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“No ai domiciliari in comunità, Landolfi è troppo violento…”

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Andrea Landolfi

Andrea Landolfi


Ronciglione – Omicidio Arcuri, no ai domiciliari in comunità per Andrea Landolfi. La richiesta di una misura alternativa al carcere avanzata il 29 dicembre dai difensori del pugile 31enne romano accusato dell’omicidio della fidanzata Maria Sestina, è stata rigettata  il 4 gennaio dalla corte d’assise, che sicuramente ha tenuto conto anche del parere negativo del pm Franco Pacifici e dell’avvocato di parte civile dei familiari della vittima, Vincenzo Luccisano.

I legali dell’imputato, Daniele Fabrizi e Serena Gasperini, hanno chiesto, nello specifico, la meno afflittiva misura degli arresti domiciliari presso una comunità: “Ove lo stesso – si legge – potrà seguire un percorso di recupero psico-sociale attraverso lo svolgimento del programma riabilitativo  individualizzato come indicato nella lettera di disponibilità all’accoglienza”. 

“Qualora Landolfi, ristretto in comunità, dovesse anche solo assumere una minima quantità di alcol e esprimere una qualche forma di aggressività – viene sottolineato – lo stesso verrebbe immediatamente estromesso dal programma terapeutico ed allontanato dalla comunità previa comunicazione all’autorità giudiziaria la quale, evidentemente, disporrebbe senza indugio una nuova misura custodiale in carcere”.


Gli avvocati Serena Gasperini e Daniele Fabrizi

I difensori Serena Gasperini e Daniele Fabrizi


Per Luccisano, che ha depositato una memoria, il cattivo esito della permanenza in un (diverso, ndr) centro di recupero nei mesi precedenti l’arresto la dice lunga sull’efficacia.

E ricorda la testimonianza al riguardo della responsabile, sentita il 28 settembre 2019 a sommarie informazioni, acquisite nel fascicolo del processo: “All’inizio Landolfi, nonostante avesse lui deciso di intraprendere questo programma riabilitativo, si mostrava molto aggressivo nei confronti degli operatori rifiutando di rispettare le regole dell’associazione. Dopo un breve periodo di calma, Landolfi ritornava ad essere violento nei confronti degli operatori, tanto che in data 11 luglio 2019, dopo l’ennesimo episodio di rigetto delle regole e di aggressività proprio verso di me decidevo di allontanarlo dalla struttura“. 

“Le condotte di violenza ed aggressività indiscriminata dell’imputato – insiste il legale – non sono affatto soltanto risalenti nel tempo, come incontrovertibilmente emerso giustappunto dalle indagini preliminari, adesso prove neI dibattimento, e come ancora emergerà dal prosieguo dell’istruzione probatoria”.

Secondo l’avvocato dei genitori e dei due fratelli di Sestina: “Il quadro probatorio sussistente al momento in cui la misura cautelare è divenuta definitiva risulta assolutamente invariato, anzi, al contrario, tutti i gravi indizi di colpevolezza che ne hanno sancito la disposizione, prima da parte del tribunale del riesame di Roma e poi da parte della suprema corte, sono stati pienamente confermati nel pendente dibattimento”.


L'avvocato dei familiari della vittima, Vincenzo Luccisano

L’avvocato dei familiari della vittima, Vincenzo Luccisano


“Non risulta inoltre condivisibile – dice Luccisano – la riferita (dalla difesa) ‘drammatica’ situazione attuale dell’imputato in carcere. Per quanto consta a questa difesa solo nel breve periodo (davvero pochi giorni) trascorso presso la casa circondariale di Mammagialla, Landolfi diede vita ad alcuni atti di autoafflizione, riconducibili comunque specificamente alla struttura carceraria”. 

“Infatti – prosegue il legale – dal diario carcerario di Regina Coeli, successivamente al rientro dell’imputato, nessun altro episodio anticonservativo è stato compiuto o solo tentato da Landolfi”. 

E ancora: “Quanto invece alle presunte recenti crisi epilettiche che si sarebbero manifestate, le stesse intanto non sono incompatibili con la misura carceraria ed anzi all’interno della stessa, ove mai necessario, il detenuto potrebbe essere certamente curato meglio, per una ipotetica patologia epilettica, rispetto ad una comunità dedita al recupero psico-sociale”.

Nella sua memoria, l’avvocato Luccisano ricorda le considerazioni con cui la cassazione, il 25 settembre 2019, ha dato il via libera all’arresto immediato di Landolfi.

“Si deve innanzitutto rimarcare – scrivono gli ermellini – “No ai domicliari che il ricorrente appunta le censure esclusivamente sulle  dichiarazioni del figlio minore dell’indagato, tralasciando del tutto le ulteriori evidenze esposte nel provvedimento impugnato: in particolare le ampie risultanze medico-legali, che secondo il tribunale smentiscono la versione di un  rotolamento congiunto delle due persone e confermano, al contrario, l’impatto del cranio della vittima sul pavimento conseguente ad una caduta senza difese; i riferimenti al ‘lancio’ della vittima contenuti nelle conversazioni intercettate della nonna e dello stesso indagato; le testimonianze su quanto avvenuto nelle ore precedenti il fatto; la richiesta di far intervenire un’autoambulanza avanzata solo diverse ore dopo il fatto; le notizie relative alla dipendenza da alcool, ai precedenti violenti, alla frequentazione del dipartimento di salute mentale da parte dell’indagato”. 

Silvana Cortignani


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