Omicidio Fedeli – I rilievi della scientifica nel negozio di via San Luca
Viterbo – (sil.co.) – Commerciante ucciso nel suo negozio in centro: “La sentenza di primo grado va integralmente confermata”. Mentre i legali dell’omicida sono pronti a chiedere uno sconto di pena in appello, la famiglia della vittima si appresta a dare battaglia perché la sentenza di condanna a 25 anni e sei mesi di reclusione di primo grado venga confermata in toto.
In questo contesto, nel frattempo, nonostante il riconoscimento di una provvisionale di 500mila euro, nulla si è mosso sul fronte del risarcimento.
“Siamo pronti ad affrontare un complesso giudizio davanti alla corte d’appello, sede nella quale faremo di tutto perché la sentenza di primo grado venga integralmente confermata come è giusto che sia”, avverte l’avvocato Fausto Barili, difensore di parte civile dei familiari di Norveo Fedeli, esprimendo vicinanza e solidarietà ai parenti del 74enne barbaramente ucciso nella sua boutique di via San Luca poco prima dell’una del 3 maggio 2019 dal grafico 24enne americano Michael Aaron Pang.
La famiglia, così come la pm Eliana Dolce per la procura, aveva chiesto la condanna all’ergastolo al termine del processo che si è concluso lo scoro 14 dicembre davanti alla corte d’assise del tribunale di Viterbo presieduta dal giudice Silvia Mattei.
“E’ chiaro che per la famiglia nessuna condanna avrebbe potuto compensare il dolore della perdita di Norveo, né tantomeno restituirlo all’affetto dei propri cari. Credo sia logico e del tutto comprensibile che dal loro punto di vista fosse contemplabile esclusivamente il massimo della pena”, sottolinea il legale.
L’avvocato di parte civile Fausto Barili coi familiari dopo un’udienza del processo
“La sentenza – sottolinea Barili – non lascia dubbi interpretativi. Certifica senza alcun possibile fraintendimento che quello di Norveo Fedeli è stato un feroce omicidio, commesso in funzione del delitto di rapina. Non c’è nessuna diversa chiave di lettura che abbia trovato il benché minimo sostegno, soprattutto la prospettazione fantasiosa di un’ipotesi di accoltellamento, per cui la difesa aveva anche tentato di introdurre il tema della legittima difesa, che è stato radicalmente respinto dalla corte. La corte ha invece avvalorato la tesi da noi offerta, e cioè che le lesioni sulle mani di Pang fossero con ogni probabilità antecedenti al giorno dell’omicidio”.
“L’impianto accusatorio della procura ha retto integralmente ed è stato cristallizzato con una condanna a 25 anni e sei mesi, che non è stata ancor più pesante esclusivamente per la concessione delle attenuanti generiche, che la procura aveva richiesto di non concedere e che avevano indotto il pubblico ministero Eliana Dolce a fare una richiesta ancora più pesante. La corte ha evidentemente valutato che in ragione evidentemente della giovane età, dell’incensuratezza e della confessione resa fosse meritevole di poter avere le generiche concesse”.
“La famiglia Fedeli, che si è vista brutalmente privata della vita del caro Norveo in modo così orrendo – ricorda Barili – partecipa al processo a carico del suo assassino con l’ulteriore consapevolezza, come se non bastasse, di non potere realisticamente ottenere alcunché a titolo di risarcimento, nonostante la sentenza della corte d’assise si sia espressa nel senso del riconoscimento di una provvisionale nella misura di ben 500mila euro. Nulla in questo senso si è mosso e si potrà muovere e credo che già solo per questo sarebbe complicato per chiunque non lasciarsi abbandonare allo sconforto, sapendo che oggi siamo nelle fasi iniziali di un giudizio di appello“.
Il ricorso sarà depositato in settimana dagli avvocati Remigio Sicilia del foro di Viterbo e Giampiero Crescenzi del foro di Roma, che si sono sempre battuti per l’assoluzione dall’accusa di rapina e fino all’ultimo per la concessione del rito abbreviato, che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena.