Walter Pandimiglio con i sanitari di Belcolle durante il ricovero
Soriano nel Cimino – “Una sera vedendo Alfredo, un vecchietto di 90 anni che non voleva più vivere, con la moglie ricoverata nello stesso reparto ma in un’altra stanza composta da donne, i sanitari di Belcolle hanno stravolto il reparto spostando tanti letti e li hanno messi insieme in una stanza a due. Vicini, insieme, nella speranza che la moglie lo sostenesse psicologicamente. Ancora sono là, vivi e vegeti, Alfredo e Assunta”.
Walter Pandimiglio, tra i cittadini di Soriano nel Cimino che sono stati contagiati dal virus, racconta quanto vissuto nel reparto Covid dell’ospedale di Viterbo. E per farlo si affida a Facebook dove, oltre a rendere pubblica la sua storia, ha condiviso uno scatto che lo immortala insieme a medici e infermieri.
“Questi ragazzi – afferma Pandimiglio – hanno una grande umanità che va oltre al lavoro che svolgono. Sono la vera forza e medicina di quel reparto. Sono giovani e coraggiosi, che non ho mai visto in faccia perché coperti da tute, mascherine, visiere ma che sicuramente riconoscerei dalla loro voce tra mille persone. Spero di incontrarli per poterli ringraziare adeguatamente e abbracciare. Sono stati fondamentali per la mia guarigione”.
Una degenza in cui non gli è mai mancato, dice, il calore di amici e parenti. Dalla Tuscia all’Honduras, passando per Terni. “Mi hanno sostenuto – ripercorre Pandimiglio – con video e foto, e soprattutto con le preghiere per me e la mia famiglia. La mia famiglia da casa, anche loro covizzati, mi ha dato forza. I miei fratelli e le loro compagne hanno fatto da ‘badante’ per oltre 30 giorni fornendo viveri e vettovaglie a casa, sempre con il sorriso e gli stimoli giusti. I miei cognati da lontano tutti i giorni mi davano coraggio”.
Tanti i messaggi ricevuti. “Gli amici con i loro ‘Forza Walter’ – continua Pandimiglio – mi hanno aiutato a superare questi tragici momenti. Ringrazio anche i miei compagni di ‘sventura’, che hanno condiviso in ospedale momenti tragici, momenti di grande complicità e tensione”.
La scorsa settimana Pandimiglio ha lasciato Belcolle. “La prima notte a casa dopo il ricovero Covid – rivela – ho provato una strana sensazione. La mattina presto mi sono alzato, sono andato in veranda davanti al castello di Soriano ancora non illuminato dall’alba e ho pianto dalla contentezza. Ero tornato a casa. È stata una forte esperienza che devo ancora smaltire”.
Infine l’appello. “Questa è una malattia subdola – conclude Pandimiglio – che non ti accorgi di avere ma in poche ore ti distrugge. Consiglio di munirsi in famiglia di un saturimetro, che è fondamentale per capire se ci sono problemi seri e può salvare la vita”.
Raffaele Strocchia
Il racconto su Facebook di Walter Pandimiglio