Viterbo – Stupro di gruppo al pub di piazza Sallupara, si riaprono le porte del carcere per Riccardo Licci e Francesco Chiricozzi.
Diventata definitiva con la sentenza di ieri della corte di cassazione la condanna a 2 anni e 10 mesi per Licci e a 3 anni di reclusione per Chiricozzi, è scattata infatti anche l’esecutività della pena.
Il 23enne di Viterbo e il 21enne di Vallerano hanno già passato in carcere cinque mesi, dal 29 aprile quando sono stati arrestati a metà settembre 2019, quando hanno ottenuto i domiciliari rafforzati dal braccialetto elettronico.
Misura, quella dei domiciliari, rimasta in vigore per gli imputati un anno e otto mesi, che vanno a sommarsi ai primi cinque, fino al terzo e ultimo grado di giudizio di ieri.
Il che vuole dire, fatti i conti, che, vista la conferma delle condanne di primo e secondo grado, già scontati due anni e un mese, gli restano da fare in prigione ancora pochi mesi prima di essere rimessi in libertà.
Riccardo Licci e Francesco Chiricozzi
Meno di sei anni in due per un feroce stupro di gruppo filmato col telefonino, in quanto gli imputati hanno beneficiato dello sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato.
Con la sentenza della suprema corte si sono decise una volta per tutte, in via definitiva, le sorti giudiziarie dei due ex militanti di estrema destra arrestati il 29 aprile 2019 per avere violentato e filmato la vittima – una 38enne che si è costituita parte civile con l’avvocato Franco Taurchini, coadiuvato dalla collega di studio Arianna Dilio – in stato di semincoscienza a causa di un mix di farmaci e alcol, all’interno del circolo di Casapound di piazza Sallupara la notte tra l’11 e il 12 aprile di due anni fa.
Gli ermellini, mantenendo la pena, hanno parzialmente accolto, al terzo e ultimo grado di giudizio, i ricorsi dei difensori Marco Valerio Mazzatosta, Domenico Gorziglia e Giosuè Bruno Naso. In pratica è stata annullata senza rinvio la sentenza impugnata, limitatamente, ai soli fini penali, al diniego dell’attenuante del risarcimento, dichiarando inammissibile il resto del ricorso di Francesco Chiricozzi.
L’attenuante era venuta meno “ai fini civilistici” al termine del processo d’appello, lo scorso 10 settembre, per non avere ottemperato all’impegno preso davanti al giudice Elisabetta Massini del tribunale di Viterbo il 15 novembre 2019.
Licci e Chiricozzi non hanno mantenuto l’impegno a versare una somma complessiva di 60mila euro alla vittima, 40mila già versati al momento della sentenza di primo grado e gli altri 20mila promessi lo stesso giorno in cambio delle attenuanti.
Il giudice di primo grado, concedendo l’attenuante del risarcimento, aveva ritenuto “congrua” la somma complessiva di 60mila euro, senza disporre una provvisionale, ma mettendo nero su bianco nelle motivazioni: “L’offerta di ulteriori 20mila euro davanti al giudice in udienza ha valore di offerta reale e vincola gli imputati al suo pagamento”.
L’avvocato Taurchini – ricordando il video le cui immagini sono state definite “raccapriccianti” da chi le ha viste, condiviso su due chat Whatsapp e “esibito come un trofeo” – si dice pronto, adesso che la condanna è diventata definitiva, a chiedere in sede civile un cospicuo risarcimento danni a favore della sua assistita.
Silvana Cortignani