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Roma – Sul nucleare il Lazio ha già dato e di un sito per lo stoccaggio di scorie radioattive nella Tuscia, non se ne parla. Il consiglio regionale ribadisce un no già scandito.
Oggi seduta straordinaria incentrata sul programma nazionale per individuare il sito di stoccaggio. Nella mappa resa pubblica a dicembre, 22 zone nel Viterbese sono potenzialmente idonee.
La politica s’interroga. Sui criteri, sollevando più di una perplessità, dall’assenza d’infrastrutture alla vicinanza con la capitale, mentre altri paesi europei hanno selezionato aree distanti tra 500 e mille chilometri. Ma anche i vincoli esistenti e soprattutto il fatto che il Lazio abbia già contribuito abbondantemente alla causa del nucleare nazionale. Ne sono testimoni le centrali sul territorio.
Altri, magari, potranno fare la loro parte per lo stoccaggio. Un deposito va individuato, visto che da anni tutto il materiale va all’estero, spendendo milioni.
In consiglio tutti d’accordo, ma la politica si fa comunque sentire e se dal centrodestra c’è chi chiama in causa il presidente Nicola Zingaretti nel suo ruolo di segretario nazionale Pd, affinché si spenda col governo e contrasti il provvedimento. Quasi fosse l’attuale esecutivo ad averlo emanato. Sommessamente, Enrico Panunzi, consigliere Pd della Tuscia, ricorda una data: “Siamo tutti contrari – spiega Panunzi in consiglio – però questa procedura arriva da una legge dello stato del febbraio 2010, undici anni fa. Individua come si procede per individuare la carta del possibile deposito unico”. Un implicito invito a ricordare chi governava all’epoca.
Dettagli di una discussione che ha visto pronunciare ancora un no deciso al sito nel Viterbese e in generale nel Lazio. Cominciando dall’assessore regionale Massimiliano Valeriani (Rifiuti).
“Fin da subito – spiega Valeriani – ho dichiarato apprezzamento verso il governo che intende chiudere una vicenda vecchia di un decennio, ma ho sostenuto come il Lazio presenti un quadro già fortemente compromesso sull’inquinamento nucleare”.
Le centrali presenti, tanto per cominciare. “La Tuscia, poi non solo ha vocazione agricola e turistica, ma ci sono vincoli archeologici e paesaggistici. Inoltre il recente piano rifiuti non prevede aree idonee per scorie nucleari. Il Lazio è indisponibile”.
Silvia Blasi (M5s) consigliera viterbese, rafforza il no. “L’alto Lazio – ricorda Blasi – ha già dato, sacrificando l’immagine del proprio territorio per l’interesse nazionale e da tempo sta investendo in accoglienza, potenziando marketing territoriale e produzione agricola di qualità. Il territorio si è mobilitato e la regione si metta al suo fianco”.
Va messo un freno alle servitù nel Lazio, per Tripodi (Lega), che ha presentato un emendamento contro la realizzazione nella Tuscia del sito per il deposito delle scorie.
Panunzi ribadisce: “Siamo tutti contrari, a partire dall’assessore Valeriani”. L’ordine del giorno presentato dallo stesso Panunzi per manifestare netta contrarietà a un sito su tutto il territorio regionale passa con 44 voti a favore. Si chiede anche che le osservazioni da effettuare tengano conto delle norme a tutela del paesaggio. Un altro della collega Silvia Blasi (M5s) ribadisce la netta contrarierà, fra l’altro, al sito e chiede che la scadenza per le osservazioni sia prorogata.
Un no ribadito più volte, tante quanti gli ordini del giorno proposti e votati. No con diverse sfumature.
Articoli: Scorie nucleari nel Lazio, il Consiglio regionale dice no – Panunzi (Pd): “Scorie nucleari, passa all’unanimità il mio odg contro l’ipotesi che la Tuscia ospiti il sito” – Blasi (M5s): “Rifiuti radioattivi, nessuna scelta dovrà essere calata dall’alto” – Fdi Lazio: “Nettamente contrari a un deposito per le scorie nucleari nella Tuscia”


