Giuseppe Trovato
Viterbo – Mafia viterbese, nuovo processo per il boss Giuseppe Trovato e il presunto sodale Spartak Patozi.
Al centro i due martelli trovati sul tappetino posteriore della vettura la sera del 20 dicembre 2017. Erano le 22,15 quando la coppia fu fermata dai carabinieri al Riello, proprio davanti alla sede del comando provinciale dell’arma. Secondo quanto emerso successivamente, stavano andando a picchiare per ritorsione il ristoratore ustionato durante una ceretta al centro estetico di via Santissima Maria Liberatrice.
Oltre ai due martelli, motivo per cui sono imputati di porto abusivo di oggetti atti ad offendere, gli investigatori nel corso dell’operazione sequestrarono anche tre paia di guanti e tre passamontagna nascosti nel vano della ruota di scorta.
Quattro giorni prima, la sera del 16 dicembre, Trovato e Patozi erano stati già fermati, sempre secondo quanto emerso nel corso delle indagini sfociate nei tredici arresti del 25 gennaio 2019, mentre stavano pedinando la vittima.
Il processo si è aperto ieri davanti al giudice Silvia Mattei, che ha dovuto rinviare al 26 gennaio 2022 dopo che le difese hanno rappresentato la volontà dei due imputati di presenziare. Ma essendo entrambi detenuti da oltre due anni in alta sicurezza – in attesa che si concluda il processo d’appello, dopo la condanna in primo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso (Trovato a 13 anni e 4 mesi e Patozi a 8 anni e 8 mesi) – bisognerà pensare a un’udienza in videoconferenza presso il carcere di Mammagialla.
Trovato, all’epoca imprenditore nel settore dei compro oro e titolare di tre negozi nel capoluogo, è assistito dallo storico difensore Giuseppe Di Renzo del foro di Vibo Valentia e Marco Valerio Mazzatosta, Patozi dall’avvocato Floro Sinatora.
“Il ristoratore ha bisogno di un’addrizzata”
Risale al 13 dicembre 2017 il blitz del boss Trovato e del parrucchiere al ristorante del cliente insoddisfatto di un trattamento estetico per convincerlo, secondo l’accusa con metodo mafioso, a più miti consigli nel timore di azioni legali.
Dopo l’incontro Trovato, su tutte le furie per la scarsa “collaborazione”, minaccia ritorsioni contro la vittima, ipotizzando di bruciare la macchina del ristoratore. Poi di aggredirlo, dargli le botte, prenderlo a martellate e mandarlo in ospedale.
Il 14 dicembre, Trovato, nel corso di una conversazione che è stata intercettata, dice all’interlocutore: “Il ristoratore ha bisogno di un’addrizzata”.
Trovato, sempre spiato dagli investigatori, decide di concretizzare quanto promesso, progettando due spedizioni punitive contro il ristoratore: una rapina la sera del 16 dicembre e un pestaggio “a martellate” la sera del 20 dicembre 2017.
“Temendo il peggio, li abbiamo fermati noi con la scusa di un controllo il 16 dicembre e poi la sera del 20, mentre erano appostati in un parcheggio, pronti a prendere a martellate la vittima. Sull’auto avevano due martelli, tre passamontagna e tre paia di guanti, come avevamo sentito dalle intercettazioni”, ha spiegato lo scorso 10 dicembre il maggiore Federico Alfonso Lombardi, comandante della compagnia carabinieri di Viterbo durante uno dei processi scaturiti dalla maxinchiesta della Dda di Roma.
Silvana Cortignani
Spartak Patozi