Viterbo – Il suo impegno contro il Coronavirus inizia a marzo. Ancora una studentessa, riesce ad attivare un canale internazionale di donazioni di mascherine, guanti, occhiali e tute protettive che dalla Cina arrivano in Italia. Un’Italia che, prima in Europa a dover fare i conti con il virus, si mostra subito fragile e impreparata.
A giugno la laurea in medicina e chirurgia all’università Cattolica di Roma, mentre nel 2021 inizierà la specializzazione in chirurgia generale. Francesca Albanesi a 24 anni non solo è già un medico ma è anche la più giovane viterbese ad aver ricevuto uno dei primi vaccini anti-Covid arrivati nella Tuscia.
Francesca Albanesi
Da ottobre è in forze all’Uscovid della Asl di Viterbo, ovvero è tra gli operatori sanitari che si occupano dei pazienti che hanno contratto il virus ma che possono essere curati a casa. Non ha paura?
“All’inizio sì. Temevo il contagio e, di conseguenza, di contagiare i miei genitori. Ora sono un po’ più tranquilla, ma non bacio né abbraccio mamma e papà da mesi. Credo che del Covid non bisogni avere paura ma consapevolezza, dei suoi rischi e sulle misure da adottare”.
I pazienti, invece, hanno paura?
“Chi è positivo è sempre molto preoccupato. Ma ci siamo noi ad assisterli, a monitorarli e a contattarli quasi quotidianamente. Non solo per avere aggiornamenti sulle loro condizioni di salute, ma anche per tranquillizzarli e rassicurarli. Molti sono sollevati al sol pensiero che c’è qualcuno che si sta occupando di loro e il senso di gratitudine nei nostri confronti è tangibile”.
C’è chi il virus lo vince, mentre altri dal virus vengono purtroppo vinti…
“Quando un paziente non ce la fa è dura. Alcuni lo capiscono subito che la loro situazione è critica. Di altri invece non te la aspetti nemmeno tu, operatore sanitario. Poi c’è chi supera la malattia ed è bellissimo quando ti dicono che stanno meglio o che il tampone è diventato negativo”.
Perché ha scelto di vaccinarsi?
“Non tanto per me quanto per proteggere gli altri, perché ci sono persone, come gli anziani o chi ha patologie, molto più a rischio di me. Ma anche per lanciare un messaggio: io, medico, mi sono sentita in dovere di dare il buon esempio. Più saremo a vaccinarci e meno rischi correremo”.
Francesca Albanesi dopo essersi vaccinata
Cosa dice a chi è ancora incerto?
“Innanzitutto di valutare il rapporto rischio-beneficio: qui il beneficio non è solo personale ma di tutti. E poi di fidarsi della scienza e di ascoltare gli operatori sanitari. Io sono serena, questo vaccino non sembra avere particolari controindicazioni”.
Cosa rappresenta per lei il vaccino?
“Mi auguro che sia la fine della pandemia, perché è ora di ritornare alla normalità. Ma con più consapevolezze di prima, sia sull’importanza del sistema sanitario che sul rispetto degli altri. Quegli ‘Andrà tutto bene’ e ‘Ne usciremo migliori’ mettiamoli in pratica. Ma davvero. Perché ora come ora non sono così sicura che abbiamo imparato qualcosa”.
Il nuovo anno è appena iniziato. Qual è la sua speranza?
“Come figlia e nipote, quella di tornare a casa dall’ospedale e poter abbracciare i miei genitori e mia nonna in assoluta tranquillità. Come operatore sanitario, invece, quella di poter fare ciò per cui ho studiato senza essere ‘ostacolata’ dal virus. Ciò significa che i pazienti avranno tutte le cure necessarie e che le patologie non Covid, che purtroppo continuano a esistere, non finiranno più in secondo piano”.
Queste speranze non si infrangono davanti al rischio di una terza ondata a gennaio?
“L’impennata nelle prossime settimane sarà inevitabile, perché durante le feste c’è chi si è lasciato andare. Sia con consapevolezza che inconsapevolmente. Ma ciò non fa naufragare le mie aspettative. Ci vorranno ancora mesi, ma con il vaccino ne usciremo”.
Raffaele Strocchia

