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“Non c’è ragione di chiudere la Tuscia, l’ulteriore lockdown potrebbe dare luogo a rivolte”

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Viterbo – “Siamo vicini alla popolazione della Tuscia e di tutto il Lazio, costretta nuovamente a subire le chiusure e le restrizioni imposte dall’ingresso della nostra regione nella cosiddetta ‘zona rossa’. Allo stesso tempo temiamo seri problemi di ordine pubblico”.


Carabinieri e polizia - Immagine di repertorio


Lo dichiarano Fabio Conestà e Giuseppe Mancuso, rispettivamente segretario generale del Movimento sindacale autonomo di polizia (Mosap) e segretario provinciale di Viterbo del Nuovo sindacato carabinieri (Nsc).

“I carabinieri e la polizia di Stato, in tutti questi mesi – spiegano i sindacalisti – hanno incessantemente lavorato al fine di garantire la massima osservazione della normativa anti- covid finalizzata alla prevenzione e ad evitare la maggiore diffusione del virus. È dimostrato dai numeri che nella Tuscia i contagi sono sotto gli indici di preoccupazione e al di sotto della media nazionale. Non vi è ragione di chiudere il nostro territorio.

Riteniamo – proseguono – che la Tuscia non debba entrare in zona rossa.  Chiediamo una rivalutazione dei fatti agli organi centrali.

Un ulteriore lockdown – concludono – sarebbe catastrofico per l’economia locale come lo è già di fatto per gran parte dell’intero paese e potrebbe dar luogo a rivolte che comprometterebbero l’ordine e la sicurezza pubblica”.


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