Tribunale, nel riquadro il giudice Gaetano Mautone
Viterbo – Oggi l’ultimo saluto al giudice Gaetano Mautone. I funerali del magistrato, morto ieri a 68 anni a causa di una grave malattia, si svolgeranno alle 15,30 di questo pomeriggio presso il santuario di Santa Maria della Quercia.
Tanti gli attestati di stima al giudice, viterbese d’adozione e orgogliosamente originario di Salerno, di cui conservava l’inconfondibile accento, dove era nato il 14 luglio 1953. Tra le telefonate giunte in redazione quella, commossa, di un ex compagno di università con cui Mautone ha condiviso in Campania il percorso di studi che lo hanno portato alla laurea in giurisprudenza e poi a una vita in magistratura.
Da Viterbo era stato trasferito a Perugia, il 25 marzo 2013, con il prestigioso incarico di presidente della sezione penale, rientrando poi nel capoluogo, su sua espressa richiesta, con funzioni di giudice penale nel 2017.
Presidente di collegio e di corte d’assise, oltre che giudice monocratico, al palazzo di giustizia di via Falcone e Borsellino Mautone si è occupato negli ultimi anni del seguito giudiziario di alcuni dei casi di cronaca nera che hanno avuto maggiore rilevanza, alcuni anche a livello nazionale oltre che a livello locale.
Tra i più recenti, il processo in corte d’assise per omicidio volontario al pugile 32enne romano Andrea Landolfi (assolto il 19 luglio), seguito fino all’ultimo dal presidente Mautone, costretto a rinunciare a un passo dalla sentenza, alla vigilia della discussione, inziata lo scorso 14 giugno, a causa della malattia che lo ha colpito in primavera.
Il 29 ottobre 2020, la corte d’assise da lui presieduta ha inflitto 14 anni (ridotti a 12 in appello) al detenuto indiano 36enne che la sera del 29 marzo 2019, a Mammagialla, ha massacrato con una decina di colpi di sgabello il compagno di cella, un viterbese di 61 anni.
Il 26 giugno 2019, sempre da presidente di corte d’assise, ha condannato a 6 anni (poi ridotti a 4 in appello) il 27enne d’origine lettone arrestato il 18 marzo 2018 per avere lanciato un ordigno contro la macchina di Santa Rosa, durante il Trasporto del 3 settembre 2015.
Prima di andare in pensione, lo scorso 30 giugno, quale presidente del collegio, aveva fissato anche la discussione (poi slittata in autunno) del processo per estorsione con metodo mafioso ai due imprenditori e all’operaio romeno tra i tredici arrestati, il 25 gennaio 2019, nel blitz dell’operazione Erostrato contro un sodalizio di stampo mafioso italo-albanese che ha messo a ferro e fuoco Viterbo tra il 2017 e il 2018.
Lo scorso 12 gennaio ha condannato in primo grado a un anno, 11 mesi e 15 giorni, per maltrattamenti aggravati e abbandono di minori, la maestra dell’asilo di Nepi sospesa dal servizio per un anno il 27 gennaio 2017. Il 26 marzo 2021 ha condannato in primo grado a un anno e due mesi per lesioni un marito tunisino che aveva riempito di botte la moglie italiana nel parcheggio di un centro commerciale del capoluogo.
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Al palazzo di giustizia di Viterbo, dove oltre che giudice dibattimentale è stato gip e gup, lascia il ricordo di un magistrato che, anche nei contesti più difficili e delicati, riusciva ad essere severo senza però mai venire meno a quell’umanità per cui ha sempre saputo distinguersi.
“Esempio di professionalità ed umanità nell’esercizio delle difficili funzioni che ha ricoperto nel tribunale di Viterbo – lo ha definito a nome di tutti i colleghi il presidente della camera penale Roberto Alabiso – sia come giudice delle indagini preliminari, sia come giudice monocratico, il dottor Mautone è stato per tutti gli avvocati penalisti di Viterbo un punto di riferimento difficile da dimenticare”.
Silvana Cortignani
