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“Sestina non è stata lanciata oltre la scala da Landolfi, il Ris ha sbagliato tutto”

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Giallo di Ronciglione - Terzo sopralluogo dei Ris - Nei riquadri: Andrea Landolfi e Maria Sestina Arcuri

Uno dei sopralluoghi del Ris – Nei riquadri, Andrea Landolfi e Maria Sestina Arcuri


Ronciglione – Morte di Maria Sestina Arcuri, scontro in aula tra il pubblico ministero Franco Pacifici e gli ultimi due consulenti della difesa.

Un’udienza molto dura, quella di ieri, nel corso della quale è stata messa a dura prova la ricostruzione della dinamica al laser scanner effettuata dal Ris nella casa di Ronciglione dove sarebbe avvenuto il presunto delitto. 

L’ingegnere Giuseppe Monfreda e il medico legale Massimo Mansutti, sentiti ieri rispettivamente sulla dinamica e sull’autopsia, hanno entrambi escluso, in maniera categorica, nonostante i dubbi sollevati durante il controesame dal pm, l’ipotesi accusatoria secondo cui Andrea Landolfi, la notte tra il 3 e il 4 febbraio 2019, avrebbe lanciato la vittima oltre il parapetto delle scale, facendole fare un volo parabolico da tre metri di altezza fino al rialzo del camino al pianoterra di casa della nonna, in via Papirio Serangeli a Ronciglione.

Bocciata la ricostruzione della dinamica illustrata alla corte d’assise presieduta dal giudice Gaetano Mautone dal colonnello Paolo Fratini del Ris nell’udienza del 25 giugno 2020.

“Se fosse stata lanciata una palla, sarebbe andata come dice il Ris, peccato che non fosse una palla  ma un corpo”, ha sintetizzato dopo un’esame durato  tre ore e mezza l’ingegnere Monfreda, nominato dai difensori Daniele Fabrizi e Serena Gasperini, puntando un’ultima volta il dito sull’utilizzo del laser scanner.

Monfreda è il perito nominato dalla famiglia Parisi nell’ambito del cosiddetto giallo di Caronia, il caso della morte del piccolo Gioele e della mamma Viviana. 


Il giallo delle cure ridotte in carcere

L’udienza si è aperta con un giallo. La difesa ha denunciato come rientrando a Regina Coeli dopo l’udienza di lunedì Landolfi abbia scoperto dai medici del carcere che gli erano state ridotte le cure, in particolare un farmaco antiepilettico. “Per non meglio precisate ‘disposizioni della magistratura’, che avrebbe preso il provvedimento in seguito a articoli di giornale in cui si dava atto che era poco lucido”, hanno spiegato Fabrizi e Gasperini, chiedendo un intervento per il ripristino della terapia e semmai una sua riduzione graduale e se l’input fosse giunto da Viterbo. Sia il presidente Mautone che il pm Pacifici hanno detto e messo agli atti di avere appreso la cosa in quel momento. 


“Sestina trattata come un punto invece che come un corpo”

“Il Ris, nelle simulazioni col laser scanner, ha considerato Sestina come se fosse un punto. Io utilizzando il laser scanner, immettendo le misure rilevate dalla scientifica dei carabinieri durante il primo sopralluogo, ho invece inserito nel software, per le simulazioni, un manichino antropomorfo, anzi due, con l’altezza e il peso di Sestina e Andrea”, ha esordito all’inizio della deposizione fiume l’ingegnere Monfreda. Sestina era alta 1,59 metri per 60 chili.


“Nemmeno Andrea fosse un campione di lancio del peso”

Dov’è passato il corpo per finire la sua traiettoria parabolica sul rialzo del camino? Per Monfreda i due corpi, nel cadere, hanno imboccato la seconda rampa. “Un vincolo importante è il corrimano”, ha sottolineando, escludendo che Landolfi abbia sollevato Sestina col braccio sinistro per lanciarla di sotto.

“Andrea avrebbe dovuto imprimere una spinta più forte di un campione olimpionico di lancio del peso”, ha spiegato. 

“Le spontanee dichiarazioni rilasciate dall’imputato lunedì sono state la prova del nove. La ricostruzione fornita in aula da Landolfi, che avrebbe ricevuto una piccola spinta da Sestina e si sarebbe aggrappato a lei quando ha sentito che stava perdendo l’equilibrio, coincide con quella che secondo me è la più compatibile delle mie simulazioni sulla dinamica”, ha sottolineato Monfreda.


