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Cadavere di bimba nel cassonetto, la verità dell’infermiere

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Viterbo - Procura

Viterbo – Procura 

Franco Pacifici

Il pm Franco Pacifici

Viterbo – (sil.co.) – Feto nel cassonetto, oggi l’interrogatorio dell’infermiere imputato di omicidio volontario in concorso con la madre.

A distanza di quasi otto anni si cerca ancora la verità sulla vicenda della bimba nata settimina, il cui cadavere è stato gettato in un cassonetto del Salamaro il 2 maggio 2013.

A gettare il fagottino, avvolto dentro un asciugamano insanguinato nella carta stagnola e occultato nella busta di un panificio, è stata la mamma, una ballerina di night romena, ripresa dalle telecamere di videosorveglianza. Con la complicità di un infermiere di Tuscania in servizio a Belcolle, Graziano Rappuoli, a processo davanti alla corte d’assise per omicidio volontario in concorso. Titolare dell’inchiesta il pm Franco Pacifici.

L’imputato, oggi sessantenne, la stava accompagnando in ospedale in preda a un’emorragia, dopo il parto indotto dal farmaco abortivo di cui le aveva procurato la ricetta. La madre, condannata in primo grado a dieci anni con l’abbreviato per omicidio, ha poi ottenuto il dimezzamento della pena in appello quando il reato è stato riqualificato in feticidio.

La donna, di cui a lungo si sono perse le tracce, è stata ritrovata a Londra dove, in base a quanto è dato sapere, avrebbe scontato la sua pena in un carcere della capitale britannica.

Il processo a Rappuoli riprende questa mattina con l’interrogatorio dell’imputato. Da sempre il difensore Samuele De Santis sostiene che potrebbe non essere stato un aborto al settimo mese di gravidanza indotto da un farmaco anti-ulcera, ma un parto precipitoso naturale finito in tragedia.

Per questo la corte d’assise ha disposto una superperizia sugli effetti collaterali del Cytotec, il farmaco per lo stomaco usato negli aborti clandestini in quanto sarebbe in grado di indurre le contrazioni. Sono stati nominati il medico legale Giancarlo Carbone, il ginecologo Marco Sani e il tossicologo Alfio Cimino, che dovranno riferire in aula nell’udienza già fissata per il prossimo 23 febbraio.


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