Viterbo – (sil.co.) – La prima volta se l’è cavata patteggiando un anno e quattro mesi grazie alla moglie che nel frattempo lo aveva perdonato, ritirando la querela e riprendendoselo in casa.
Ieri è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per maltrattamenti aggravati in quanto commessi alla presenza di minori dal collegio presieduto dal giudice Elisabetta Massini dopo che la pm Eliana Dolce aveva chiesto un anno e mezzo.
Imputato un quarantenne d’origine cingalese che la notte tra il 15 e il 16 aprile 2019, in stato di ubriachezza, aggredì per la moglie davanti ai tre figli, due gemelle in tenera età e un maschio di 14 anni, costringendoli a scappare da Pianoscarano a piedi, sotto la pioggia, nel cuore della notte, scalzi e in pigiama, per cercare rifugio a casa di amici nella zona di Porta Romana.
Furono i carabinieri, incrociando madre e figli, a preoccuparsi di capire cosa stessero facendo in giro a quell’ora e cosa fosse successo al quartetto.
Carabinieri
L’uomo, processato il 27 gennaio 2020, ha patteggiato un anno e quattro mesi. Nel frattempo, il 26 agosto 2019, a distanza di quattro mesi, dopo che la moglie e i figli erano tornati a casa nonostante tutto, ha aggredito nuovamente la moglie e morso una mano al figlio quattordicenne intervenuto ancora una volta per difenderla.
Ad aprile il ragazzo, temendo che il padre si armasse di coltelli, aveva già svuotato i cassetti della cucina e aveva nascosto in un cespuglio i tre più grandi, con lame tra i 20 e i 30 centimetri.
Ieri è stata sentita la vittima, una donna di appena 33 anni, che nel frattempo vive coi tre figli in una casa famiglia. “Sono felice che lui abbia recuperato un buon rapporto coi nostri figli, ma vivendo separati”, ha detto in aula l’ex moglie dell’imputato, escludendo qualsiasi riavvicinamento.
Ad aprile 2019 il movente sarebbe stato la cena pronta sul tavolo di cucina, ma fredda. Ad agosto dello stesso anno sarebbe stato il rientro in ritardo della moglie, uscita per fare la spesa.
Lui, che sarebbe stato già seduto a tavola intento a bere una birra, le avrebbe lanciato la bottiglia e poi avrebbe preso a picchiarla, strappandole il telefonino. Il figlio quattordicenne sarebbe intervenuto, cercando di allontanarlo e di farsi ridare il cellulare della madre e il padre lo avrebbe morso, tanto che anche l’adolescente è dovuto ricorrere alla cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di Belcolle.
All’epoca sarebbe stata la moglie, lavorando dalle 5 del mattino alle 21, a portare a casa uno stipendio. Il marito avrebbe fatto lavori saltuari, autista durante la settimana, cameriere nei locali durante il weekend, per pagarsi il vizio del bere. L’uomo, in compenso, si sarebbe occupato della casa e dei figli, accompagnandoli a scuola e preparando loro da mangiare.
Per questo il giudice, rimettendolo in libertà, essendo incensurato e senza precedenti di polizia, dispose il divieto di avvicinamento, ma non l’allontanamento dalla casa familiare. La coppia è tornata insieme per il bene dei figli, ma la pace è durata poco.
– Quattordicenne nasconde tre coltelli e salva la madre dalla furiosa violenza del padre – padrone
