Cellere – (sil.co.) – Rimesso in libertà Stefano Radicetti. Il 16 maggio 2019 gli era stato concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali al posto di un anno di reclusione per una vecchia condanna. Ma trascorsi otto mesi, è stato accusato di avere aggredito un fabbro del paese. Motivo per cui il tribunale di sorveglianza di Roma, a febbraio 2020, ha disposto la revoca del beneficio, dichiarando non computabile, al fine dell’espiazione della pena, l’intero periodo trascorso in misura alternativa.
Pochi giorni fa il 51enne di Cellere è tornato libero, nonostante lo scorso 2 febbraio il tribunale di sorveglianza abbia confermato per la seconda volta la revoca dell’affidamento in prova ai servizi sociali, dopo che la cassazione aveva stabilito, su richiesta del difensore Marco Valerio Mazzatosta, il parziale annullamento della precedente decisione.
La difesa ha infatti presentato un altro ricorso e anche stavolta la cassazione gli ha dato parzialmente ragione, rinviando di nuovo il caso per un ulteriore esame al tribunale di sorveglianza di Roma, perché vengano spiegate le ragioni per le quali il periodo di otto mesi trascorso in affidamento non debba considerarsi come pena espiata. E pochi giorni fa il cinquantenne è stato rimesso in libertà.
“In particolare – si legge nelle motivazioni della sentenza della quinta sezione penale presieduta dal giudice Stefano Palla – il tribunale di sorveglianza ha sottolineato la gravità delle eterogenee violazioni commesse dal Radicetti tra il gennaio ed il febbraio 2020, ma ha omesso di spiegare perché le stesse proietterebbero la loro rilevanza anche sul periodo intercorso tra l’inizio di esecuzione della misura (il 19 maggio 2019) e l’inizio dell’anno seguente”.
L’avvocato Marco Valerio Mazzatosta
L’affidamento in prova ai servizi sociali era stato revocato il 25 febbraio 2020, a causa di un episodio avvenuto a Cellere meno di un mese prima, il 31 gennaio dell’anno scorso, quando Radicetti, sotto l’effetto di sostanze alcoliche, avrebbe aggredito un fabbro del paese.
Sarebbe inoltre emerso un episodio di danneggiamento di un veicolo, in data 4 maggio 2019, verificatosi prima dell’affidamento in prova, sconosciuto al tribunale di sorveglianza al momento della concessione, nonché la successiva intimidazione rivolta alla titolare dell’esercizio commerciale le cui telecamere di sorveglianza avrebbero ripreso il danneggiamento.
Segnalazioni, a causa delle quali Radicetti era stato nuovamente sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, disposta, per la durata di tre anni, dal tribunale di Viterbo con decreto in data 11 maggio 2014, in precedenza interrotta a causa delle varie carcerazioni.
Secondo la difesa il tribunale avrebbe “valorizzato alcune condotte asseritamente criminose, obliterando, tra l’altro, il fatto che le presunte condotte di intimidazione ai danni della titolare di un esercizio commerciale non avevano portato alla iscrizione di alcun procedimento, avendo l’interessata smentito di avere riportato minacce da parte di Radicetti, che l’episodio della presunta aggressione ai danni del fabbro sarebbe stato ricostruito unicamente alla stregua delle dichiarazioni di quest’ultimo, in realtà non verificabili in ragione della intervenuta remissione della querela e in ogni caso smentite dal racconto di alcuni testimoni, i quali avrebbero escluso qualunque colluttazione tra Radicetti e la presunta vittima”.
Non sarebbero invece state valorizzate, in relazione alla valutazione del tempo trascorso in affidamento in prova secondo la regola di “utile espiazione della misura alternativa”, “le positive relazioni del responsabile della protezione civile e del sindaco del paese, le quali avrebbero attestato il positivo percorso trattannentale intrapreso”.
E ancora: “La revoca, intervenuta in prossimità della scadenza dell’affidamento, non avrebbe adeguatamente valutato la positiva condotta tenuta dall’affidamento durante il periodo antecedente alla notitia criminis, allorché Radicetti si sarebbe distinto per un percorso di vita inteso a una piena risocializzazione; al contrario, sarebbe stata illegittimamente valorizzata una mera denuncia, priva di qualunque riscontro”.
– Picchia fabbro durante affidamento ai servizi sociali, azzerati otto mesi di “prova”
