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“Le posizioni della destra sono superficiali, populiste e strumentali”

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Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – La questione dell’arrivo dei rifiuti di Roma e Latina negli impianti di Viterbo, prendendo avvio da una visione miope e approssimativa, diventa giorno dopo giorno un dramma collettivo e politicamente strumentale. Con toni imbarazzanti da battaglia di civiltà.

Giova forse considerare che Viterbo da sempre riceve rifiuti da fuori provincia (Rieti) e che i rifiuti organici (e non solo) della Tuscia sono stati conferiti per anni oltre i confini (Roma e Terni).

Viterbo - Umberto Cinalli

Viterbo – Umberto Cinalli


Oggi questi esponenti sedicenti amministratori ambientalisti si oppongono, peraltro e in modo incomprensibile, anche alla realizzazione di impianti di compostaggio a Viterbo, necessari e chiudere il ciclo locale.

Giova anche ricordare che in tema di conferimento “non plausibile”, vi è un procedimento giudiziario in atto contro i gestori – con 78 parti civili – con la tesi di aver sversato per decenni rifiuti come falso Cdr nell’impianto di Casale Bussi, saturandola oltre il consentito e provocando un enorme danno economico e ambientale. Come sostenuto da anni da Legambiente con ripetute denunce pubbliche.

Nella indifferenza complice della politica (alcuni responsabili dell’epoca siedono oggi in consiglio comunale in maggioranza).

I paladini della politica per la difesa del territorio non sono apparsi con i loro cartelli “a altezza viso” in questi casi e in altri. Proprio la destra è stata contraria in molti comuni alla ridefinizione di una raccolta differenziata migliore e più efficiente, chiedendo in molti casi il ritorno ai cassonetti stradali.

Nell’ambito di una idea solidale e efficiente in ambito emergenziale del ciclo dei rifiuti quindi è previsto e persino auspicabile un temporaneo utilizzo di impianti in altre aree regionali, anche distanti.

Non vi è nulla di scandaloso se i rifiuti di Roma e Latina vengono – per un tempo circoscritto – collocati nella Tuscia.

Quello che tuttavia è inaccettabile è la approvazione di un piano di gestione dei rifiuti nato incompleto e lacunoso. Infatti, la Regione Lazio ha approvato il nuovo piano regionale nell’agosto 2020. La giunta Zingaretti si è dimostrata sotto questo profilo colpevole e inefficiente.

A tal punto che una recente ordinanza del Tar Lazio n. 706/2021, pubblicata il 18 gennaio ordinava alla Regione Lazio di individuare, entro il termine di 180 giorni, la “rete integrata e adeguata” di impianti di smaltimento rifiuti in ambito regionale, tra cui le discariche per lo smaltimento dei rifiuti speciali e del trattamento dei rifiuti urbani, con “messa a disposizione della relativa capacità di smaltimento agli operatori laziali interessati in condizioni di parità e non discriminazione (…)”.

Infatti, tra le altre cose, la Regione Lazio ha approvato il nuovo Piano regionale, senza individuare le nuove discariche a servizio di un impianto dell’Ato “Latina” – come indispensabile – mentre tace quasi completamente sull’aspetto normativo in materia di economia circolare. Un grave errore.

Ma questo non ha molto a che vedere con le prese di posizione superficiali, populiste e strumentali di molti esponenti e amministratori locali, in prima “barricata” della Lega e di FdI.

La costruzione di un ciclo dei rifiuti passa da una programmazione di lungo periodo e dall’assunzione di tutte le responsabilità, anche quelle del passato.

Umberto Cinalli
Educatore ambientale
Vicepresidente Legambiente Lago di Vico


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