Viterbo – Scemo e più scemo…. Prima o poi sulla storia demenziale di Viterbo, città della cultura, ci si farà un film. La sceneggiatura è bella e pronta. È quella di Scemo e più scemo di Peter Farrelly, protagonista, insieme a Jeff Daniels, il grande Jim Carrey. La parabola delle politiche culturali della città non solo è demenziale, ma degna di dar vita a una distopia paradigmatica in forma di racconto.
Festival dei cantautori – Renato Zero a pratogiardino Lucio Battisti
Perché dico questo? Perché questa città negli anni ha fatto fuori eventi culturali di portata nazionale e internazionale senza batter ciglio, nella più completa indifferenza, quando va bene, e/o con la complicità della politica, quando va male. E dire, qualcuno se ne ricorderà, che qualche anno fa si parlava di Viterbo città dei festival. Tanti festival erano presenti. Ma poi sono arrivati Michelini/Filippo Rossi e ora Arena, e l’incantesimo è finito.
Andando a memoria, e mi scuso subito per ciò che non ricordo, sono scomparsi dall’orizzonte della città manifestazioni culturali/economiche di caratura come: il Festival dei cantautori, che ha portato a Viterbo cantanti come Battiato, Branduardi, Alan Sorrenti, Renato Zero, Ivan Graziani, Cocciante, Riccardo Fogli, Venditti…; Antiquaria; Hobby & C., che si teneva alla Fiera di Viterbo; Sabo, salone nazionale della bomboniera; il Settembre Viterbese; la stagione teatrale, degna di questo nome, dell’Unione; il Festival Barocco, una eccellenza di livello mondiale; Tuscia operafestival, con risvolti internazionali; Caffeina, il festival più popolare; Caffeina Christmas Village. E molte altre iniziative. Poi ci sono iniziative che si stanno affievolendo come la stagione teatrale estiva a Ferento. E ci sono state e ci sono iniziative poco rilevanti, utili solo, spesso, a mantenere economicamente chi le organizza. Ma questo ci sta.
Voglio poi ricordare un fatto che è significativo di quella che è la politica culturale di questa città. Alla fine della sua vita, era già malato, se ne andò da Viterbo, Alfredo Cattabiani, già responsabile editoriale prima di Borla e poi di Rusconi. Per capirci è l’uomo che ha portato Tolkien in Italia. Ebbene nessuno si peritò allora di fermarlo. Alfredo abitava a San Pellegrino e non ne poteva più di questa città. Uomo di destra-destra, se ne sarebbe andato insalutato ospite, se non fosse stato per un mio articolo/lettera aperta, uscito allora sul Messaggero.
Alfredo era un uomo che poteva portare a Viterbo qualunque abitante del mondo culturale italiano e internazionale. Se ne andò, a Santa Marinella, portando via la sua vastissima biblioteca. Un vero giacimento culturale perso dalla città. Era sindaco Giancarlo Gabbianelli.
Ora grazie a Michelini e Arena abbiamo desertificato o quasi il panorama delle manifestazioni culturali/economiche della città. Resiste e anzi continua crescere Tuscia film fest di Mauro Morucci, che è sbarcato da anni anche a Berlino, ci sono Ludika e Slow Food Village, esiste quella cosa che si chiama Medioera. Ci sono poi le manifestazioni, di qualità ed emergenti, a sostrato scientifico di ViterDino eventi.
A proposito a Morucci, per la serietà, per la tenacia e la competenza, qualcuno prima o poi gli dovrebbe dare una medaglia al valor culturale.
Ma torniamo alle perdite secche. Nel tempo si sono perse le punte di diamante, se così si può dire, sia sul piano economico che culturale. Le quattro perdite secche più grandi mi sembrano il Festival dei Cantautori, il Festival Barocco, Tuscia operafestival e Caffeina. In pratica questi erano i fulcri trainanti di quello che poteva essere un distretto culturale, interessante sia per originalità e qualità che sul piano economico.
Ma i distretti culturali, una città dei festival, andavano sostenuti anche dalle istituzioni. Comune, provincia , regione, stato. Non è accaduto. E così si perdono competenze, abilità, contatti necessari, per esempio, per creare un festival tipo Caffeina o Tuscia operafestival.
E si badi bene, ci sta che questo o quell’organizzatore sia un sola o altro. Ma a quel punto, se si valuta che l’iniziativa è importante per la città, viene prima l’interesse della città. Magari il sindaco convoca il personaggio del caso, prende l’impegno di sostenere economicamente l’iniziativa qualificante, e spiega con un accento tedesco che però… “prima di comprare un gelato va pagato…”. Punto. Non c’è stato nessun discorsetto di questo tipo. Perché la politica viterbese è più preoccupata di avere la “moglie/compagna” assessora che del futuro della città. Futuro economico e culturale, ché le due cose a Viterbo si tengono.
Negli anni, come Tusciaweb, ci è stato chiesto di essere media partner delle iniziative più importanti, lo abbiamo sempre fatto nonostante la remissione economica e nonostante il lavoro, a volte enorme, che comportava. Ma mettevamo prima l’interesse della città. Non è stato questo l’atteggiamento della politica. Ovviamente nel tempo abbiamo messo a disposizione il nostro marchio solo delle manifestazioni che ritenevamo significative e di qualità. E ovviamente moltissimi hanno chiesto il nostro marchio.
Va detto che sia l’amministrazione Gabbianelli, ma soprattutto l’amministrazione Marini hanno fatto in modo che le attività culturali rilevanti crescessero. Credo che il massimo si sia raggiunto con Giulio Marini sindaco, con Tuscia operafestival che portava il nome di Viterbo a Los Angeles negli Stati uniti. In quel tempo si cominciò a parlare di “Viterbo città dei festival”, di fare un Festival dei festival. Poi la catastrofe, per incompetenza, incapacità, insipienza. Le giunte Michelini/Rossi e Arena sono state devastanti. Non c’è stato un progetto di città, non c’è stato un progetto culturale. Un devastante silenzio. E si badi bene stiamo parlando di questione non da salotto buono della borghesia cittadina, ma di strutture culturali, intese in senso lato, che hanno avuto e potevano avere ricadute economiche importanti.
Ma questa è la politica della città dei papi, che, se si chiama così, una ragione ci dovrà essere. Nonostante tutto, nonostante Michelini e Arena, credo che sia opportuno riaprire un dibattito sul futuro della città e sulla possibilità di allestire una politica culturale degna di questo nome. Cosa di cui non si vede traccia. Il nulla nullificante, per dirla con Martin Heidegger.
All’assessore alla “cultura” domani spiegheremo cosa abbiamo scritto.
Carlo Galeotti
Ps. Per gli scemi e più scemi del villaggio, per i falsi giornalisti, per chi esercita abusivamente la professione giornalistica (un reato perseguibile d’ufficio dalle procure, punibile con la reclusione fino a tre anni, ci dicono i nostri avvocati) e i truffatori mediatici finanziati da politici decadenti, nessuna spiegazione. Quando uno è troppo scemo, non c’è nulla da spiegare.