Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Caro direttore, sì, è vero, c’ero anch’io quel giorno ad osservare tra il divertito e il meditativo quello che oggi si chiamerebbe il “flashmob” di Guido Landucci e dei suoi “accoliti” dello Spigolo.
– La “spigolosa” gioventù che animava Viterbo alla fine degli anni Settanta… di Silvana Cortignani
Viterbo – Francesco Mattioli
Nella Viterbo sonnacchiosa e tremebonda di quel 1980 sembrò qualcosa tra lo sbarco dei marziani a piazza delle erbe e il diversivo di un attacco terroristico, comunque inatteso e scioccante. Oggi non dico che passerebbe inosservato, ma si giocherebbe le sue chances su tik tok, youtube o instagram, goccia di mare nell’esibizionismo mediatico divenuto normalità soprattutto ai tempi della pandemia; insomma, a metà strada tra una provocazione di Vacchi e un’intemerata novax di Montesano… la fine che hanno fatto, in realtà, anche le più giuste proteste in piazza degli artisti o dei commercianti. Eppure allora aveva tutt’altro sapore. C’era un fine, c’era un bisogno di comunicare, di esserci, di guardare il mondo in piedi sul banco e di dirlo, con la speranza – poi risultata vana – di appellarsi se non agli adulti, almeno ai coetanei.
Lo Spigolo – Guido Landucci “mimo” in piazza delle Erbe il 21 luglio 1980
Ma sono passati quarant’anni. Riscriverei tutto quello che scrissi su quella lettera ai giornali mai pubblicata. Ma forse sarei più, come dire, comprensivo con le istituzioni. E non perché, come sentenziava un maestro del giornalismo viterbese, Alessandro Vismara, a vent’anni si è tutti socialisti e a quaranta tutti democristiani (che poi è anche un po’ vero…). Ma perché il 1980 è stato uno degli anni di piombo. Due anni prima la strage di via Fani, l’anno precedente gli omicidi di Rossa, Pecorelli, Ambrosoli; quell’anno l’assassinio di Tobagi e le dure rivolte sindacali, di lì a un mese ci sarebbe stata la strage di Bologna. E mi sono dimenticato qualcosa. Mi immagino il solerte vigile urbano, il solerte funzionario della questura di fronte alla maschera di Guido Landucci; come “leggere” quello “scandalo”? Quali minacce poteva celare? Finì tutto bene, qualcuno più in alto capì e soprassedette.
Oggi non fa molto scalpore – e non indigna – neppure un gruppo di persone che manifesta il diritto di infettare gli altri in onore e in difesa della (loro) libertà.
Anche allora Guido Landucci e i suoi compari cercavano di infettare gli altri. Ma di idee, di fantasia, di speranze. Altri tempi.
Francesco Mattioli

