- Viterbo News – Viterbo Notizie – Tusciaweb – Tuscia News – Newspaper online Viterbo – Quotidiano on line – Italia Notizie – Roma Notizie – Milano Notizie – Tuscia web - https://www.tusciaweb.eu -

“Ho avuto il Covid e mi sono negativizzata, ma dopo 20 giorni di isolamento sono di nuovo positiva”

Condividi la notizia:

Celleno – “Ho ricevuto la notizia della negatività al Covid dopo venti giorni di isolamento completo, ma qualcosa continuava a non andare: i sintomi erano tornati. Ho chiamato il Toc e ho dovuto insistere per ripetere l’esame, risultando ipocondriaca probabilmente. Poi è arrivata la notizia che meno avrei voluto ricevere: la positività di nuovo al virus e ovviamente l’obbligo di ricominciare tutto da capo”.

A raccontare la sua estenuante lotta al Coronavirus è Michela Bianchi, figlia del sindaco di Celleno Marco. Ventitré anni, si affida a Facebook per sfogarsi. E lo fa con un messaggio pubblico.


160831294_4387262291360907_3011495561594603766_n

Michela Bianchi


La ragazza è risultata positiva, per la prima volta, il 28 marzo scorso. Il 10 aprile il tampone di controllo dà esito negativo. “Ieri – scriveva domenica – ho ricevuto la notizia della mia negatività al Covid dopo venti giorni di isolamento completo. Dopo venti giorni nel mio monolocale da sola, lontana dalla famiglia, dagli amici, dall’aria aperta, dalla leggerezza di una passeggiata tra la gente. Venti giorni in cui ho avuto seriamente paura per me e per i miei genitori, in cui ho dovuto farmi forza quando la notte mi svegliavo senza respiro, quando sono svenuta in bagno e mi sono rialzata senza nessuno che mi dicesse che era tutto ok, quando in casa sono entrati i medici vestiti da astronauti parlando di antibiotici e io cercavo umanità nel loro sguardo incorniciato da mille protezioni, quando per giorni non avevo più voglia di cucinare e lavare i piatti perché, oltre ai dolori, questo virus ti entra nella mente, ti estenua e ti fa incazzare. E non te lo dicono”.

“Dopo aver passato Pasqua davanti alle tante videochiamate della mia famiglia e dei miei amici, a cui devo veramente tanto, ieri – continua Bianchi -, con la felicità di aver chiuso finalmente questa parentesi di storia dopo venti giorni, sono uscita di casa assaporando per pochissimi minuti la libertà. Pochissimi minuti perché la coscienza con cui sono stata cresciuta mi ha fatto capire che c’era qualcosa che non andava, che i sintomi erano tornati e, nonostante l’infinita voglia di riabbracciare i miei davanti alla lasagna della nonna, ho deciso di restare qui e ripetere il tampone”.

Bianchi afferma di essersi rivolta al Team operativo Coronavirus della Asl. “Ho chiamato subito il Toc e per ripetere l’esame ho dovuto insistere, risultando ai loro occhi ipocondriaca probabilmente. Nel frattempo, lo stesso giorno, il risultato del tampone di mia madre non è arrivato perché probabilmente perso nei laboratori. Nei meandri dell’incompetenza”.

Domenica scorsa, 11 aprile, “è arrivata la notizia che meno avrei voluto ricevere: la positività, di nuovo, al virus e ovviamente l’obbligo a ricominciare tutto da capo senza sapere cosa fare. Sono arrabbiata – ammette Bianchi -, non per l’esito ma per la delusione verso la sanità italiana, che ho sempre difeso contro tutti. Delusa perché mi sento trattata come un numero tra i tantissimi, abbandonata senza servizi. Mi chiedo perché lo stato non si ponga il problema se una persona sola da un mese debba per forza pagare 6 euro di spedizione per la spesa del supermercato, costo extra se la vuoi fino al portone. Non si chieda se una persona come me, che vive in centro e non ha la possibilità di parcheggiare sotto casa, debba per forza farsi chilometri, stanca e con la febbre, per andare a fare un tampone incontrando altre persone… perché ‘mica possiamo venirvelo a fare a casa’. Non si chieda se abbiamo bisogno di sostegno, psicologico e fisico”.

“Penso – scrive Bianchi – a chi non è fortunato come me e magari non ha qualcuno che lo assiste da lontano, a chi sta in casa da tanto e non è così giovane, a chi sta a casa perché il suo tampone è stato confuso con un altro e a chi sta in giro e, non volendo, sta diffondendo tutto questo marasma”.

Bianchi racconta la sua rabbia ma anche il suo senso di colpa. “Mi sento in colpa per essere uscita dopo l’esito negativo e aver sfiorato sotto casa i passanti, di essermi fermata a guardare il glicine meraviglioso sulla strada. Mi sento in colpa perché, se fossi stata meno lucida, sarei tornata a casa dai miei genitori non più trentenni e glielo avrei attaccato. Mi sento in colpa a pensare che forse avrei dovuto trattenere il respiro mentre passava il vecchietto sotto casa. Mi sento in colpa perché mi sento in colpa e non dovrei”.

“Mi chiedo – conclude Bianchi – quando potrò tornare ad abbracciare le persone che amo senza paura. Quando tornerà il fiato per correre e la sicurezza. Tornerà il sole e il respiro pieno. Molto presto, ne sono sicura. Ma quanto sono arrabbiata oggi…”.


Schermata-2021-04-12-alle-17.07.21Schermata-2021-04-12-alle-17.07.53

Il racconto su Facebook di Michela Bianchi



Condividi la notizia: