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“La ferocia dei Pira, cani ammazzati a bastonate e galline col collo spezzato”

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Farnese - Il terreno di Dario Pomarè devastato - Uno dei cani morti

Farnese – Il terreno di Dario Pomarè devastato – Uno dei cani morti


Farnese – Un’escalation di violenza fino al finale da film horror. La Panda avvolta dalle fiamme. Il casale e il trattore incendiati. Gli alberi d’olivo mozzati con la motosega. Due cani ammazzati a bastonate. 

E’ ripreso ieri il processo ai fratelli Marco e Paolo Pira e al padre Antonio, la famiglia di allevatori d’origine sarda di Farnese, che la notte tra il 18 e il 19 febbraio 2015 si sarebbe vendicata in maniera feroce e brutale dell’ex sindaco Dario Pomarè per la riassegnazione dei terreni a uso civico. Due giorni dopo avergli massacrato i cani, la notte tra il 20 e il 21 febbraio, gli hanno dato fuoco alla macchina sotto casa.

Alla faccia del “dispetto”, come lo ha chiamato ieri uno dei testimoni del processo per stalking, furti, armi in corso davanti al giudice Silvia Mattei, scaturito dagli arresti dell’operazione “Terra madre” del luglio di sei anni fa.

Tra i testi più significativi dell’udienza fiume un ex indagato, un 42enne del posto la cui posizione è stata archiviata, amico dei Pira che, sollecitato dall’avvocato di parte civile del’ex sindaco, Elisabetta Centogambe, ha ammesso: “Marco mi ha chiesto una mano per fare un dispetto a Pomarè”. 


Dario Pomarè

L’ex sindaco Dario Pomarè


Conosciuto in zona come un valido potatore, il 42enne ha detto di possedere due motoseghe, una arancione e una rossa. Rossa come le tracce di vernice lasciate sui ceppi dei circa 160 olivi del sindaco decapitati. Circostanza confermata dall’ex comandate della locale stazione dei carabinieri Fedele Abbadessa, il quale ha parlato di una “scena drammatica”.

“Anche al vicesindaco l’anno prima, l’8 aprile 2014 erano stati tagliati gli olivi e incendiata l’auto, ma sul terreno devastato della campagna di Pomaré ci siamo trovati davanti anche due cani ammazzati a bastonate e sei galline cui era stato spezzato il collo”, ha spiegato il militare, raccontando i particolari più raccapriccianti.

Vittime una segugia maremanna e una jack russel, mentre un terzo cane non è morto per miracolo. “E’ tornato con un ematoma sul collo, ma è sopravvissuto alla strage. La loro uccisione per me è stata una pugnalata”, ha raccontato commuovendo tutti l’ex sindaco 79enne all’udienza del 15 gennaio.

Una volta saputo che c’era un “sopravvissuto”, i Pira, nel frattempo sottoposti a intercettazioni, se ne sarebbero dispiaciuti, progettando di porvi rimedio: “Dobbiamo fargli fuori anche il terzo cane”. 

Agguerritissimi i difensori Angelo Di Silvio e Giuseppe Picchiarelli, i quali hanno fatto notare, tra le altre cose, come ad esempio la sera dell’incendio della Panda, in paese ci fosse un sacco di gente in giro perché c’era stato un veglione. 


Dai furti di agnelli all’antigelo nel trattore

Tra le presunte vittime di furti e ritorsioni dei Pira, sono sfilati ieri davanti al giudice anche diversi agricoltori della zona. Al centro delle deposizioni anche i furti a raffica di agnelli, 28 in meno di un anno a una sola delle parti offese.

A un altro, invece, ad aprile 2015, una volta è stato rubato un agnello e un’altra due taniche di gasolio agricolo: “Ma hanno anche messo del liquido antigelo nella pompa del trattore, così quando l’ho messo in moto non  è partito e sono dovuto andare dal meccanico che ha trovato il refrigerante nella pompa e ha dovuto ripararlo”. 

Un altro agricoltore – cui è stato rubato un trattore con rimorchio del valore di 13mila euro carico di 50-60 quintali di sementi per il bestiame del valore attorno ai 12mila euro – ha invece affrontato Pira padre, oggi 78enne, in un bar di Latera, dopo che i carabinieri hanno ritrovato il mezzo ribaltato in una cunetta verso Valentano gravemente danneggiato, perché gli restituisse un pezzo mancante. Le sementi, invece, i militari l’hanno ritrovate in un terreno incolto dei Pira vicino al lago di Mezzano, sotto gli alberi, seminascoste da un telone blu, mentre le stavano insaccando. 

Il processo riprenderà il prossimo 15 settembre quando saranno sentiti gli ultimi testimoni dell’accusa. 

Silvana Cortignani


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