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“Bimbo diabetico al nido, mamma lasciata sola dalle istituzioni”

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Montefiascone – “Una vicenda che conosco bene, purtroppo, perché ho sentito personalmente piangere una mamma lasciata sola dalle istituzioni ed è stato messo a rischio un bambino”.

Così Lina Delle Monache commenta la vicenda della coppia di Montefiascone con un bimbo diabetico di due anni che lo scorso 27 aprile ha denunciato per diffamazione, istigazione a delinquere e abuso d’ufficio la dirigente comunale Paola De Santis, che avrebbe detto loro “fosse per me, vostro figlio non sarebbe al nido”. 

Da 17 anni in prima linea, Lina Delle Monache collabora col Centro di diabetologia di Viterbo, è presidente di Federdiabete Lazio nonché consigliera della Federazione associazione nazionale diabetici,


Viterbo - Lina Delle Monache

Lina Delle Monache


Istigazione a delinquere, in particolare, perché in una comunicazione la funzionaria avrebbe vietato espressamente alle educatrici dell’asilo nido comunale “Pane e marmellata” di somministrare al piccolo il Glucagone, il farmaco salvavita consegnato alla scuola dai genitori e custodito in frigorifero, unitamente alle istruzioni per la somministrazione dettate dai sanitari dell’ospedale Bambin Gesù di Roma che hanno in cura il bambino.

“Istigazione, nella fattispecie, a commettere il reato di omissione di soccorso, perché quella semplice iniezione di Glucagone, che si può fare ovunque, può fare la differenza tra la vita e la morte e il rischio di lesioni neurologiche permanenti qualora il diabetico dovesse finire in coma ipoglicemico”, spiega l’avvocato Giuseppe Picchiarelli, contattato dal presidente dell’Associazione giovani diabetici Bruno Vincenti e messo a disposizione della famiglia.

“Il Glucagone, la cui somministrazione va effettuata in tempi rapidissimi in caso di necessità, è stato portato a scuola dai genitori, perché è inutile chiamare il 118, in quanto quel farmaco a bordo delle ambulanze non c’è, tanto che stiamo conducendo una battaglia, a livello di Regione Lazio, perché sia previsto”, spiega Lina Delle Monache.


Giuseppe Picchiarelli

Giuseppe Picchiarelli


“Di solito abbiamo un’ottima collaborazione con le istituzioni scolastiche e con gli insegnanti, anche se c’è paura perché il bambino può andare in coma ipoglicemico – spiega Lina Delle Monache – ma la vicenda di questa mamma, cui sono stata vicina passo passo, è particolarissima. Ho provato le stesse emozioni, lo stesso dolore e la stessa rabbia che ha provato lei, quando tanti anni fa mio figlio è stato rifiutato da un’allora dirigente della Canevari e mi ha accolto tra le braccia piangendo un’altra dirigente di Viterbo e mio figlio ha potuto frequentare la scuola materna di San Sisto”. 

“La cosa strana è che questa funzionaria, con cui io ho parlato, si sia rivelata subito ostile, nonostante io le abbia spiegato che con la formazione si riescono a smussare le paure, a tranquillizzare, che diamo il nostro numero, il numero del medico, che siamo a disposizione per qualsiasi cosa”.

“Ancora più grave il fatto che non si tratta di una scuola privata, ma di un asilo nido comunale – sottolinea Delle Monache – anche il funzionario è un dipendente del comune e chi meglio di un ente territoriale può garantire quella sussidiarietà verticale che è prevista dall’articolo 118 della costituzione stando vicino ai cittadini. Non solo l’istituzione non è stata vicina al cittadino ma, in questo caso, lo ha ostacolato e ha messo a dura prova i genitori”.

Al centro la vicenda della formazione di base, negata nonostante la disponibilità delle educatrici, gratuita e senza alcun onere per il comune. “Mi sono rivolta anche al segretario comunale di Montefiascone, l’ho chiamato 4-5 volte, pensando che rappresentasse una figura istituzionale di garanzia, ma ciononostante sono passati altri due mesi, durante i quali ho minacciato anche di chiamare il commissario se non si fosse fatta la formazione, essendo già decaduto il sindaco”.

“Ci prendevano in giro, non hanno mai detto no, però non la effettuavano. Addirittura abbiamo avuto un appuntamento dove noi ci siamo collegati per fare la formazione, ma la dirigente non c’era, non era presente. Siamo stati ‘trascinati’ per mesi. Da novembre che dovevano farla, siamo riusciti a fare la formazione a marzo. Mi ricordo che spesso la mamma mi chiamava piangendo dal lavoro, a Civita Castellana, perché se il bambino aveva un problema, le operatrici del nido chiamavano lei e lei correva. Ma la formazione non la facevano”.

“Non avrei mai preteso che le educatrici facessero cose che la legge non prevede, ma garantisco che in 17 anni di attivismo civico non ho mai sentito una mamma essere così in difficoltà, piangere per essere stata lasciata sola dalle istituzioni, da una pubblica amministrazione, dal comune di Montefiascone. Questo è quello che è avvenuto”. 

Silvana Cortignani


– Funzionaria alla mamma di un bimbo diabetico: “Fosse per me, suo figlio non sarebbe al nido”


Presunzione di innocenza – In caso di querela/denuncia

La querela/denuncia è semplicemente l’atto, di chi si ritiene persona offesa o pensa di aver rilevato irregolarità, per chiedere l’intervento della magistratura per procedere nei confronti dell’autore di un presunto reato. Si tratta di accuse di parte e tutte da dimostrare, quindi. L’indagato è tale per un atto dovuto.

Nel sistema penale italiano vige sempre la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.


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