Riccardo Licci e Francesco Chiricozzi
Viterbo – (sil.co.) – Stupro di gruppo al pub, ultima tappa in cassazione per Riccardo Licci e Francesco Chiricozzi, 23 e 21 anni, condannati in primo e secondo grado rispettivamente a due anni e dieci mesi e a tre anni di reclusione.
Oggi al “Palazzaccio” di piazza Cavour, a Roma, è fissata per e 10 l’udienza che dovrà decidere una volta per tutte, in via definitiva, le sorti giudiziarie dei due ventenni di Viterbo e Vallerano arrestati il 29 aprile 2019 per avere violentato e filmato una 38enne, in stato di semincoscienza a causa di un mix di farmaci e alcol, all’interno dell circolo di Casapound in piazza Sallupara la notte tra l’11 e il 13 aprile.
– Stupro al pub, solidarietà alla vittima a piazza della Rocca
Il video che li ha inchiodati, le cui immagini sono state definite “raccapriccianti” dagli inquirenti, è stato poi condiviso su due chat Whatsapp dagli imputati nelle ore immediatamente successive. “Esibito come un trofeo”, torna a dire l’avvocato di parte civile, Franco Taurchini, pronto a chiedere in sede civile un cospicuo risarcimento danni, dopo che Licci e Chiricozzi non hanno mantenuto l’impegno a versare una somma complessiva di 60mila euro alla vittima, 40mila già versati al momento della sentenza di primo grado e gli altri 20mila promessi lo stesso giorno in cambio delle attenuanti.
Attenuanti venute meno “ai fini civilistici” al termine del processo d’appello, lo scorso 10 settembre, proprio per non avere ottemperato all’impegno preso davanti al giudice Elisabetta Massini del tribunale di Viterbo il 15 novembre 2019. Per i due giovani, a distanza di due anni e un mese dall’arresto, si tratta dell’ultimo grado di giudizio.
Assolti dall’accusa da lesioni
Durante la perquisizione effettuata la sera successiva dalla polizia, nel telefono di Licci furono rinvenuti 4 fotografie della vittima e 4 filmati ritraenti varie fasi della violenza sessuale commessa. Processati con l’abbreviato, sono stati condannati per stupro di gruppo con lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito e assolti con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di lesioni aggravate per il presunto pugno che avrebbero assestato in faccia alla vittima che cercava di sottrarsi alla violenza.
“Somma congrua 60mila euro di risarcimento”
“L’offerta di ulteriori 20mila euro davanti al giudice in udienza ha valore di offerta reale e vincola gli imputati al suo pagamento”, scriveva il giudice nelle motivazioni della sentenza di primo grado.
“L’ebrezza costituisce condizione di inferiorità”
“Quando la ragazza si lamenta dicendo ‘basta, basta’, i suoi lamenti non sortiscono alcun effetto e i due ragazzi continuano a porre in essere atti sessuali di vario genere, indifferenti alle richieste di smettere”, la conclusione, sempre nelle motivazioni, che ha convinto il giudice alla condanna per il reato di violenza di gruppo.