Il cassonetto di via Solieri dove è stato ritrovato il feto – Nel riquadro la madre
Viterbo – (sil.co.) – Feto nel cassonetto, condannato a sette anni e tre mesi di reclusione per feticidio Graziano Rappuoli. L’accusa aveva chiesto 14 anni per omicidio volontario e occultamento di cadavere, accusa questa dalla quale Rappuoli è stato assolto perché il fatto non costituisce reato.
E’ l’infermiere sessantenne di Tuscania che ha procurato la ricetta falsa di un farmaco “abortivo” alla 24enne romena, “dama di compagnia” in un pub del Poggino, che voleva sbarazzarsi di una gravidanza giunta al settimo mese di gestazione. Il corpicino senza vita di una bambina prematura, nata al settimo mese di gravidanza, fu rinvenuto nel pomeriggio del 2 maggio 2013 dalla polizia tra i rifiuti di un cassonetto in via Solieri, al Salamaro, dopo una disperata corsa contro il tempo nella speranza di trovarla viva.
La corte d’assise presieduta dal giudice Ettore Capizzi, a latere Giacomo Autizi, ha emesso la sentenza di primo grado poco dopo le 15, riqualificando il reato da omicidio volontario a feticidio.
Lo stesso aveva fatto l’8 febbraio 2018 la corte d’appello di Roma condannando a cinque anni per feticidio la madre, Elisaveta Alina Ambrus, condannata in primo grado a dieci anni per omicidio volontario con lo sconto di un terzo della pena del rito abbreviato.
