggetti rovesciati o spostati con violenza e urla come se fosse in corso un litigio tra due persone. Del bimbo, invece, nessuna ha detto di avere sentito la voce o il pianto. Eppure il figlioletto di Landolfi, che all’epoca aveva 5 anni, era in casa. Anzi, per l’accusa il bambino è il testimone chiave del delitto, visto che la nonna ha sempre sostenuto la versione dell’incidente. 


Una voce femminile: “Ahi mamma, ahi mamma”

La 68enne del piano di sotto e il marito erano appena rientrati a casa. “Verso le 2,15-2,20 – ha detto – abbiamo sentito del fracasso al piano di sopra, rumori di sedie che cadevano, gente che camminava, correre, voci concitate di due persone che discutevano animatamente, una voce di uomo aggressiva e una voce di donna che diceva ‘Ahi mamma, ahi mamma’ con tono lamentoso. La mattina dell’8 febbraio Mirella Iezzi, passando per chiederle se poteva prendere le bollette perché l’appartamento era sotto sequestro, le avrebbe detto: “Ero io, non hai sentito che mi lamentavo l’altra notte?”. “Lì per lì non ho pensato a lei, mi sembrava una voce giovane, ma ora non saprei cosa dire”. Fatto sta che se l’orario è quello indicato dalla 68enne, Mirella non era più in casa. 


Una voce maschile: “Zitta, sta zitta ho detto”

La 35enne residente nell’altro appartamento al pianoterra, svegliata verso le 2,45 “da una forte lite, mobili e sedie che si spostavano”, sulle prime ha pensato che la voce femminile, una voce giovane, fosse quella della sorella che si era fermata a dormire in taverna e stava litigando con qualcuno. “Alle tre e quattro minuti le ho mandato un messaggio Whatsapp per chiederglielo, lei non mi ha risposto e io mi sono riaddormentata. La mattina successiva ho scoperto che aveva dormito a casa dei nostri genitori”, ha spiegato. “La voce femminile non era aggressiva, erano lamenti. A un certo punto ho sentito la voce maschile dire ‘Zitta, stai zitta ho detto’. Non so se i rumori fossero finiti quando mi sono riaddormentata”. Nel quarto e ultimo appartamento, al primo piano come quello del presunto delitto, vive una coppia d’origine romena con dei bimbi piccoli: “Non potevano essere loro, quando discutono lo fanno nella loro lingua”, ha concluso la 35enne.


Caterina Acciardi e Vincenzo Luccisano

La mamma di Sestina, Caterina Acciardi,con l’avvocato Vincenzo Luccisano


I familiari di Sestina non c’erano neanche ieri. “Non sono potuti venire per via dei divieti imposti dalla pandemia”, ha spiegato l’avvocato Luccisano, preannunciando che il 27 gennaio saranno ascoltati la mamma Caterina Acciardi e il fratello William Arcuri. Nella stessa udienza sarà sentita anche la cameriera del pub cui Andrea avrebbe dato troppa confidenza, facendo ingelosire Sestina. 

Silvana Cortignani


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