Viterbo – Opere d’arte e oggetti sacri. E’ la cappella delle reliquie del monastero di Santa Rosa a Viterbo. Inaugurata ieri pomeriggio. Con diocesi, fondazione Carivit e università degli studi della Tuscia. La prima è titolare delle reliquie, la seconda ha sostenuto il progetto e la terza le ha restaurate. Un progetto iniziato nel 2011. Con già due esposizioni nel curriculum. 2012 e 2019. Quella di ieri, la terza, è invece permanente. In uno spazio accanto al salone del quattrocento per poter essere visitate.
Viterbo – Le reliquie del monastero di Santa Rosa
“I santi – ha detto il vescovo Lino Fumagalli – sono modelli da imitare e la vita monastica è anticipazione del paradiso”. Con le reliquie a sostegno del quotidiano di chi ne è parte. Un patrimonio artistico che torna alla servizio della città, grazie anche alle suore francescane che da una decina d’anni circa gestiscono il monastero. E la prima cosa che hanno fatto, è stato aprirlo al pubblico, curandone e restaurandone il chiostro, con il giardino, e le opere che contiene e in parte ancora nasconde.
“Un altro tassello – come ha detto subito suor Francesca delle Alcantarine – che si inserisce nel mosaico del monastero. Un segno per andare avanti e proseguire il lavoro”.
Viterbo – L’inaugurazione della cappella delle reliquie
Assieme al vescovo e suor Francesca, anche il rettore dell’Unitus Stefano Ubertini e il presidente della fondazione Carivit, Marco Lazzari.
Viterbo – Il monastero di Santa Rosa
“Fare un centro studi per la nostra Santa – ha commentato Ubertini – ha un valore più importante. Sono anche un modo per capire il radicamento di Rosa nel territorio”.
“Siamo fieri come fondazione – ha poi aggiunto Lazzari – di far parte della comunità che ha dato vita a questa nuova iniziativa. La fondazione lavora per questo. Per valorizzare e rilanciare il territorio. Un obiettivo cui destiniamo tutto quanto il nostro patrimonio”.
Viterbo – Il vescovo Lino Fumagalli e il rettore Stefano Ubertini
Leghe metalliche, carta e fiori di seta. Le reliquie sono un piccolo universo di materiali compositi. Tracce di manipolazione devozionale. Conservate nel monastero delle Alcantarine ci sono l’urna che ha contenuto il corpo di Santa Rosa dal 1921 al 1998, frammenti del suo abito e del suo velo, un frammento del sepolcro e uno del velo della Vergine Maria, un altro, osseo, invece è di San Giuseppe. Reliquie di santi e martiri. Cirillo, Mauro, Pellegrino, Trifone, Chiara, Alessandro e Angelo. Costanza e San Luigi Gonzaga. Infine, la stola e lo zucchetto utilizzato da papa Giovanni Paolo II, Santo, nel 1984 quando venne a Viterbo.
Viterbo – Le reliquie del monastero di Santa Rosa
“Io non venero un pezzo d’osso – ha sottolineato il vescovo nel suo intervento – ma il Santo cui apparteneva o su cui è stato messo”. Lino Fumagalli spiega poi così il significato delle reliquie. Partendo dalla vita di Sant’Ignazio da Loyola, fondatore dei Gesuiti da cui il vescovo ha studiato. Le vite dei santi che, ferito in battaglia, hanno spinto Ignazio a diventarlo anch’esso.
Viterbo – Le reliquie del monastero di Santa Rosa
“Il monastero di Santa Rosa – ha esordito il vescovo – è uno scrigno poco esplorato. Una miniera preziosa per capire anche l’animo di chi lo ha vissuto in passato. I reliquiari sono un opera d’amore e d’arte che raccontano l’amore per i santi, amici e al tempo stesso modelli di vita. Amici perché condividono il quotidiano. Modelli di vita, perché nella varietà delle loro storie sono uno stimolo alla loro”.
Viterbo – Le reliquie del monastero di Santa Rosa
Amici e modelli. Amici perché accompagnano il quotidiano di chi sceglie di vivere in un monastero. Modelli, perché punto di riferimento costante. Due elementi che fanno della “vita monastica – come ha detto il vescovo – un’anticipazione del paradiso”.
Viterbo – Le reliquie del monastero di Santa Rosa
Le reliquie sono vere? A porsi la domanda, alla fine del suo intervento, il vescovo stesso. “Le reliquie – ha spiegato Fumagalli – richiamano al Santo e per la chiesa le reliquie vengono considerate tali anche per contatto. E non abbiamo nessuna difficoltà a dirlo. Le reliquie richiamano al santo e sono un invito ad imitarlo”.
Daniele Camilli
Fotogallery: La cappella delle reliquie







