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“Siamo sempre stati abbandonati a noi stessi… benvenuti al Poggino, benvenuti nella giungla”

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Viterbo – Benvenuti al Poggino, benvenuti nella giungla dove “noi imprenditori – come ha detto Simone Bianchini di StilHaus – siamo sempre stati abbandonati”.

Tanti i giocatori in campo, in una zona di Viterbo, cosiddetta industriale, con un grande futuro alle spalle. Nel frattempo al Poggino l’erba cresce e copre tutto, il terriccio mano mano si prende la strada e la segnaletica, orizzontale e verticale, è letteralmente scomparsa nelle nebbie che ogni tanto coprono la visuale di Montefiascone che si vede in fondo, dopo i campi di papaveri e margherite. Mancano i servizi e alcune opere di urbanizzazione, i ponti si allagano, il vialone centrale è una foresta, e il manto stradale, la Parigi-Dakar. Un disastro sotto silenzio. Un far west. Nonostante lì, al Poggino, ci siano 200 aziende e circa 2500 lavoratori. Aziende di ogni tipo, molte delle quali lavorano a livello nazionale e internazionale.


Viterbo - La zona del Poggino

Viterbo – La zona del Poggino


Il maledetto Poggino. Come il Maledetto United. “Un mese prima delle elezioni – come ha ricordato la presidente di Confcooperative Lazio nord Bruna Rossetti – tutti i candidati sindaco si vengono a fare la foto in cima al vialone principale, promettendo la rinascita dell’area”. Poi, un mese dopo, finite le elezioni, una quarantina di giorni dopo, “il Poggino – prosegue Rossetti – viene sistematicamente dimenticato”. E l’impressione, arrivati da queste parti, è proprio quella che oltre il confine dell’impero vi siano veramente i leoni. E invece c’è solo il pallido ricordo di quel che resta di una campagna che avrebbe voluto essere come il Chianti e il suo vino.



Al Poggino ci sono diverse realtà che nel corso degli anni hanno tentato di unirsi per rilanciare la zona industriale, quanto meno per renderla presentabile. A cittadini e clienti. Dalla Surrena all’Apea. Progetti in gran parte naufragati. Col Poggino in preda all’incuria e l’Apea che, dopo la volontà espressa dal sindaco di uscire dal consorzio che rischia anch’essa di sciogliersi come neve al sole.


Viterbo – Intervista ad Enzo Mancini, imprenditore e presidente Apea


L’Apea, come da acronimo, sono aree ecologicamente attrezzate, nate nel 1998 con il decreto Bassanini, che ha come obiettivo quello di conciliare lo sviluppo economico con il rispetto e la tutela dell’ambiente. Si tratta di aree produttive industriali, artigianali, commerciali, direzionali, turistiche, agricole o miste che si caratterizzano per la concentrazione di aziende e manodopera e dalla gestione unitaria e integrata di infrastrutture e servizi capaci di garantire gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo locale e aumentare la competitività delle imprese.


Viterbo - La zona del Poggino

Viterbo – La zona del Poggino


La regione ha messo a disposizione 11 milioni di euro per tutte le Apea del Lazio. L’Apea di Viterbo aveva un progetto pronto per partecipare al bando. Ma a un certo punto il sindaco di Viterbo Giovanni Arena ha detto he il comune non era mai entrato a far parte del consorzio messo in piedi da Apea. Contrariamente invece a quello che sostengono gli imprenditori che ne fanno parte. L’uscita dell’amministrazione ha tuttavia bloccato tutto. E l’occasione di un bando, almeno questa volta, è stata persa.


Viterbo – Intervista ad Antonio Di Pietro, imprenditore e socio Apea


“Che cosa sia successo con l’amministrazione comunale non lo sappiamo bene nemmeno noi”, ha detto subito il presidente di Apea Enzo Mancini. Mancini dirige al Poggino la Gelco spa, industria aeronautica e aerospaziale che si occupa di progettazione e ingegneria nel campo dell’elettronica e dei settori professionale e militare. Il sito internet è in lingua inglese, il proprietario è viterbese e l’azienda lavora a livello internazionale. Una delle migliori in assoluto. Con sede al Poggino. 


