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Il gestore della funivia: “Voglio incontrare i familiari delle vittime, le risarcirò con tutto quello che ho”

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Funivia precipitata a Stresa - Vigili del fuoco al lavoro sul luogo della tragedia

Funivia precipitata a Stresa – Vigili del fuoco al lavoro sul luogo della tragedia


Stresa – “Voglio incontrare i familiari delle vittime, vedere le tombe di quelle persone, e poi metterò a disposizione tutto quel che ho per risarcirli”. È al suo avvocato che Luigi Nerini, il gestore della funivia del Mottarone, ha confidato la sua volontà.

Vuole “andare a pregare sulla tomba delle vittime”, ha riferito il legale. Ma saranno ”visite private”, ha detto ai cronisti, lontano dai riflettori, perché adesso, come spiega il Corriere della Sera, “ci vuole totale rispetto per il dolore” di chi quella sera non ha più visto tornare a casa i propri cari. 

A una settimana dalla tragedia, che è costata la vita a 14 persone, Luigi Nerini è libero. Così come Enrico Perocchio, direttore di esercizio dell’impianto. A stabilirlo il gip di Verbania, che, nella stessa ordinanza, ha concesso gli arresti domiciliari al caposervizio dell’impianto Gabriele Tadini.

Ma ora per tutti c’è da fare i conti con le “condanne” già scritte degli abitanti del piccolo centro di Stresa. “Anche noi ci sentiamo traditi” ha detto al Corriere della Sera Gian Maria Vincenzi, presidente degli albergatori di Verbania, buon conoscente di Luigi Nerini. “La sua famiglia è nota, ci fidavamo di lui. Adesso, comunque vada, questo è un colpo durissimo per un territorio come il nostro, che al novanta per cento vive di turismo estero. In questo fine settimana i nostri paesi sono quasi vuoti, per tacere della montagna”.

“Non riesco neppure a immaginare come affronterà i prossimi mesi” ha commentato al Corriere della Sera Fabrizio Bertoletti, il gestore dell’albergo Eden sul piazzale di partenza della funivia. Conosce Nerini da quando entrambi erano bambini. E starebbe già pensando di costituirsi parte civile in un futuro processo, perché sono morte 14 persone, e con loro anche il turismo della montagna. 


Strage di Stresa - Le vittime dell'incidente

Strage di Stresa – Le vittime dell’incidente


Intanto proseguono le indagini della procura di Verbania. Gli accertamenti dovranno aiutare a capire come mai la fune traente dell’impianto, domenica 23 maggio si sia improvvisamente spezzata, facendo precipitare a valle la cabina, che ha prima impattato contro un pilone di ferro per poi sganciarsi dalla fune portante e impattare al suolo, uccidendo 14 persone.

Sul perché invece non si sia azionato il freno di emergenza, la verità è emersa durante gli interrogatori dei tre arrestati. Il caposervizio dell’impianto Gabriele Tadini avrebbe ammesso di averlo disattivato attraverso l’uso di forchettoni per evitare disservizi della funivia. Interrogato per circa tre ore dal gip, Tadini lo scorso 29 maggio aveva ammesso di aver messo il ceppo blocca freno, e di averlo fatto altre volte. Difeso dall’avvocato Marcello Perillo, l’uomo ha spiegato che le anomalie manifestate dall’impianto non erano collegabili alla fune ed ha escluso collegamenti tra i problemi ai freni e quelli alla fune. “Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse”.


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