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Farmacia comunale, condannato l’ex sindaco Luigi De Luca

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L'ex sindaco di Bassano Romano Luigi De Luca

L’ex sindaco di Bassano Romano Luigi De Luca 

L'avvocato Enrico Mezzetti

L’avvocato Enrico Mezzetti

Bassano Romano – Farmacia comunale di Bassano Romano, condannato a un anno e mezzo per corruzione e turbativa d’asta l’ex sindaco 88enne Luigi De Luca.

Prescritta la posizione della coimputata, l’aspirante socia privata di Farmabassano, Lucia Liberati. Il processo si è chiuso nei giorni scorsi davanti al collegio presieduto dal giudice Silvia Mattei. 

Pronto a ricorrere in appello il difensore dello storico sindaco e neurologo in pensione, avvocato Enrico Mezzetti: “Nel corso del dibattimento è emerso, ed è stato riconosciuto, che scopo del mio assistito era quello di realizzare un servizio pubblico per il comune, servizio che poi si è realizzato”.

“De Luca – ricorda il legale – si era inventato quella che lui chiamava la sua ‘creatura’, ovvero la farmacia comunale, e aveva fissato un prezzo, per il 49% da dare ai privati, di 690mila euro, che è poi quello che non ha consentito di andare avanti, perché era impraticabile”. 

Tutte le amministrazioni successive, antagoniste alla sua, hanno proseguito quel progetto. L’hanno venduta nel 2019. Solo che la vendita non è avvenuta a 690mila euro, ma a 270mila, cioè 400mila euro in meno. Ripeto il prezzo messo da De Luca era un prezzo che doveva entrare nella casse del comune”.

“Per i giudici -prosegue l’avvocato Mezzetti – la procedura non era regolare, ma è anche vero che non c’era alcun intento personale. De Luca voleva realizzare quello che poi le amministrazioni successive hanno portato avanti e realizzato, ma a un prezzo che è un terzo di quello che lui aveva fissato, di somme che sarebbero dovute andare nelle casse del comune”.

“L’accusa si è completamente svuotata, perché è risultato evidente che tutto quello che è stato fatto poteva essere formalmente discutibile, ma era finalizzato a realizzare la farmacia e a far entrare nelle casse del comune una ingente somma di denaro”.


La vicenda

Cuore del processo, le quote della Farmabassano srl: De Luca era accusato di aver favorito la famiglia Bono, imprenditori di origini siciliane, nell’affidamento del 49 per cento del capitale sociale, a patto che assumessero sua figlia nella farmacia. 

A segnalare le presunte irregolarità sulla gara fu l’opposizione, con una denuncia che, tra il 2010 e il 2011, mise in moto le indagini della magistratura.

 Tra gli indagati iniziali l’ortopedico Salvatore Bono, assieme alla moglie e al figlio, con i quali è stato condannato in abbreviato (a pene da un anno e mezzo a due). Sono la famiglia siciliana che nel 2011 si è aggiudicata per 680mila euro il 49% di quote destinate ai privati della società pubblica Farmabassano.

Il prezzo del 49 per cento del capitale sociale della Farmabassano srl, inizialmente, si sarebbe aggirato intorno ai 300mila euro, schizzati a 690mila dopo un parere legale. 

“La prima gara andò deserta – ha spiegato lo stesso ex sindaco ai tempi dell’udienza preliminare – quando si stava chiudendo tutto, ho detto al presidente della commissione di procedere a trattativa privata, perché la farmacia serviva al paese. Alla seconda gara ha partecipato solo Bono e ha vinto, ma intanto la farmacia privata aveva fatto ricorso al Tar”. La gara non è più stata fatta e la farmacia comunale è finita nel dimenticatoio.


L’inchiesta 

L’inchiesta della procura è partita il 23 novembre 2011, quando, a una prima gara a metà prezzo, fu presentata una sola offerta, da una società inesistente, in una busta contenente solo due fogli bianchi. Il sindaco, allora, avrebbe sfoderato delle “provvidenziali” lettere dei Bono, pronti alla seconda gara, con base d’asta raddoppiata. Secondo l’accusa, per scongiurare concorrenti. Il supertestimone Giancarlo Torricelli, presente come consigliere di minoranza, sporse denuncia, con l’associazione Orgoglio Bassanese. Dalle intercettazioni sarebbero emersi gli stretti legami di De Luca con la Liberati e la famiglia siciliana, finalizzati, secondo l’accusa, all’inserimento lavorativo della figlia e all’acquisizione anche del 51% di quote pubbliche della farmacia comunale. 

Silvana Cortignani


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