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Sestina Arcuri e Andrea Landolfi, scintille tra accusa e difesa in vista del verdetto

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Ronciglione – (sil.co.) – Morte di Maria Sestina Arcuri, scintille in aula tra il pm Franco Pacifici e l’avvocato Serena Gasperini. Il pm attacca: “La difesa mistifica le prove”. La legale dell’imputato replica: “Quando la prova c’è, emerge”. 

E’ stata un’udienza fiume di quattro ore quella riservata alle repliche di accusa, parti civili e difesa che ieri, tra le 10 e le 14, si sono giocati le ultime carte per convincere i giurati che si è trattato, a seconda dei punti di vista, di omicidio volontario oppure di incidente.

Una sorta di discussione bis dopo le due udienze durante complessivamente circa 16 ore, riservate il 14 giugno a accusa e parti civili e il 15 giugno alla difesa del pugile romano 32enne Andrea Landolfi, per il quale il pm Franco Pacifici ha chiesto una condanna a 25 anni. Pena considerata troppo lieve dai familiari della vittima, secondo cui l’imputato merita l’ergastolo. 


Andrea Landolfi e Maria Sestina Arcuri

Andrea Landolfi e Maria Sestina Arcuri


Landolfi, oltre che dell’omicidio volontario della 26enne di Nocara venuta a Roma inseguendo i suoi sogni di diventare parrucchiera in un grande salone della capitale, è accusato anche di omissione di soccorso per avere chiamato il 118 dopo quattro ore e di lesioni alla nonna cui ha sferrato un pugno mentre tentava di soccorrere Sestina.

Per la prima volta dall’inizio del processo nonna Mirella non era in aula e non c’erano nemmeno le figlie e la nipote, legatissima al fratello Andrea. Per la seconda volta mancava anche l’imputato, detenuto a Regina Coeli da un anno e dieci mesi. E non c’erano i genitori e i due fratelli di Sestina, che vivono il loro dolore a centinaia di chilometri di distanza.

Quattro ore solo per le repliche. E non è finita, perché attorno alle due di ieri pomeriggio il presidente della corte d’assise Eugenio Turco ha rinviato al 19 luglio le conclusioni dell’avvocato Serena Gasperini. Sarà l’ultima a intervenire. Dopo di che i due giudici togati Eugenio Turco e Roberto Colonello a latere e i sei giurati popolari si ritireranno in camera di consiglio per la sentenza. 

Il primo a prendere la parola è stato il pubblico ministero Franco Pacifici, durissimo coi difensori Daniele Fabrizi e Serena Gasperini, accusati di “mistificazione delle prove” a fronte della certezza che si sia trattato, ha ribadito senza tentennamenti, di omicidio volontario.

Poi è toccato, per i familiari della 26enne precipitata la notte tre il 3 e il 4 febbraio 2019 dalle scale di casa della nonna del fidanzato a Ronciglione, all’avvocato Vincenzo Luccisano, il quale ha invitato la corte a rileggersi con attenzione le trascrizioni delle intercettazioni delle conversazioni tra i familiari dell’imputato: “Lui e i familiari hanno fatto di tutto per sviare le indagini, si è rifiutato perfino di fornire i codice del cellulare di Sestina, per sbloccare il quale, dopo sette mesi, la procura è dovuta arrivare fino in Germania”.

Quindi ha parlato l’avvocato Fabrizi, ribadendo che la testimonianza del figlioletto di Landolfi non è l’asso nella manica della procura, perché il piccolo, le cui dichiarazioni si è tentato di strumentalizzare, racconta la medesima dinamica sostenuta dalla difesa.


Mirella Iezzi

Nonna Mirella Iezzi – Ieri per la prima volta non era presente in aula


A sua volta durissima nei confronti dell’accusa l’avvocato Gasperini. “La difesa non ha mistificato, ha scoperto tutte le forzature”, ha detto replicando al pm e criticando aspramente il modo in cui sono state condotte le indagini.

“La difesa  – ha proseguito – ha scoperto che il consulente del pm Martino Farneti pensava una cosa e ne ha dovuta dire un’altra. Dopo di che il consulente Farneti sarebbe scomparso definitivamente dalla scena, se non avessimo fatto in modo noi che venisse a deporre in aula. Perché la procura è corsa dal Ris quando il gip ha detto che si era trattato di un incidente e non di un omicidio volontario”.

“Non abbiamo mistificato niente, perché, quando la prova c’è, emerge. Non c’è bisogno di forzature. Abbiamo smontato pezzo per pezzo gli elementi portati dalla procura e portato elementi nuovi. Ricordatevi, quando vi ritirerete in camera di consiglio, che in ballo non c’è una condanna a 25 anni, ma l’ergastolo, perché di questo si tratta”. 


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