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Viterbo – (g.f.) – Viaggi della speranza, un aiuto a famiglie bisognose. Nuclei con una persona malata, che per curarsi è costretta ad andare fuori dalla regione. Perché nel Lazio non sono erogate prestazioni sanitarie particolari, oncologiche o per disturbi rari.
La proposta di Valter Rinaldo Merli (Lega) ieri è arrivata in prima commissione. C’è un regolamento da approvare, per arrivare a erogare un contributo, seppure piccolo, a chi accompagna la persona malata e deve affrontare spese elevate, per i viaggi o la permanenza fuori casa.
I dettagli sono da mettere a punto, ma nelle intenzioni si tratta di un intervento di 500 euro, che in caso di una malattia lunga potrà essere richiesto anche negli anni successivi al primo.
Con requisiti particolari per accedervi, a cominciare dal reddito Isee. Proposta iniziale 10mila euro, forse sarà portato a 15mila.
“Per ora è un piccolo contributo – spiega Merli – speriamo d’implementarlo. Vogliamo essere vicini a persone sfortunate che devono andare altrove a curarsi, sottoponendosi a terapie spesso massacranti”.
Il settore di competenza è quello dell’assessora Antonella Sberna (Servizi sociali). “Non si tratterà – spiega Sberna – di un rimborso di spese sanitarie. La misura si rivolgerà alle famiglie per sostenere le spese di trasferta, trasporti e alberghi. Può essere considerato un primo contributo per chi va in altre città fuori dal Lazio, in attesa di prendere contatto con realtà che possano dare una mano”.
L’idea iniziale è venire incontro a chi non può curarsi nel Lazio in quanto il servizio sanitario non fornisce determinate prestazioni, anche se durante il dibattito in prima commissione si sono prospettate anche altre ipotesi.
La pratica è ancora aperta, dovrà tornare. Merli spera che si possa fare in fretta possibile. Sono passati diversi mesi da quando è stata presentata.
“Ha avuto un iter lungo e macchinoso – ricorda Merli – il 20 novembre 2019 è passata in quarta commissione. Mozione con regolamento. La pratica per otto mesi è rimasta sul tavolo del dirigente. Fino a luglio, per arrivare poi in prima commissione.
Da allora, altri sette mesi. Ne sono passati 15 in tutto, poteva già essere un provvedimento inserito nel bilancio 2020”.