Viterbo – Intervista a Simone Bianchini, imprenditore e socio Apea


“Apea venne costituita nel 2018 – racconta Mancini – al termine di un percorso di qualificazione fatto con l’amministrazione comunale del sindaco Leonardo Michelini. Con la regione Lazio che ha riconosciuto la bontà dell’iniziativa. Questo fino al luglio del 2020. Da quel momento in poi si è messo in moto un meccanismo che non ha più permesso di gestire la situazione. Il comune di Viterbo, sebbene abbia presenziato a riunioni e bilanci, riconoscendo il consorzio, a un certo momento ha disconosciuto l’iniziativa. Ora la situazione è di stallo, e questo ha creato grossi problemi. Oltre ad aver perso l’occasione del bando, non sappiamo nemmeno come andrà a finire”.

“Se il consorzio dovesse essere sciolto – ha poi aggiunto Mancini – dovremmo ricominciare tutto da capo. Con i progetti in corso che andranno a farsi friggere”. 


Viterbo - La zona del Poggino

Viterbo – La zona del Poggino


La richiesta che le aziende, che fanno parte di Apea-Poggino, una quindicina in tutto, rivolgono al comune è semplice e chiara. “Attendiamo che il comune esca ufficialmente dal consorzio. L’uscita del comune costringerà a rifare di nuovo tutto da capo. Valuteremo poi se vale la pena continuare oppure sciogliere tutto. Certo, il comportamento del comune ci ha delusi”. Una proposta che presenta però una difficoltà. Come fa il comune ad uscire da una cosa in cui, pare, secondo il sindaco, non sia mai entrato?

Cosa è mancato? “Soprattutto la lungimiranza delle amministrazioni – risponde Mancini -, e non vorrei aggiungere altro perché altrimenti dovrei scendere troppo in basso”.


Viterbo - La zona del Poggino

Viterbo – La zona del Poggino


Il Poggino è nato nel 1983 come zona industriale e artigianale. Il commercio, all’inizio, non era previsto. L’area è quella a nord di Viterbo, al confine con i comuni di Marta e Montefiascone, il lago di Bolsena. Una zona in aperta campagna, con Viterbo, che all’epoca, finiva appena fuori le mura di Porta Fiorentina. Di fatto, in via Garbini, con altri abitati e case a macchia di leopardo. Nessuno, quanto meno nessuno dei comuni mortali, si sarebbe mai aspettato allora un’espansione edilizia tale da inglobare, alla fine, il Poggino all’interno del tessuto urbano cittadino facendone uno dei suoi tanti quartieri. Una zona industriale tra la gente.


Viterbo – Intervista a Luigia Melaragni di Cna


“All’inizio questo posto era un deserto”, ricorda Antonio Di Pietro, anche lui socio Apea e imprenditorie di Conto-Graph, vendita, noleggio e assistenza tecnica specializzata. Stampanti, computer e multifunzioni, concessionaria della Olivetti e azienda leader a livello nazionale dal 1979. Fu lui ad animare, assieme ad altri, la Surrena, il primo imponente tentativo, risalente a una quindicina di anni fa, di mettere insieme le aziende del Poggino. Ne raccolse 110 in tutto. Il 70 per cento di quelle presenti nell’area.

“Poco dopo il distributore di benzina all’inizio del vialone – continua a raccontare Di Pietro – era tutto incolto e abbandonato. Ricordo che per arrivare al nostro lotto faticai non poco. Per le buche e i cedimenti del terreno. Col tempo sono state realizzate altre attività, con il mondo del commercio che piano piano si è trasferito anche da queste parti, determinando discrepanza e bruttura dell’insieme. Nata come zona artigianale e industriale, negli anni ’90 il Poggino si è trasformato in una zona commerciale”. In coincidenza con lo sviluppo dei quartieri attorno. Tra Villanova, Ellera, via Garbini e Santa Barbara. Migliaia di persone che oggi si servono anche da queste parti. Dall’abbigliamento alla benzina.


