Roma – “Il Recovery deve coinvolgere le imprese, manca un’intesa pubblico-privato”. Queste le parole di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, in un’intervista al Corriere della sera.
“In Italia siamo tutti molto presi a valutare le singole misure: quanti miliardi qui, quanti lì – ha detto Carlo Bonomi -. Invece quel che mi aspetto io dal Recovery è che diventi uno strumento di riforma trasformativa del Paese. Dell’economia e dello Stato. Pochi lo guardano in questa ottica, ma nell’introduzione al documento del presidente del Consiglio una visione c’è. La sfida ora è trasformare l’Italia in un Paese moderno, efficiente, aperto, inclusivo. Quindi la mia domanda è: quali riforme faremo per scaricare a terra quei duecento miliardi?”.
“Quel che manca nel testo, se si vuole, è la partnership pubblico-privato. Credo sia nell’interesse del presidente Draghi aprire su questo un’interlocuzione con il settore privato: lo svincola da chi vuole solo lo status quo. Dobbiamo capire come il governo intende eseguire le riforme. Perché se poi le imprese non capiscono e non condividono, gli investimenti privati non arrivano. L’Italia non diventa attrattiva. Il Pil cresce meno, meno occupati e quindi il debito è meno sostenibile”.
Carlo Bonomi
“Bisogna partire dalle semplificazioni, con il decreto di maggio. È il nodo del documento sul Recovery. Per 25 anni ci è stato detto che non c’erano risorse per sostenere i costi sociali delle riforme – ha aggiunto il presidente di Confindustria -. Ora le abbiamo. Quel che manca nel testo, se si vuole, è la partnership pubblico-privato. Credo sia nell’interesse del presidente Draghi aprire su questo un’interlocuzione con il settore privato: lo svincola da chi vuole solo lo status quo. Come si faranno le riforme? Come verranno coinvolti i privati nella realizzazione per esempio del cloud o della transizione energetica? Come si scriveranno i bandi per le imprese? Il punto del piano è mettere risorse pubbliche, perché facciano da leva a investimenti privati. Dunque dobbiamo capire come il governo intende eseguire le riforme. Perché se poi le imprese non capiscono e non condividono, gli investimenti privati non arrivano. L’Italia non diventa attrattiva. Il Pil cresce meno, meno occupati e quindi il debito e’ meno sostenibile”.
“Usciremo da questa crisi in un mondo completamente cambiato, ma molti pensano che dopo si riparta da dove si era. Si cerca di difendere il lavoro dov’era e com’era, ma non è più – ha concluso Bonomi -. Vere politiche attive del lavoro questo Paese non ne ha mai fatte, salvo quelle legate al reddito di cittadinanza che non hanno funzionato. E come si pensa di risolvere? Assumendo nella pubblica amministrazione. Se l’obiettivo è aiutare cittadini e imprese di fronte alla burocrazia, siamo fuori strada. Possiamo mettere i miliardi che vogliamo in quest’area del Recovery, ma il mondo del lavoro resta ingessato”.
