Operazione Underground – La droga sotterrata
Viterbo – Traffico internazionale di cocaina, tra il 2015 e il 2016 a Viterbo sarebbe stato gestito da due bande di albanesi che all’epoca avrebbero collaborato e poi sono diventate rivali. Ai vertici ci sarebbero stati, rispettivamente, il boss di mafia viterbese Ismail “Ermal” Rebeshi e il connazionale Bledar “Bledi” Shtembari, 46 anni. Quest’ultimo tra gli arrestati dell’operazione Underground del 13 giugno 2019.
E’ l’operazione scattata, sempre su input della Dda di Roma, che, a cinque mesi dall’operazione Erostrato del 25 gennaio 2019, ha sgominato la banda concorrente di Rebeshi, il “boss” che voleva il controllo in esclusiva del fiorente mercato della cocaina nel capoluogo.
La novità è che pochi giorni fa è stato arrestato uno dei due sodali tuttora latitanti, Renato “Meti” Hasa, 41 anni, estradato dal Belgio su richiesta dell’Italia e condotto a Rebibbia non appena sbarcato dall’aereo.
“Lo spaccio avviene nei locali e nelle discoteche, mentre la centrale dello spaccio è un bar di viale Trieste gestito da due italiani”, ha rivelato a suo tempo un supertestimone. Ieri è stato sentito al processo al presunto “corriere” Erjon Collaku.
I “rivali” di Rebeshi, capeggiati da Shtembari, nascondevano la cocaina sottoterra (da cui il nome Underground) tra la vegetazione delle zone residenziali di strada Respoglio, strada Palanazana, strada Palanzanella e aree limitrofe.
Secondo l’accusa spacciavano in tutta la provincia, usufruendo di una fitta rete di pusher locali, per lo più ragazzi e e ragazze giovanissimi, spesso anche assuntori di stupefacenti.
Un imprenditore dei locali da ballo il superteste dell’accusa
Ieri è stato il giorno del supertestimone dell’accusa, un imprenditore viterbese attivo nel settore dei locali da ballo, le cui dichiarazioni hanno dato il via alle indagini. E’ stato sentito davanti al collegio presieduto dal giudice Silvia Mattei nel corso dell’udienza straordinaria del processo a carico di Erjon Collaku.
Collaku, che fu catturato all’aeroporto di Barcellona nell’estate di due anni fa mentre cercava scampo in Spagna, è l’albanese 41enne, difeso dall’avvocato Angela Porcelli del foro di Roma, sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla pg, rimasto a Viterbo solo pochi giorni, dal 10 al 14 giugno 2016, considerato il corriere della banda.
E’ stata acquisita nel frattempo, su richiesta del pm Corrado Fasanelli, la sentenza, in attesa d’appello, relativa a quattro degli arrestati nel blitz dell’operazione Underground del 2019 che sono stati già condannati, lo scorso 14 ottobre, con l’abbreviato: un anno a Rudenc Medolli, 4 anni a Fatjan Sopi e 3 anni ciascuno a Armand Cuni e Mario Kelmendi.
La droga sequestrata
“Lo spaccio avviene nei locali e nelle discoteche, mentre la centrale dello spaccio è un bar di viale Trieste gestito da due italiani”, ha detto ai carabinieri il 14 marzo 2016 il teste chiave, un imprenditore viterbese con un sacco di guai giudiziari, che nel frattempo ha cambiato aria.
Titolare di un locale in centro, affittato a Rebeshi per le serate da ballo dedicate ai romeni, avrebbe indirizzato suo malgrado gli investigatori verso due dei sodali di “Bledi”, ovvero Julian “Giulio” Tare (arrestato lo scorso dicembre in Belgio nell’ambito dell’operazione Nuova Alba) e Fatjan “Fabio” Sopi (condannato in primo grado a 4 anni con l’abbreviato), con i quali è stato immortalato in 4-5 fotografie, così come in quelle scattate dai carabinieri mentre stava in compagnia di Rebeshi e di uno dei fratelli Voka di Bagnaia.
“Gli albanesi spacciano cocaina da circa un anno e sono un gruppo organizzato. La cocaina gira in tutti i locali e le discoteche, a me basta che paghino l’affitto. Un russo che conosco dice che riforniscono i due gestori di un bar di viale Trieste, la centrale di spaccio, e che insieme a lui spacciano per gli albanesi”, disse cinque anni fa ai carabinieri.
Ieri ha provato a fare il vago, quindi si è dimostrato reticente, infine è stato interrogato a fatica dal procuratore antimafia Corrado Fasanelli, che al termine dell’esame ha chiesto l’invio degli atti in procura per falsa testimonianza e calunnia.
Silvana Cortignani
– “Narcotraffico, cinquemila euro per la missione al corriere della cocaina”

