Viterbo – La notte tormentata. “Non si sentiva bene, si sentiva come morire”. La corsa in ospedale e il tampone, che dà esito positivo. Il ricovero nel reparto di medicina Covid e, dopo 24 ore, il trasferimento in terapia intensiva. “Non voglio, ho paura. Non voglio essere intubato”.
Nuova terapia intensiva a Belcolle
Lorenzo, 40 anni, viterbese, è un volontario della misericordia. Ha contratto il Coronavirus e a raccontarlo è sua sorella Ramona Russo, infermiera all’ospedale di Belcolle. “È un ragazzo sano – spiega in un messaggio su Facebook -, con nessuna patologia pregressa che potrebbe in qualche modo compromettere la sua salute. È un ragazzo buono, pronto ad aiutare sempre il prossimo”.
Nonostante sia sempre stato bene e la sua giovane età, il Covid lo ha costretto all’intubazione. “Questa malattia – scrive Ramona – è subdola, cattiva, non guarda in faccia a nessuno, non gliene frega niente se sei donna, uomo, sano, malato, giovane o anziano. Se vuole prenderti e farti soffrire, lo fa. All’improvviso, nella maniera più meschina. Purtroppo gli studi ci dicono ben poco. Le cose cambiano ogni giorno: è tutto in continuo mutamento. Non esiste ancora una terapia specifica in grado di curare. Non c’è cura”.
Per Ramona, “c’è solo e unicamente da sperare. Sperare che il corpo di Lorenzo, ragazzo giovane e sano, reagisca in maniera positiva. Con la speranza che possa riprendersi nel migliore dei modi e che torni da noi a farci arrabbiare e preoccupare per cose più stupide di questa. Il Covid tocca tutti. Non siate egoisti, rispettate le regole, usate le precauzioni in modo adeguato. E quando sarà il vostro turno vaccinatevi”. È in queste poche righe tutto il senso del suo messaggio, accompagnato dall’hashtag “Io mi vaccino” e da una foto in cui campeggia la scritta: “Io sono vaccinato, ho fatto la mia parte”.
Lorenzo arriva in ospedale all’alba del 25 marzo. “Alle 6,50 – racconta Ramona – mamma mi telefona e mi dice: ‘Lorenzo ci ha chiamati questa notte, non si sentiva bene. Era agitato, si sentiva come morire. Ha chiamato l’ambulanza e lo hanno portato al pronto soccorso. È positivo al Covid”.
Scatta il ricovero. “Alle 13,30 – continua Ramona – Lorenzo chiama: ‘Mi hanno ricoverato in medicina Covid. Mi cambiano spesso le mascherine per l’ossigeno aumentando il flusso di volta in volta’”.
Ma nella notte le sue condizioni peggiorano. “Il 26 marzo, alle 6, Lorenzo chiama agitato: ‘Mi vogliono portare in terapia intensiva. Non voglio, ho paura. Non voglio essere intubato. Firmo e me ne vado. Lorenzo – scrive Ramona – non comprende. Non può comprendere perché presenta un leggero disturbo che in situazioni di stress come questa gli causa forte ansia e attacchi di panico”.
L’angoscia di Lorenzo è la stessa della sua famiglia. “Alle 8,30 – riporta Ramona – viene trasportato con urgenza in terapia intensiva Covid e intubato. Messo a pancia in giù per favorire la fuoriuscita delle secrezioni. Deve stare in posizione prona per circa 18 ore ci riferiscono i medici”. Da allora fanno tutti il tifo per lui: “Ti aspettiamo”, ripetono amici e parenti.
Raffaele Strocchia
Volontario della misericordia in terapia intensiva, il racconto della sorella su Facebook