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Imprenditori minacciati e ricattati, processo bis per tre sodali dei fratelli Rebeshi

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Mafia viterbese a "Mappe criminali"

Mafia viterbese – Una delle teste mozzate di animali usate per intimidire le vittime dai sodali


Viterbo – Mafia viterbese bis, fissata la data del processo d’appello per i tre albanesi condannati in primo grado a 9 anni e 4 mesi di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso in concorso coi fratelli David e Ismail Rebeshi.

I Rebeshi e i sodali, secondo le indagini coordinate dalla Dda di Roma, sarebbero stati a caccia di crediti da riscuotere, con le buone o con le cattive, per procurarsi i soldi per le spese legali dei processi a carico del boss di mafia viterbese. Vittime un ristoratore e il titolare di un autosalone del capoluogo, di 54 e 41 anni, da cui avrebbero preteso rispettivamente le somme di 4.500 euro e di 500 euro, minacciando di morte le parti offese e anche le famiglie.

Gli imputati, in carcere dal 28 novembre 2019, compariranno davanti ai giudici di secondo grado il prossimo 19 ottobre. Nel frattempo è stata fissata al 23 gennaio 2022 la nuova data di scadenza dei termini di custodia cautelare presso i reparti di alta sorveglianza dei tre diversi istituti penitenziari dove sono detenuti.

Condannati lo scorso 25 novembre a 9 anni e 4 mesi ciascuno dal gup del tribunale di Roma, con lo sconto di un terzo della pena del rito abbreviato, i tre presunti complici dei Rebeshi sono il 31enne Must Lleshi, il 23enne FIavio Hysa e il 24enne Alban Kacorri.

Ai tre imputati ricorsi al rito alternativo, difesi dall’avvocato Samuele De Santis è stata riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso nel giorno in cui David e Ismail, 38 e 32 anni, sono stati rinviati a giudizio col rito ordinario.

Il processo per gli stessi fatti ai Rebeshi, difesi dall’avvocato Roberto Afeltra, è ancora in corso e riprenderà il prossimo 8 ottobre. Parte civile il ristoratore. (“Commerciante inseguito in auto e messo all’angolo in un’area di servizio”). 


Il blitz del 28 novembre 2019 in cui è stato arrestato David Rebeshi (nel riquadro il fratello Ismail)

Il blitz in cui sono stati catturati David Rebeshi e i tre connazionali (nel riquadro il boss Ismail ritenuto il mandante)


Mandante dal carcere il boss di mafia viterbese

Presunto mandante dal carcere il boss Ismail Rebeshi, il ristoratore 54enne sarebbe stato minacciato di morte assieme alla sua famiglia nel locale che gestiva a Tuscania. E’ stata la sua richiesta di aiuto a far scattare la trappola dei carabinieri del 28 novembre 2019. Due giorni prima, il 26 novembre, il concessionario 41enne sarebbe stato inseguito in auto e messo all’angolo nella piazzola di sosta di un distributore quindi costretto con le minacce a versare la somma richiesta.

A chiedere il processo per i fratelli Rebeshi e i tre connazionali è stato lo stesso pm della Dda di Roma Fabrizio Tucci, già titolare col collega Giovanni Musarò dell’inchiesta “mafia viterbese”, della quale la vicenda sarebbe lo scontato seguito in quanto, secondo l’accusa il boss Rebeshi senior (condannato a 12 anni in primo grado con l’aggravante del 416 bis l’11 giugno 2020 e a 10 anni e 11 mesi in appello, lo scorso 7 giugno, nell’ambito dei tredici arresti del 25 gennaio 2019 dell’operazione Erostrato) sarebbe il mandante dal carcere dei due episodi di estorsione con metodo mafioso sfociati il 28 novembre di due anni fa nell’arresto in flagranza di Rebeshi Junior e degli altri tre albanesi.

Il movente starebbe nella necessità da parte di Ismail di trovare urgentemente quattrini, recuperare soldi rivendicando crediti veri o presunti, per pagarsi le spese legali, in vista dei vari procedimenti penali che ormai da tre anni a questa parte coinvolgono il presunto boss.

A partire dall’operazione antidroga Ichnos, per cui il 38enne è in carcere dal 26 novembre 2918 e per cui è stato condannato a 6 anni in primo grado con l’abbreviato lo scorso 14 gennaio dal tribunale di Cagliari.

Silvana Cortignani


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