Viterbo - La zona del Poggino

Viterbo – La zona del Poggino


“Questo – spiega Di Pietro – non ha dato l’opportunità di cogliere contributi e bandi regionali. Perché la zona, da industriale e artigianale quale doveva essere, si è trasformata in un’area mista”. Quindi, né carne, né pesce. E senza un’identità precisa, quella che manca e che Apea, così come tutti i tentativi precedenti, hanno tentato di darle, tante opportunità sono passate senza avere mezzi e strumenti per poterle cogliere. Un vero e proprio peccato originale. “Una natura, quella dell’area – ha sottolineato Di Pietro – che non è stata mai modificata, anche per lo scarso interesse da parte degli amministratori”.


Viterbo – Intervista a Bruna Rossetti di Confcooperative


Una zona che oggi viene descritta dagli imprenditori come una giungla. “La strada principale è un disastro – commenta Di Pietro -, con tanto di incidenti stradali all’ordine del giorno. Non ci sono indicazioni, non c’è segnaletica orizzontale e verticale e ognuno si butta dove vuole alla ricerca dell’azienda”.

“Una situazione da terzo mondo – aggiunge Bianchini – e comunque non all’altezza della città di Viterbo. Mancano i servizi e tutto è abbandonato a se stesso. Un ambiente demoralizzante. A dispetto degli investimenti fatti dalle imprese. Quando devo ricevere i miei clienti gli mando prima la posizione su whatsapp perché l’indirizzo che ci è stato assegnato si sovrappone a quello di un’altra azienda che sta a 500 metri dalla mia azienda. Non solo, ma tra buche e situazione disastrosa, accogliere i clienti è davvero difficile. Inoltre, quando piove si allaga tutto, con l’erba altissima che in questo periodo copre tutto, perché impedisce la vista agli incroci”.

“Certamente non ci facciamo bella figura – incalza Di Pietro -. I nostri clienti si lamentano della percorribilità, delle indicazioni e della mancata raccolta dei rifiuti”.


Viterbo - La zona del Poggino

Viterbo – La zona del Poggino


Simone Bianchini è proprietario della StilHaus, soluzioni d’arredo per il bagno. Dal 1978. Anch’essa un’azienda leader a livello nazionale. E’ anche socio Apea, come Mancini e Di Pietro. I primi interventi da fare al Poggino? “Va innanzitutto sfruttato il vialone centrale – risponde Bianchini -, non solo per i parcheggi, ma anche per fotovoltaico e con colonnine di ricarica delle auto elettriche. Andrebbe poi creata una pista ciclabile che unisca il Poggino con Santa Barbara e la zona di Ponte Funicchio, facendo diventare quest’area parte integrante della città e al servizio della stessa”. Un’area dove anche gli autobus vengono poco, se non addirittura a mala pena.

Al Poggino ci sono infine le sedi di due importanti organizzazioni di categoria. Probabilmente, nei loro rispettivi ambiti di competenza, le più importanti del territorio. Cna Viterbo e Civitavecchia, imprese artigiane e piccole e medie imprese in generale, e Confcooperative Lazio nord, che si occupa appunto di cooperative. Entrambe guidate da due donne. La prima, da Luigia Melaragni. La seconda, da Bruna Rossetti.

“La situazione industriale e commerciale del Poggino è sotto gli occhi di tutti – dichiara Melaragni -. E non è all’altezza delle imprese che vi si insediano. Infrastrutture, verde, servizi, collegamenti internet, stato manutenzione dell’area, parcheggi. Manca tutto, una situazione che si protrae da anni. In prospettiva, noi come le imprese, puntiamo molto sul famoso bando delle periferie, un progetto di sviluppo dell’area che risale al 2016. Finanziato dal governo, prevede la fine dei lavori nel 2023. Ma i lavori non sono ancora stati iniziati. Un bando che prevede interventi importanti come il collegamento con la Cassia nord, la viabilità, un centro ricerche in collaborazione con l’università degli studi della Tuscia, un asilo nido al servizio delle aziende del posto e un centro per il recupero dei rifiuti”.


Viterbo - La zona del Poggino

Viterbo – La zona del Poggino


La viabilità è l’altra croce del Poggino. Bella pesante. Da queste parti, infatti, una volta che ci si arriva, è consuetudine perdersi. In bestemmie e per strada. Perché le vie sono veramente difficili da trovare. E con erba e terriccio sembrano proprio l’ingresso di una selva oscura. Dove però, a perdere le speranze, sono aziende e cittadini.


