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Casalone a Norchia, il rifugio dove i vetrallesi scappavano dalla guerra

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Viterbo – Un ricordo che riaffiora da un vecchio cassetto in soffitta. E forse dall’anima stessa di chi scrive. Come una lettera rubata, con tanto di cavalier Dupin a farci da guida. Un ricordo che contiene un indizio. Le grotte del Casalone a Norchia, tra Viterbo e Vetralla. Affacciate su un prato della splendida Maremma. Qui, il ricordo è questo, popolare e difficilmente rintracciabile altrove, pare si rifugiassero vetrallesi, e qualche viterbese, che sfuggivano alla fine della guerra. Quasi ottant’anni fa.


Viterbo - Norchia - Il rifugio del Casalone

Viterbo – Norchia – Il rifugio del Casalone


Un posto difficile da raggiungere. Incastrato nelle pareti di tufo, a strapiombo e circondato dalle radici di alberi che poi si stagliano in superficie. Nel bel mezzo delle campagne di Norchia, importantissima zona archeologica sul territorio del comune di Viterbo. Dimenticata, sopravvive grazie alla buona volontà di pochi. Anche qui sono arrivate le nocciole. Più a valle ci sono invece le riserve di caccia. Nel frattempo la cartellonista che fa riferimento alla necropoli etrusca è quasi del tutto scomparsa, così come i ponti sul fiume Biedano, distrutti, che permettevano di risalire verso l’insediamento medievale e i resti della chiesa romanica di San Pietro. Parte di Norchia che rischia di essere man mano cancellata dalla memoria stessa dei viterbesi. Intanto, qualcuno pare abbia cominciato anche a buttare dei bocconi avvelenati che avrebbero già ucciso una volpe e diversi cani che se ne stavano a passeggiare per i sentieri e tra le tombe.



Le grotte del Casalone stanno in cima a una parete e a diversi metri di altezza. Ci si arriva arrampicandosi su alberi e radici. Prima ci sono altre caverne. Ricoveri di animali. Con quel che resta di un carro di molti anni fa. Dentro sono vuote.


Viterbo - Norchia - Il rifugio del Casalone

Viterbo – Norchia – Il rifugio del Casalone


Una volta superata la parete e sbarcati dentro le grotte, in alto, si finisce in mezzo a una specie di discarica. Solo che gli oggetti attorno risalgono, ad occhio, a decenni fa. Scarpe, bottiglie, stoviglie, posate e diverse altre cose ancora. Come in un rifugio. Di lato, quelli che sembrano essere i resti arrugginiti di un mobiletto e di un letto. Gli ambienti sono tre. Uno principale, con gli oggetti descritti, e un altro paio. Sostanzialmente vuoti. Gli ingressi sono invece due. Uno dalla parete e un altro che porta in mezzo alle campagne. Due ingressi e al tempo stesso altrettante vie di fuga. A seconda del punto da cui arrivava il pericolo. Se a monte, probabilmente chi stava nelle grotte si sarebbe calato dalla parete scappando in mezzo ai boschi che stanno a valle. Se a valle, si sarebbe arrampicato per l’ingresso superiore scappando per i campi.


Viterbo - Norchia - Il rifugio del Casalone

Viterbo – Norchia – Il rifugio del Casalone


In superficie c’è anche una fattoria che all’epoca avrà probabilmente aiutato i rifugiati, contribuendo magari a salvare delle vite.


Viterbo - Norchia - Il rifugio del Casalone

Viterbo – Norchia – Il rifugio del Casalone


Qui dentro, pare infatti venisse a nascondersi chi non voleva aderire alla repubblica fascista, chi aveva avuto a che fare e che dire con i nazisti e chi temeva di restare sotto i bombardamenti alleati. Gli anni vanno dalla fine del 1943 alla prima metà del ’44. Finche le truppe angloamericane, a giugno, non hanno spinto via i tedeschi anche dalla Tuscia. Un microcosmo che, a distanza di decenni, sembrerebbe quasi essere restato intatto. Così com’era quando la gente scappava dalla guerra.

Daniele Camilli


Multimedia: Fotogallery: Il rifugio del Casalone – Video: Le grotte di chi scappava dalla guerra


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