Giallo di Ronciglione - Le prime immagini della scala da cui Maria Sestina Arcuri è precipitata

La seconda rampa della scala


“Scheggiato un gradino della rampa inferiore”

Il perito è partito da due punti fermi per dimostrare la caduta per le scale e la non precipitazione: il tessuto dei pantaloni indossati da Sestina sulla parete della scala e una scheggiatura sul terzo gradino della rampa inferiore, secondo lui provocato dal passaggio di uno dei corpi. Poi il solaio, la cui altezza avrebbe impedito il lancio senza che lasciasse il segno. Quindi le suppellettili sottostanti, dalla cassapanca, alle cornici, alle pannocchie di granturco, alle tazze, rimaste esattamente dov’erano, senza danni. 

“E’ sbagliata la premessa. Il Ris, per ricostruire la dinamica, ha fatto il lavoro inverso. E’ partito dalla fine, ovvero la posizione di quiete del corpo di Sestina una volta atterrato davanti al camino, invece che dall’inizio, ovvero la ragazza sul ballatoio che guarda verso Andrea, il quale sta sotto di lei, tra il primo e il secondo gradino, dando le spalle alla prima rampa di scale”.


“Il Ris parte dal presupposto che sia stata lanciata”

“Il presupposto è che Sestina sia stata lanciata dal parapetto delle scale. Peccato che nelle simulazioni appaia soltanto un pallino rosso, che sarebbe il baricentro di Sestina, ovvero l’ombelico. Io ho dato ‘dimensione’ a quel corpo puntiforme, gli ho messo braccia, gambe, testa. La presa al braccio dà la rotazione, al baricentro ovvero all’ombelico no”.

“Il corpo avrebbe impattato col solaio, avrebbe sbattuto qualcosa nel muro intonso, sarebbe venuto giù l’intonaco, da lì non sarebbe passata. La prima parte della scala è larga soltanto 70 centimetri, non c’è spazio per un lancio, una spinta. Sarebbe dovuta volare a 20 chilometri orari. Andrea avrebbe dovuto imprimere una spinta più forte di un campione olimpionico di lancio del peso. Non esistono le condizioni per cui Sestina possa essere volata eludendo il muro e finendo al camino. Sarebbe caduta a piombo”.

Per il Ris è impossibile che i corpi di Andrea e Sestina abbiano imboccato la rampa inferiore. “Non è vero. I gradini a spicchio in fondo alla prima rampa anzi aiutano a dare la rotazione, così coma la presenza del corrimano, favoriscono la versione di Landolfi, secondo cui sono finiti entrambi al camino. Sestina può avere superato Andrea, può essergli passata sopra. E’ anche verosimile che abbia sbattuto la testa sul muro della rampa inferiore”.


Giallo di Ronciglione - Le prime immagini della scala da cui Maria Sestina Arcuri è precipitata

La scala vista dall’alto del ballatoio


“I traumi cranici sono molto subdoli, possono passare ore o settimane”

“I traumi cranici sono molto subdoli, si consiglia l’osservazione per 24-48 ore, ma non si possono dire i tempi, possono passare anche delle settimane”, ha ricordato il medico legale Massimiliano Mansutti.

“Sestina nell’immediato poteva anche parlare e camminare. Sicuramente doveva essere stordita, ma la compromissione neurologica è variabile. I danni vengono dall’emorragia, che provoca pressione endocranica, uno dei cui sintomi è il vomito a getto. Il sangue da orecchio, naso o bocca, invece, è segno di rottura della base cranica. Il sanguinamento aiuta, perché diminuisce la pressione endocranica”. 


“L’unica dinamica possibile è quella di Landolfi”

Impossibile la precipitazione, in base alle lesioni di Sestina, secondo il consulente Mansutti, per il quale non deve stupire che i due giovani, pur cadendo insieme, abbiano riportato lesioni diverse.

“L’unica dinamica possibile è quella descritta da Landolfi, cioè che lui, cadendo all’indietro, si sia aggrappato a Sestina, trascinandola. Il corpo di Sestina si solleva da terra e prende energia cinetica. Potrebbe avere impattato anche sul muro o sulla pedata del gradino”. 

“Impossibile la precipitazione. Avrebbe dovuto sollevarla di peso con un solo braccio e farla cadere oltre il muretto. Il corpo inoltre avrebbe impattato col solaio, riportando lesioni anche sulla sommità del capo”, ha detto. “Poco probabile anche la caduta dalle scale, alla luce della frattura occipitale. Un ruzzolone non è impossibile, ma avrebbe ridotto l’energia”, ha concluso.

Silvana Cortignani


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