Viterbo - Fortunato Mannino della Cisl

Viterbo – Fortunato Mannino della Cisl


“Siamo chiusi in un collo di bottiglia – commenta Rossetti – e a volte è difficile persino uscire e tornare a casa. Qualche anno fa è stato realizzato il cavalcavia che porta sulla Teverina. Quando piove si allaga immediatamente. Al punto che è stato messo pure un cartello. Un altro collo di bottiglia che fa della zona, una zona ancor più isolata. La viabilità è indecente, i servizi non ci sono e tante volte le imprese l’erba se la tagliano da sole. Se uno non ha la macchina, c’è solo un autobus della Francigena che passa una volta o due al giorno”.


Viterbo - Giancarlo Turchetti della Uil

Viterbo – Giancarlo Turchetti della Uil


Per entrare nel piazzale di Confcooperative bisogna superare una strada devastata e prima di arrivare, accostarsi con la macchina e vedere chi c’è oltre la “sterpara” fatta di rovi. Per evitare di finire troppo in mezzo a un’altra via senza nome ed essere travolti da chi viene giù dall’altra parte.


Viterbo - La zona del Poggino

Viterbo – La zona del Poggino


Una situazione evidenziata anche dai sindacati Cisl e Uil che, tra le aziende del Poggino, hanno diversi iscritti. “Una zona – ha detto il segretario della Cisl Viterbo, Fortunato Mannino – che avrebbe potuto avere un altro futuro, decisamente migliore. Oggi, è quanto meno impresentabile ai clienti delle aziende. Un’area dimenticata del tessuto urbano viterbese”. “Un’area – aggiunge il segretario della Uil Viterbo Giancarlo Turchetti – che vede la presenza di tanti lavoratori e aziende che rappresentano un pezzo importante, e in moltissimi casi anche prestigioso, dell’economia viterbese. Il Poggino va rilanciato e valorizzato, come si sta tentando di fare da anni, e questa cosa va fatta nell’interesse della città e dell’occupazione dei lavoratori. Una zona strategica che si colloca inoltre all’imbocco della traversale che porta a Terni e, prima o poi, si spera, anche a Civitavecchia”.


Viterbo - La zona del Poggino

Viterbo – La zona del Poggino


Conf e Cna intervengono anche sul Bando Apea. “Un’opportunità mancata – dice Melaragni -, ma una prima opportunità. Arriveranno altri bandi ed è pertanto fondamentale che Apea resti in piedi, con ulteriori adesioni. Ci siamo anche proposti di fare da tramite tra comune e imprenditori per risolvere i problemi venuti fuori in queste ultime settimane”.

Più diretta e lapidaria, Bruna Rossetti, di Confcooperative. “Parliamo tanto tutti di Apea. A volte anche con poca cognizione di causa. Apea è stata ed è una bella opportunità. Ma è un’opportunità per le aziende che ne fanno parte, non per l’amministrazione pubblica che probabilmente non ne trae alcun vantaggio. Nonostante le foto che ogni volta i candidati sindaco si fanno all’inizio del vialone centrale ogni volta che ci sono le elezioni. Per poi dimenticarsi, come tutti e come sempre, del Poggino”.

Per Rossetti, “andrebbe fatto prima un bell’approfondimento per capire cosa è Apea, i suoi progetti e come andava gestita. La stessa cosa andrebbe fatta con il Poggino, un’analisi su come e cos’è diventata quest’area che doveva diventare industriale e artigianale e invece non si sa più cos’è”. Un’area mancata.

“Come associazione di categoria – conclude Bruna Rossetti – mi sento però di dire che andrebbero abbassati i toni. Da parte di tutti gli attori. Come organizzazione diamo disponibilità per fare un tavolo con istituzioni e associazioni di categoria. Quest’ultime, più in grado di gestire la ripresa. Con più calma, obiettivi comuni, con maggior spirito di collaborazione. E senza litigiosità”.

Daniele Camilli


Multimedia: Fotogallery: Il Poggino – Video: Incuria e abbandono dell’area industriale – Interviste: Enzo Mancini (presidente Apea)Antonio Di Pietro (imprenditore)Simone Bianchini (imprenditore)Luigia Melaragni (Cna)Bruna Rossetti (Confcooperative)


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