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Funzionaria alla mamma di un bimbo diabetico: “Fosse per me, suo figlio non sarebbe al nido”

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Montefiascone - Il comune

Il comune di Montefiascone


Montefiascone – “Fosse per me, suo figlio non sarebbe al nido”, dirigente comunale querelata dai genitori di un bimbo diabetico di due anni. 

Sarebbe stata questa frase, detta da una funzionaria del comune di Montefiascone alla mamma di un bimbetto diabetico dell’asilo nido, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, spingendo una coppia di genitori a sporgere querela contro la responsabile del quarto settore Paola De Santis. La conversazione sarebbe stata registrata. 

Anna e Marco, nomi di fantasia, si sono rivolti alla procura della repubblica di via Falcone e Borsellino, perché sia fatta giustizia di chi, secondo loro, avrebbe calpestato i diritti del figlioletto di poco più di due anni. I reati di rilevanza penale sui quali chiedono di indagare sono diffamazione, istigazione a delinquere e abuso d’ufficio, anticipando di essere pronti a costituirsi parte civile in caso di processo. 

Il padre e la madre del piccolo, iscritto al nido “Pane e marmellata”, hanno rispettivamente 39 e 33 anni. Hanno scoperto l’estate scorsa che il figlioletto Pietro (anche questo nome di fantasia, ndr) soffre di diabete mellito di tipo I, patologia per la quale è in cura al Bambin Gesù. 


Tribunale

Il tribunale di Viterbo


“Su suggerimento dei medici – spiegano Anna e Marco – abbiamo immediatamente informato il nido, comunicando cosa sarebbe cambiato nella vita di Pietro e la necessità di alcuni piccoli accorgimenti onde garantire il diritto dello stesso a prendere regolarmente parte alle attività della struttura”.

Ma la funzionaria, tra le altre cose, avrebbe ad esempio “scoraggiato” le educatrici che si erano rese disponibili a rilevare il valore della glicemia sia mediante un dispositivo elettronico che non necessita di alcun intervento di carattere medico. sia mediante il glucometro, se necessario, per una misurazione più efficace. 

“Una mera eventualità e non certo un’attività ordinariamente resa – spiegano i genitori – ma che ha comportato, da parte della funzionaria, una clamorosa ed incomprensibile ostilità, al punto da farle scrivere nella comunicazione che ‘la scrivente non può e non vuole imporre al personale, neanche nell’ipotesi di esecuzione volontaria da parte delle educatrici, che il personale esegua la lettura della glicemia con l’uso del glucometro’”.

“La funzionaria scrive inoltre che ‘i genitori hanno consegnato il farmaco salvavita Glucagone alle educatrici, che hanno provveduto a riporre in frigorifero unitamente alle istruzioni per la somministrazione dettate dal Bambin Gesù’ ma che, ‘la scrivente fa espresso divieto di somministrazione’”.

“Pertanto – scrivono i genitori nella querela – ha sostanzialmente vietato di porre in essere comportamenti diligenti, tendenti a salvare la vita di nostro figlio, o comunque di evitare qualsiasi problema di natura fisica allo stesso, impedendo, quindi, persino di prestare soccorso nella scongiurata ipotesi di un grave malore, comportamenti che, peraltro, le predette educatrici hanno già dichiarato di essere disponibili a porre in essere”.


“Fosse per me, suo figlio non sarebbe al nido”

“Da subito – sottolineano – abbiamo incontrato una grande disponibilità da parte degli educatori, ma anche un atteggiamento inspiegabilmente ostracistico da parte della competente struttura comunale. Su indicazione dei medici ci siamo da subito adoperati affinché, del tutto gratuitamente e senza alcun onere a carico del Comune, le educatrici disponibili ricevessero una formazione, ovviamente di base, tale da consentire loro di avere delle nozioni indispensabili nella quotidiana gestione di un alunno con tale patologia”.

“Ebbene – prosegue mamma Anna – la funzionaria, nonostante ci fosse disponibilità, ha omesso di dare seguito a quanto ritenuto necessario, frapponendo una serie di ostacoli e arrivando, in una telefonata, a dire che se fosse stato per lei mio figlio non sarebbe stato iscritto al nido. Mi ha inoltre più volte riferito, anche in presenza di altre persone, che lei aveva scritto una nota ufficiale chiedendo l’estromissione di Pietro dalla struttura scolastica. Nota che, a suo dire, sarebbe stata ‘bloccata’ dal segretario comunale, che vi avrebbe ravvisato, a nostro dire correttamente, profili di illegittimità”.

Esisterebbe poi la registrazione di una conversazione telefonica risalente allo scorso mese di febbraio durante la quale la funzionaria per due volte esprimerebbe la sua determinazione nel non iscrivere il piccolo Pietro al nido. 


“Discutibile concezione del diritto alla riservatezza e alla privacy”

La mamma di Pietro, che il 25 gennaio ha formulato istanza di accesso agli atti per avere copia di tutta la documentazione relativa al figlio inviata dalla funzionaria comunale, il 25 febbraio ha scoperto l’esistenza di una nota, assunta al protocollo n. 1232 del 14.01.2021, indirizzata al commissario prefettizio Anna De Luna, al sub commissario Giuseppe Antonio De Cesare, al segretario generale Antonio Vito Fazio, al pediatra dell’asilo nido Ruggero Sardaro e anche al personale educante.

“Il contenuto ed il tenore rivelano, sin dall’oggetto, una discutibile concezione del diritto alla riservatezza e alla privacy – dicono Anna e Marco – mettendo per esteso i dati anagrafici di nostro figlio e anche particolari circa le sue condizioni di salute”.

Silvana Cortignani


Presunzione di innocenza – In caso di querela/denuncia

La querela/denuncia è semplicemente l’atto, di chi si ritiene persona offesa o pensa di aver rilevato irregolarità, per chiedere l’intervento della magistratura per procedere nei confronti dell’autore di un presunto reato. Si tratta di accuse di parte e tutte da dimostrare, quindi. L’indagato è tale per un atto dovuto.

Nel sistema penale italiano vige sempre la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.


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