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La criminologa Roberta Bruzzone: “Manipolata la versione del figlio di Landolfi”

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La criminolga Roberta Bruzzone, consulente della difesa di Landolfi

La criminolga Roberta Bruzzone, consulente della difesa di Landolfi


Ronciglione – “Cosa ha fatto di male papà?”. Il figlioletto di Andrea Landolfi Cudia, che all’epoca aveva cinque anni, secondo la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della difesa del pugile 32enne accusato dell’omicidio della fidanzata, sarebbe stato “manipolato” per fargli dire che il padre aveva lanciato Maria Sestina Arcuri per le scale di casa della nonna, a Ronciglione, la notte tra il 3 e il 4 febbraio 2019.

Gli sarebbero state fatte domande del tipo “Cosa ha fatto di male papà?”, suggerendogli che il genitore avesse fatto qualcosa di male. 

Secondo la consulente dei difensori Daniele Fabrizi e Serena Gasperini, il piccolo sarebbe stato influenzato, suggestionato, sottoposto a domande con “inneschi” dalla madre prima ancora dell’audizione protetta del 27 febbraio 2019 davanti al pm Franco Pacifici che lo ha ascoltato tramite la psicologa Daniela Viggiani con l’intermediazione della donna, la quale a sua volta aveva già consegnato alla procura gli audio di due registrazioni fai-da-te in cui lo interrogava in casa.

Ergo, secondo la consulente, le sue dichiarazioni non sono “né lineari, né corrette, né genuine”. All’udienza di ieri erano presenti entrambi i genitori della vittima, Caterina Acciardi e Domenico Arcuri. Oltre alla nonna di Landolfi, Mirella Iezzi, e alla mamma Roberta, con altri familiari dell’imputato.

“A un certo punto, visto che non parla, gli viene detto ‘siccome la mamma ci ha spiegato che eri presente’… “, ha rivelato in aula la Bruzzone, parlando di un bimbo disorientato e confuso, anche se “intelligente, furbetto, sfidante, che non teme gli adulti”. 

Il pm Pacifici, che non ha gradito, ha sottolineato il ruolo di “opinionista televisiva” della Bruzzone, citando le numerose trasmissioni cui ha partecipato.

Ci sono stati momenti di tensione, durante i quali entrambi hanno ribadito le proprie posizioni. Pacifici ricordando come il riesame e anche la cassazione abbiano giudicato idonea la testimonianza del minore. Bruzzone ribadendo che: “Già un interrogatorio di 125 minuti, 88 minuti dei quali con la madre al fianco, è sufficiente a traumatizzare un bambino, quando secondo tute le linee guida non dovrebbe durare più di 45 minuti, al massimo 60 minuti, cioè un’ora. E qui è durato più del doppio”.


Andrea Landolfi e Maria Sestina Arcuri

Andrea Landolfi e Maria Sestina Arcuri


“Non sappiamo nemmeno quante volte lo abbia interrogato la madre, sappiamo che ha fornito due registrazioni, dicendo in procura prima di non averle, poi di averle ma a casa, quindi le ha consegnate ai carabinieri che l’hanno seguita mentre tornava a Roma in macchina, dicendo ai suoi compagni di viaggio, senza sapere di essere intercettata, di non averle date al pm perché il bimbo diceva cose confusionarie. Lo ha presumibilmente bombardato di domande per giorni”.

“Si è fatto il contrario di quello che si deve fare con un minore. Gli sono state fatte domande ripetute, incalzanti. Il peggio. E’ stato sollecitato sulla dinamica, gli sono stati suggeriti termini che lui non ha detto come ‘problema’. Gli è stato detto: ‘Poi loro si sono messi a litigare, papà l’ha lanciata?’, quando lui ha detto che avevano le ‘facce belle’. Gli sono stati suggeriti 17 volte il verbo ‘lanciare’, 16 volte ‘buttare’, 14 volte ‘spingere’, 6 volte ‘litigare’, 5 volte ‘cadere’. La lite è uno scenario indotto“, ha detto Veronica Bruzzone davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Gaetano Mautone. 

“Sono state usate frasi ‘attivanti’: è difficile, ci vuole coraggio. Lui ha detto una volta che erano arrabbiati, la psicologa 18 volte. Lo si vede, nel video dell’interrogatorio, che cerca continuamente lo sguardo e l’approvazione della madre. Addirittura, il figlio di Landolfi colloca i fatti a Roma, ‘nella casa del papà vicino al negozio della mamma’, non a casa della bisnonna“. 

“In 22 minuti il bambino ha ripetuto 9 volte che era stata Sestina a spingere il papà, ha detto che Sestina lo ha spinto e lui è caduto per primo. In un’altra versione cade da sola e sbatte su un gradino. In 88 minuti con la madre al fianco, si contano 80 interferenze della donna. E’ evidente la compiacenza dell’ambiente materno, essendo sparito il padre e la famiglia paterna cui era legatissimo senza un perché, senza che lui fosse in gradi di collegare con l’incidente a Sestina, la cui gravità gli è stata suggerita, perché appare palese che lui non se ne sia reso conto. Per lui era una stata una caduta”.

“Si sarebbe dovuto procedere con un incidente probatorio, dopo avere verificato l’idoneità a testimoniare del minore. Qui è stato giudicato idoneo dalla psicologa a marzo 2019, dopo l’interrogatorio, e non idoneo dalla stessa a giugno, quando è stato evidente che il piccolo era rimasto traumatizzato, per cui non si poteva sentire nuovamente.

Silvana Cortignani


Giallo di Ronciglione - Il terzo sopralluogo dei Ris - A destra, il pm Franco Pacifici

Il terzo sopralluogo dei Ris – A destra, il pm Franco Pacifici


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