Viterbo – 4 ottobre 1964: l’autostrada del Sole Milano-Napoli venne completamente aperta al traffico automobilistico accorciando l’Italia da nord a sud e sostenendo – come dirà nel discorso inaugurale il presidente del Consiglio Aldo Moro – lo sviluppo economico e sociale già avviato dal dopoguerra.
Acquapendente – Gigi Riva davanti all’Albergo Roma
Nuovi orizzonti per il Belpaese con il potenziamento del turismo estero dal nord Europa, destinato a fare Pil, cassa e occupazione.
Sull’altra faccia della medaglia pesava però la crisi di quelle aree tra cui la Tuscia Viterbese, escluse dalla grande arteria, che traevano linfa vitale dalla consolare Cassia, fino ad allora unica via di collegamento tra Firenze e Roma.
A farne maggiormente le spese furono Acquapendente, Bolsena e Montefiascone che vivevano sulla rendita di un traffico automobilistico provvidenziale soprattutto per i ristoranti. Coi passaggi ridotti al minimo, gli operatori non ebbero modo di progettare rapide e concrete alternative.
Acquapendente – Albergo Roma
I ristoranti-hotel di Acquapendente, il Roma e il Milano, diretti da due famiglie storiche del posto: Carlo Marziali (Roma) e Otello e Umberto Squarcia (Milano), resisteranno per alcuni anni ma saranno costretti a chiudere, disperdendo, così, un prezioso know how acquisito giorno dopo giorno con una clientela internazionale in buona parte legata al mondo della politica e del cinema, ma non solo.
Pensiamo ai tanti vip di allora che di passaggio sulla Cassia da Firenze a Roma e viceversa si fermavano nel paese aquesiano per l’ora del pranzo o della cena.
Il Roma vantava origini ottocentesche ed ospiti da prima pagina come Giacomo Puccini, Eugenio Pacelli (il futuro Pio XII), Lina Cavalierti, Guglielmo Marconi, la regina Margherita di Savoia (moglie di Umberto I), Tullio Serafin. Cucina e accoglienza professionale, ma familiare tanto che . Luigi Veronelli lo consigliava nella sua guida al Mangiar Bene. Senza considerare che il Roma negli anni Cinquanta-Sessanta era un hotel gettonato per i ritiri di varie squadre di calcio tipo Fiorentina (Bernardini, Chiappella, Montuori, De Sisti, Robotti, Castelletti, Albertosi), Bologna e Cagliari (Gigi Riva), grazie anche ad un efficiente impianto sportivo con terreno di gioco erboso (una rarità in quei tempi) e ad una altitudine ottimale. Altrettanto prestigioso l’album del ristorante-hotel Milano con firme e foto dei clienti, custodito come una reliquia per anni da Otello Squarcia.
Le sorelle del re Costantino di Grecia al Milano di Acquapendente
Si parlava di Margaret d’Inghilterra, Mussolini, Hitler, Paolo e Federica di Grecia, Pietro Nenni, Palmiro Togliatti, Tyrone Power, Clark Gable, Walt Dysney, Robert Taylor, Amedeo Nazzari, Rossano Brazzi, Charlie Chaplin e tanti altri ancora.
Stessa sorte per Bolsena i cui hotel Al Lago da Amedeo di Leoncini, il Columbus e il Lido di Colombo Cristoferi e il Moderno di Sabatino Masi videro notevolmente diminuiti gli arrivi così come il Nazionale, l’Eden e Le Najadi. Guai anche per l’hotel Roma di Montefiascone condotto da Augusto e Florido Fanali e il Vittoria (già Risorgimento) di Carlo Leonardi.
I ristoranti-hotel Risorgimento e Roma di Montefiascone
Successivamente, a partire dagli anni Settanta, si assistette ad una graduale ripresa dovuta anche alla trasformazione dell’offerta turistica di quei comuni, più attenta al territorio e ad altre tipologie di domanda. Si cambiò pagina, come accade sempre dopo una crisi strutturale.
Acquapendente puntò sul verde grazie ad una natura incontaminata, trasformando il monte Rufeno in un parco naturale con tutte le occasioni e le opportunità del green: agriturismi (alcuni con cucine di eccellenza), sentieri-salute, Museo del Fiore ed altro.
Ma anche cultura con una rinnovata considerazione per la cripta del Santo Sepolcro. Si allestì il Museo Civico e Diocesano e venne ristrutturato il Teatro Boni. Bolsena guardò con nuove attenzioni alle potenzialità del lago con la creazione di parchi di campeggio idonei a catturare insospettati bacini di clientela.
Accanto al preesistente camping Il lago, ne sorsero altri come Romantic Chez vous, Cappelletta, Pineta, Val di Sole, Patrizia e Nerone che ben presto conquistarono molte clientele nord europee: Olanda, Belgio, Germania soprattutto. Ci fu pure più riguardo alle emergenze storiche e monumentali come la tomba di Santa Cristina e le catacombe nella Collegiata, l’abbellimento del lungolago, il recupero del centro storico e la creazione del Museo Territoriale del Lago di Bolsena nella Rocca Monaldeschi opportunamente restaurata.
Montefiascone da parte sua puntò sullo Rocca dei Papi dove – dopo radicali ristrutturazioni – vennero allestiti il Museo dell’Architettura e una sala conferenze. Occhio anche ad una più efficiente produzione vitivinicola con l’ammodernamento della Cantina Sociale dotata di un apprezzato shop di prodotti agricoli locali (vini, oli, fagioli, lenticchie, marmellate ed altro), e a nuove offerte gastronomiche emblematicamente rappresentate dal ristorante Cesare alla Cavalla. Il “paese del vino” abbellì alcune aree e spiaggette in prossimità del lago di Bolsena dotandole di trattorie, un hotel e un parco di campeggio.
I tre comuni posero mano anche fruizione e promozione della via Francigena, la via del pellegrinaggio che taglia da secoli la Tuscia Viterbese da Centeno a Monterosi utilizzando finanziamenti regionali e locali.
Oggi a distanza di molti anni dal quel 1964, ci troviamo a commentare le potenzialità di un territorio che si presenta più attrezzato ad affrontare la sfida dei prossimi anni basata su una migliore sostenibilità, sull’ambiente e sul recupero dei borghi. La Cassia da un’immagine in bianco e nero si trasforma in una a colori.
Vincenzo Ceniti



