Orte – La polizia ferroviaria
Orte – (sil.co.) – I poliziotti della Polfer di Orte sono dovuti intervenire in sette per evitare che qualcuno si facesse male.
Era il 17 novembre 2014 quando sono stati allertati dal capotreno per la presenza su un convoglio regionale in transito dalla stazione di Orte Scalo di tre passeggeri extracomunitari senza biglietto, uno dei quali stava dando in escandescenze, rifiutando di fornire i documenti per farsi identificare dal controllore, in quanto, a detta sua, aveva la cittadinanza italiana.
Lo straniero è finito sotto processo davanti al giudice Gaetano Mautone per una serie di reati, tra cui aver dichiarato di essere un cittadino italiano quando non era vero.
“Saliti a bordo in tre, ci siamo trovati davanti l’imputato che giù urlava e ha cominciato a inveire anche contro di noi, che lo invitavamo a seguirci con gli altri due passeggeri senza biglietto in ufficio e a darci i documenti per l’identificazione”.
“Io a voi non vi devo dare un cazzo, perché sono italiano, io vi denuncio perché sono un cittadino italiano, io vi meno”, avrebbe risposto, agitandosi e sbraitando.
“Quando lo abbiamo preso di peso per farlo scendere dal treno, ha cominciato a sbracciare, per cui, vista la situazione di pericolo, abbiamo chiamato rinforzi per evitare che qualcuno si facesse male. Per accompagnarlo ‘forzatamente’ in ufficio, alla fine, siamo dovuti intervenire in sette”, ha proseguito il testimone.
“In ufficio si è calmato e ci ha dato la carta d’identità italiana, così abbiamo scoperto che non era un cittadino italiano, come sosteneva lui, ma che era comunque residente in Italia e che aveva un regolare permesso di soggiorno, in corso di validità, anche se non aveva con sé il certificato, ma abbiamo potuto verificarlo facilmente tramite le banche dati”.
Lo stesso pubblico ministero ha sottolineato come lo straniero abbia dichiarato”senza dolo” di avere la cittadinanza italiana e come, seppure non avesse con sé il permesso di soggiorno, questo sia stato facilmente rintracciabile da parte della Polfer, chiedendo l’assoluzione per entrambi i capi d’imputazione.
Ha però chiesto che l’imputato venisse comunque condannato a quattro mesi di reclusione per avere minacciato di picchiare i poliziotti. Richiesta accolta dal giudice, che gli ha inflitto, oltre a una pena di quattro mesi (sospesa), anche il pagamento delle spese processuali.
