Viterbo – Spaccio nei boschi sul litorale, alla vista della polizia due minori tentano di nascondere cocaina ed eroina ingoiandola ma finiscono in ospedale. Sono poi stati arrestati. Mettevano la droga tra i cespugli per poi “segnalarla” ai clienti via Whatsapp.
“Stanati e arrestati gli spacciatori dei boschi che da mesi imperversavano tra la ‘macchia mediterranea’ dei comuni del litorale viterbese – lo scrive in una nota la questura di Viterbo -. Una preoccupante attività criminale che vedeva come destinatari dello spaccio di cocaina ed eroina anche ragazzi molto giovani che giungevano a bordo di ciclomotori nelle aree boschive.
I due giovani tunisini, entrambi minorenni, con una particolare tecnica di spaccio, sostavano per l’intera giornata all’interno dei boschi di Tarquinia, Montalto di Castro e Canino, inviando la loro posizione tramite l’applicazione Whatsapp ai loro clienti. Nel luogo esatto indicato, tra i cespugli, venivano consegnate le dosi, sempre con il riparo della recinzione in filo spinato. Tale precauzione gli permetteva di guadagnare un vantaggio sull’eventuale tentativo di cattura da parte dei poliziotti in borghese.
Dopo giorni di appostamenti e captazione delle georeferenze inviate dagli spacciatori, è scattato il blitz da parte degli agenti della polizia di stato del commissariato di Tarquinia che sono riusciti a cogliere in flagranza i due ragazzi stranieri, i quali, sorpresi con le dosi in una mano e una bottiglia di acqua nell’altra, fulmineamente ingoiavano la droga e la deglutivano con il liquido.
Dopo la cattura gli stessi, che per tale azione mettevano a repentaglio la propria vita in caso di rottura degli involucri ingoiati, venivano trasportati d’urgenza al pronto soccorso degli ospedali di Tarquinia e Viterbo, per poi essere trasferiti in elisoccorso all’ospedale Gemelli di Roma e piantonati in stato in arresto.
I poliziotti hanno recuperato, oltre a circa mille euro, in banconote di vario taglio, quale profitto dello spaccio, 16 dosi di eroina e cocaina già confezionate, espulse al termine del loro percorso intestinale dai tunisini, poi associati al carcere minorile, come disposto dalla procura della repubblica del tribunale per i minorenni di Roma.
Le indagini, ancora in corso, hanno permesso di fare – conclude la nota della questura – una mappa circostanziata degli assuntori e fornire spunti per l’individuazione dell’intera rete di spaccio”.