- Viterbo News – Viterbo Notizie – Tusciaweb – Tuscia News – Newspaper online Viterbo – Quotidiano on line – Italia Notizie – Roma Notizie – Milano Notizie – Tuscia web - https://www.tusciaweb.eu -

Morte di Sestina Arcuri, ecco perché l’accusa non crede alla nonna di Landolfi…

Condividi la notizia:

Mirella Iezzi davanti al pm Franco Pacifici

Mirella Iezzi davanti al pm Franco Pacifici


Ronciglione – Voleva essere interrogata in aula, lo scorso 25 novembre, Mirella Iezzi, la nonna ottantenne di Andrea Landolfi. Invece sono state acquisite le 80 pagine di verbale dell’interrogatorio in procura dell’8 marzo 2019. Interrogatorio che ha convinto il pm Franco Pacifici a indagare l’anziana per omissione di soccorso, falso in dichiarazioni al pubblico ministero e abbandono di persona incapace. Lei ha sempre sostenuto l’innocenza del nipote e la tesi della caduta accidentale dalle scale. 

Incidente o delitto? Tutto, secondo quanto emerso nel corso del processo, sarebbe accaduto nell’arco di una decina di minuti: la coppia rientra a casa all’1,50 e la nonna esce attorno alle due, per recarsi a piedi al vicino ospedale Sant’Anna nel cuore della notte. In quei “soli” dieci minuti, secondo la procura, Mirella Iezzi avrebbe in sostanza concentrato troppe cose per essere credibile. 

Andrea è il pugile e operatore sociosanitario 32enne di Roma accusato di omicidio volontario per la morte della fidanzata Maria Sestina Arcuri. Lo scorso 14 giugno il pm Pacifici ha chiesto una condanna a 25 anni per omicidio volontario, omissione di soccorso e lesioni gravi alla nonna, cui avrebbe rotto tre costole con un violento cazzotto mentre lei tentava di soccorrere la vittima.

Lunedì 19 luglio la corte d’assise presieduta dal giudice Eugenio Turco si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.


L'ultimo messaggio di Sestina Arcuri a Andrea Landolfi

L’ultimo messaggio di Sestina a Andrea nel tardo pomeriggio del 3 febbraio 2019


Sestina è la parrucchiera 26enne di Nocara, in provincia di Cosenza, precipitata dalle scale dell’abitazione dell’anziana, dove la coppia stava trascorrendo il weekend con la donna e il figlioletto di lui di 5 anni, attorno alle due della notte tra il 3 e il 4 febbraio 2019.

Ricoverata a Belcolle verso le 7 della mattina successiva, secondo l’accusa con un colpevole ritardo di quattro ore nel dare l’allarme, la 26enne è stata sottoposta a un disperato intervento chirurgico alla testa, che non è riuscito però a salvarle la vita. Troppo gravi le lesioni riportate al cranio, senza ferite esterne, che hanno prodotto la gravissima emorragia interna che le è stata fatale. E’ deceduta senza più riprendersi il 7 febbraio di due anni fa. 

Un mese dopo la tragedia, l’8 marzo 2019, per prima cosa il pm contestò alla Iezzi di avere dato false indicazioni sull’orario di rientro a casa della coppia, verso le 22,30 e poi verso mezzanotte e mezza, quando in realtà i filmati della videsorveglianza dicono attorno all’1,50.

La donna, sentita in quel momento come persona informata sui fatti, replicò: “Eh sì, però so che era tardi perché gli ho detto queste precise parole: ‘Domani mattina ci dobbiamo alzare presto per andare a Roma’”. Alla risposta del pm “l’ora è per tutti la stessa”, l’anziana rispose “certo, lo so, però io c’ho pure ottanta anni”.

Un interrogatorio incalzante, quello di Mirella Iezzi, le cui risposte risultano spesso smozzicate, interrotte dalle continue contestazioni degli investigatori, oltre a Pacifici, anche personale della polizia giudiziaria impegnata nelle indagini all’epoca dei fatti. Un botta e risposta sfociato nell’iscrizione della donna nel registro degli indagati. “Mendace pur di difendere il nipote omicida”, ha detto l’accusa durante la discussione.

Landolfi nell’immediatezza, al 118 e ai carabinieri, disse che lui e Sestina erano caduti insieme per le scale di casa della nonna, che si erano fatti male tutti e due, che la ragazza accusava solo un forte dolore alla schiena, che solo verso le 5 di mattina ha capito la gravità della situazione, quando Sestina ha cominciato a straparlare e a perdere sangue dal naso e da un orecchio e a chiamarlo col nome del figlio. 

Nonna Mirella, uscita dopo lo spintone per andare al punto di primo soccorso dell’ospedale Sant’Anna di Ronciglione, dove le dissero che avrebbe dovuto fare una lastra ma che loro non potevano, fu poi recuperata per strada dal genero, venuto apposta da Campagnano, che l’ha portata a casa della figlia dove ha trascorso la notte prima di recarsi presso il San Filippo Neri di Roma per accertamenti la mattina successiva. Lì è rimasta fino al pomeriggio, mentre a Belcolle si stava consumando la tragedia di Sestina.


Ronciglione - Il pm Franco Pacifici e gli ufficiali dei carabinieri sul luogo della tragedia

Ronciglione – Il pm Franco Pacifici e gli ufficiali dei carabinieri sul luogo della tragedia


Un mese dopo la morte di Sestina, Mirella Iezzi viene convocata in procura.

“Allora, come sono andate quella sera le cose?”, le chiede il pm Pacifici. “Sono entrati, Andrea è andato di sopra a cambiare il bambino e a metterlo a letto, mentre io e Sestina siamo rimasti giù 5-10 minuti a parlare”, risponde lei.

“Assolutamente no”, risponde il pm, mettendola sulla difensiva. “Io c’ho parlato con Sestina”, insiste Mirella. Il pm: “Signora, ma saranno stati 5 secondi”.

Andrea avrebbe messo il pigiama al bambino e sarebbe risceso al pianoterra dopo di che la nonna gli avrebbe detto: “Andate su che domani mattina ci dobbiamo alzare presto, andate a dormire”.

Quindi la domanda chiave di Pacifici: “Poi che cosa è successo?”. Lei li avrebbe sentiti in cima alle scale che parlavano: “Tutto insieme me li sono visti cadere, scivolare giù (…) ho visto mio nipote scendere e battere (…) erano tutti e due sdraiati (…) mio nipote stava tra il muro e il camino, e Sestina vicina a lui (…) sono scivolati insieme (…) forse Andrea era più propenso verso Sestina (…) Sestina era proprio dritta (…) quando sono caduti, sono caduti dritti, con la faccia su. Io li ho visti a metà scala venire giù (…) proprio una scivolata forte, un secondo è stato”.

Infine l’ultimo tassello a una versione che non è stata ascoltata in aula dalla corte d’assise, ma che i due giudici togati Turco e Roberto Colonnello e i sei giurati popolari possono leggere sulle carte o sentire nel video dell’interrogatorio che è stato registrato.

“Se io devo dire che stavano litigando – dice Mirella Iezzi – gli dico di no, perché quando sono risaliti su erano d’amore e d’accordo, perciò non posso dire che non è vero, io questo mi batterò, lo dirò perché io li ho visti scivolare insieme, basta, mio nipote non ha ammazzato nessuno”. 

Silvana Cortignani

 


Condividi la notizia: