Viterbo – Preziosi dipinti d’antiquariato venduti da una casa d’asta del Viterbese, a processo per ricettazione una coppia di coniugi romani. Le opere d’arte, due quadri fiamminghi e due tele a carattere religioso, recuperate alla fine del 2016 dai carabinieri, erano state rubate nel 2002 e nel 2006, rispettivamente a Vetralla dal convento di Sant’Angelo e da un’abitazione privata a Roma.
Vetralla – Il convento di Sant’Angelo
Le due opere rubate nottetempo nel 2002 ai frati passionisti, in particolare, hanno un valore sul mercato stimato in oltre centomila euro. Sono due dipinti raffiguranti “San Michele Arcangelo” e la “Madonna con Bambino”, del pittore Tommaso Conca, importante figura artistica del XVIII secolo.
Al processo, entrato nel vivo ieri davanti al giudice Roberto Colonnello, ha testimoniato, in quanto parte offesa, padre Adolfo Lippi, il quale ha spiegato come il ritrovamento dopo ben 14 anni, sia avvenuto grazie a un collezionista del posto.
“Un commerciante che ha un negozio di abbigliamento a Vetralla – ha detto il religioso – il quale ha riconosciuto i due dipinti trafugati sul volantino di una mostra d’arte che si sarebbe tenuta in un centro della Tuscia. Allora lo abbiamo portato ai carabinieri del comando tutela patrimonio culturale di Roma, che li hanno rintracciati e posti sotto sequestro”.
Per gli imputati era presente il difensore Matteo Briasco.
– Recuperate due tele rubate in convento
Vetralla – Il convento di Sant’Angelo
Si è costituito parte civile con l’avvocato Maria Cristina Calamani il collezionista romano, il quale ha chiesto la restituzione dei due quadri fiamminghi tuttora sottoposti a sequestro che, nel suo caso, sono stati rintracciati dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Roma grazie all’inserimento delle foto fornite dalla vittima dieci anni prima nella banca dati.
“Sono stati venduti a 1200 e 1400 euro, quando valgono dieci volte tanto. Il più grosso, che ha un valore attorno ai 15-20mila euro secondo le quotazioni Sotheby’s dell’autore, rappresenta la distribuzione del pane ai poveri. Il più piccolo rappresenta dei cavalieri con le tende da campo”, ha spiegato il professore.
“I carabinieri mi hanno invitato a vedere un filmato di un’esposizione prima di un’asta di fine dicembre 2016 e tra tanti oggetti riconobbi subito i due quadri”, ha proseguito.
Poi una curiosità. “I ladri ne avevano rubato anche un terzo, una Lucrezia, inconfondibile, che io gli dissi essere un esempio di ‘cattiva chirurgia plastica’ dell’epoca, in quanto il viso, realizzato dai maestri di bottega, era bellissimo, mentre i due seni, eseguiti dai praticanti, erano bruttissimi. I militari capirono subito e mi restituirono l’opera, che era stata sequestrata presso un restauratore-smistatore ed è al centro di un altro processo a Roma”.
Più complicata la vicenda dei due fiamminghi al centro del processo viterbese, entrambi venduti all’asta, per uno dei quali il compratore, che ha fatto per l’appunto un ottimo affare a fronte del valore dieci volte tanto dell’opera, sostiene di avere i titoli per tenerlo, avendo perfezionato l’acquisto in buona fede. Il giudice si è riservato sulla richiesta di dissequestro e restituzione alla vittima del furto.
Il processo riprenderà il prossimo 26 novembre per sentire gli ulteriori testimoni.
Silvana Cortignani