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Mafia viterbese, “tre giorni” di fuoco prima della sentenza

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Mafia viterbese - Un attentato incendiario (nei riquadri, da sinistra in senso orario, Ionel Pavel, Emanuele Erasmi e Manuel Pecci)

Un attentato incendiario (nei riquadri Ionel Pavel, Emanuele Erasmi e Manuel Pecci)


Viterbo – (sil.co.) – Mafia viterbese, sarà una “tre giorni” di fuoco prima della sentenza. Il collegio ha fissato per il 28, 29 e 30 aprile – mercoledì, giovedì e venerdì – la discussione del processo a Emanuele Erasmi, Manuele Pecci e Ionel Pavel, gli unici dei tredici arrestati nel blitz del 25 gennaio 2019 cui non sia stata contestata l’associazione di stampo mafioso, bensì l’aggravante del metodo mafioso.

Ieri il tribunale avrebbe dovuto trasferirsi in carcere per sentire in videoconferenza a Mammagialla, attrezzato all’uopo, il boss albanese del sodalizio sgominato dalla Dda di Roma, Ismail Rebeshi, e il suo braccio destro, il collaboratore di giustizia Sokol Dervishi. Le parti hanno però rinunciato all’interrogatorio, per cui è saltata la trasferta dal Riello alla Teverina e nella consueta aula di corte d’assise del palazzo di giustizia di via Falcone e Borsellino – prima del libera tutti – è stato stilato il calendario della prossime udienze. 

Il processo riprenderà come da scaletta il prossimo primo marzo, quando saranno sentiti gli ultimi cinque testimoni della difesa e sarà chiusa l’istruttoria. Tra i testi anche un avvocato del foro di Viterbo, quello cui il boss d’origine calabrese Giuseppe Trovato avrebbe telefonato per scoraggiarlo a proseguire l’azione legale di un cliente (insoddisfatto di un trattamento estetico) contro Pecci, titolare di un salone di bellezza. Trovato ha raccontato della telefonata a un sodale, ma c’è da chiarire se fosse la verità  o una chiacchiera e cosa, nel caso, gli abbia detto. Soprattutto se, nella fattispecie, abbia speso e a che titolo il nome dell’imputato, che è difeso dagli avvocati Fausto barili e Carlo Taormina.


Fausto Barili e Carlo Taormina

Gli avvocati Fausto Barili e Carlo Taormina durante l’udienza preliminare a Roma


Nessun teste per Pavel, difeso da Michele Ranucci, mentre saranno sentite tre persone a favore di Erasmi, assistito invece dall’avvocato Giuliano Migliorati che al sodalizio criminale, secondo l’accusa, si sarebbe rivolto per recuperare un credito di 10mila euro da un imprenditore del Poggino. Lui, sentito in aula nell’udienza del 7 gennaio, ha negato di avere cercato gli uomini di Rebeshi e Trovato, ma di avere solo chiesto a un amico se conoscesse  una “guardia del corpo” che lo accompagnasse dal debitore, il quale si rifiutava di ascoltarlo. 

Due mesi per raccogliere le idee e il 28 aprile toccherà al pubblico ministero antimafia Fabrizio Tucci, titolare della maxinchiesta col collega Giovanni Musarò, tirare le conclusioni.

Il giorno successo, invece, sarà la volta delle sei le parti civili. Tre sono il Comune di Viterbo, l’associazione antimafia Caponnetto e Sos Impresa. Le altre tre parti civli sono invece tre privati: l’imprenditore romeno Ion Lazar, organizzatore delle serate danzanti per i suoi connazionali al Theatrò bruscamente interrotte dalla banda di Trovato e Rebeshi; il carabiniere Massimiliano Pizzi, cui è stata incendiata l’auto di notte sotto casa per vendetta; l’imprenditore Fabio Chiovelli, titolare del Theatrò, sul cui ingresso furono appese delle teste mozzate di maiale e agnello a mo’ di avvertimento mafioso.

Aprile e la settimana si chiuderanno venerdì 30 con le difese e nello stesso giorno, salvo ulteriori rinvii, potrebbe arrivare anche la sentenza. 


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