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Sapete chi ha scoperto il vaccino?

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Renzo Trappolini

Renzo Trappolini

Viterbo – Chi conosce il nome dello scienziato che ha scoperto almeno uno dei vaccini di cui si parla? Ignoto, come il milite che fu sacrificato in guerra. Per ora solo sigle più o meno fantasiose AstraZeneca, Moderna, Pzifer, Sputnik, dietro le quali però si intravedono fondi finanziari (e anche Stati), produttori tanto più anonimi quanto maggiore è il business che perseguono. Cose del nostro tempo globalizzato all’insegna del profitto, dove è negato potercela prendere con qualcuno, in mancanza, per estinzione coatta, degli sciur parùn d’una volta i quali avranno pure avuto le braghe bianche ma erano esseri umani.

Li hanno sostituiti con parole di carta filigranata stampate in paesi esentasse. Acronimi societari senza volto ma col potere di prendersi gioco anche degli Stati, gabbare l’incauta Europa e dimenticare chi ha inventato molecole che loro vendono a peso d’oro. Nuovi Jenner, Pasteur, Koch, Albert Sabin che nel ristretto di oscuri laboratori riescono a mettere in fuga il Coronavirus.

Grandi pesti ciclicamente ammorbano il mondo, ma tra gli abitanti di esso a cui fu data l’intelligenza c’è sempre stato chi prima o poi riesce a debellarle ed i salvati ne conservano i nomi impressi nel dna e nella storia del loro essere comunità.

Tutt’altra cosa con queste avide aziende produttrici di vaccini, in guerra commerciale tra loro a rinforzo delle aspirazioni di supremazia dei rispettivi politici di riferimento.

A questi paperoni sfruttatori della scienza col riparo dei brevetti, poco importa infatti dei piccoli Tizio e Caio che aspettano di arrivare alla vaccinazione prima che invece arrivi il virus.

Come al solito e come storia insegna, sulla ragione prevale, almeno inizialmente, l’egoismo irrazionale e famelico. Non a caso nella Divina Commedia il riferimento alle pestilenze si ritrova tra i falsari e alchimisti che, all’inferno, penano nella bolgia dove c’è il puzzo acre ed insopportabile della malaria negli “ospedali di Valdichiana, Maremma e Sardigna messi insieme” durante i mesi dell’afa estiva.

Lì, a Malebolge, scontano infatti il castigo “quelli che hanno portato i loro simili a sperar di tramutare i metalli in oro”. Meritato contrappasso per chi fraudolentemente ha servito il vitello del denaro da accumulare a scapito dei propri simili malati ed ingannati.

I quali non sono però tutti come loro, perché ci sarà sempre un Albert Sabin, il medico scienziato che liberò il genere umano dalla poliomielite senza neanche brevettare la sua scoperta per non profittarne. Non volle un dollaro e non ebbe neanche il Nobel. A novant’anni lavorava ancora “perché c’è il cancro da combattere” e ammoniva: “l’importante è non andarsene in maniera troppo miserabile”. Purtroppo, se n’è andato a marzo di ventiquattro anni fa. Il suo solo esempio, oggi, avrebbe forse fatto vergognare tanti.

Renzo Trappolini


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