Il tribunale di Roma – In senso orario Pavel, Erasmi e Pecci
Viterbo – Estorsione, furto e danneggiamento aggravati dal metodo mafioso. Sono le accuse che pesano, a vario titolo, sui due artigiani viterbesi Manuel Pecci e Emanuele Erasmi (ai domiciliari per un anno e tuttora sottoposti a obbligo di firma) e l’operaio d’origine romena Ionel Pavel (in carcere per quindici mesi e attualmente ai domiciliari). Oggi potranno difendersi.
Sono tra i tredici arrestati del blitz del 25 gennaio 2019 che ha sgominato una banda di criminali italo-albanesi che nei due anni precedenti avevano messo a ferro e fuoco Viterbo tra attentati incendiari e gesti intimidatori, tra cui spiccano le teste mozzate di animali lasciate come avvertimento a politici e imprenditori.
Questa mattina, salvo imprevisti, Pecci, Erasmi e Pavel compariranno nuovamente davanti al collegio presieduto dal giudice Gaetano Mautone per essere interrogati, sempre che non vogliano limitarsi a rilasciare spontanee dichiarazioni o non si avvalgano della facoltà di non rispondere. Durante l’ultima udienza, lo scorso 11 dicembre, è stato sentito l’ultimo teste dell’accusa, il comandante della compagnia dei carabinieri di Viterbo, maggiore Federico Alfonso Lombardi.
Gli imputati, i soli ad avere optato per il rito ordinario, sono difesi dagli avvocati Carlo Taormina e Fausto Barili (Pecci), Giuliano Migliorati (Erasmi) e Michele Ranucci (Pavel).
Una delle vetture date alle fiamme (nei riquadri Trovato e Rebeshi)
Nel frattempo hanno già presentato ricorso in appello i boss Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi (difesi dagli avvocati Giuseppe Di Renzo, Tiziana D’Agosto e Roberto Afeltra). Lo scorso 11 giugno sono stati condannati rispettivamente a 13 anni e 4 mesi e a 12 anni di carcere. E con i presunti capi sono pronti a chiedere una riforma della sentenza di primo grado anche i presunti partecipi al sodalizio criminale italo-albanese condannati dal giudice del tribunale di Roma Emanuela Attura, che ha giudicato con lo sconto di un terzo della pena del rito abbreviato dieci dei tredici arrestati nel blitz dell’operazione Erostrato del 25 gennaio 2019 (escludendo per la sola Martina Guadagno, commessa in uno dei compro oro di Trovato, l’aggravante del 416 bis).
I tredici arrestati nel blitz del 25 gennaio 2019
Le nove condanne in primo grado per associazione di stampo mafioso:
– Giuseppe Trovato, 13 anni e e 4 mesi (14mila euro di multa). L’accusa aveva chiesto 20 anni (20mila euro di multa)
– Ismail Rebeshi, 12 anni (12mila euro di multa). L’accusa aveva chiesto 20 anni (20mila euro di multa)
– Spartak Patozi, 8 anni e 8 mesi (8mila euro di multa). L’accusa aveva chiesto 16 anni (20mila euro di multa)
– Luigi Forieri, 8 anni e 4 mesi. L’accusa aveva chiesto 12 anni e 4 mesi
– Gabriele Laezza, 8 anni (6mila euro di multa). L’accusa aveva chiesto 14 anni (16mila euro di multa)
– Shkelzen Patozi, 8 anni (4mila euro di multa), L’accusa aveva chiesto 14 anni (10mila euro di multa)
– Gazmir Gurguri, 7 anni e 4 mesi. L’accusa aveva chiesto 10 anni e 8 mesi
– Sokol Dervishi, 6 anni. L’accusa aveva chiesto 8 anni
– Fouzia Oufir, 5 anni e 4 mesi (6mila euro di multa). L’accusa aveva chiesto 10 anni e 8 mesi (10mila euro di multa)
Silvana Cortignani