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Nella “bottega dell’orrore” in vendita una ricotta vecchia di un anno…

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Viterbo – (sil.co.) – Nell’Alta Tuscia la bottega dell’orrore. Un forno con annesso negozio di generi alimentari. Lo hanno scoperto i carabinieri del Nas, intervenuti sul posto con la Asl, il 26 aprile 2017. Al suo interno erano in vendita derrate alimentari scadute infestate di parassiti, una ricotta tipica della Maremma vecchia di un anno, “strigoli” di maiale per una pizza da brivido, mozzarelle con processi fermentativi in atto e perfino surgelati andati a male. 


Carabinieri del Nas

Carabinieri del Nas


“La cicoria surgelata, ad esempio, era ‘molla’ perché scaduta oppure mal conservata nel congelatore a pozzetto talmente stracolmo di merci da rendere difficile perfino l’apertura dello sportello scorrevole. Un attentato per la salute pubblica, basti pensare a un anziano che magari lì per lì non se ne sarebbe accorto e se la sarebbe portata a casa per pranzo”, hanno detto i testimoni del Nas e della Asl sentiti dal giudice Silvia Mattei, titolare del processo al gestore dell’attività commerciale, situata in uno dei borghi più caratteristici dell’alto Viterbese.

Nel corso del blitz i militari hanno sequestrato 12 sacchi di prodotti scaduti e alterati. 

“Non erano stoccati a parte – hanno sottolineato i testimoni – ma erano tra la merce in vendita, promiscui con gli alimenti buoni, potenzialmente pericolosi per la salute pubblica”. 

Agli atti un corposo ed esauriente fascicolo fotografico che immortala carenze igieniche e strutturali. Dall’immondizia dietro il bancone all’impossibilità di lavarsi le mani. Tutto è partito da un’ispezione all’adiacente laboratorio di pane e prodotti di panetteria freschi, tra cui dei rinomati tozzetti.

“Il pavimento ricoperto da un vecchio linoleum era già tutto un programma. C’era sporcizia e sudiciume ovunque. Il massimo era l’unico bagno, inservibile, con un lavello colmo di masserizie, dove non era neanche possibile lavarsi le mani. A terra una grossa perdita d’acqua, umidità sulle pareti, ragnatele, residui alimentari sparsi ovunque”, hanno sottolineato i testi dell’accusa, confermando che lì venivano prodotti alimenti poi venduti nell’adiacente negozio di alimentari.  

Il pubblico ministero, alla luce di quanto emerso durante l’istruttoria, ha chiesto per il titolare una condanna penale a 7 mesi arresto. Il giudice Silvia Mattei ha optato per un’ammenda di diecimila euro. Più le spese. 


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