- Viterbo News – Viterbo Notizie – Tusciaweb – Tuscia News – Newspaper online Viterbo – Quotidiano on line – Italia Notizie – Roma Notizie – Milano Notizie – Tuscia web - https://www.tusciaweb.eu -

Moglie 19enne, picchiata e segregata in casa, chiede aiuto ai carabinieri e fa arrestare il marito

Condividi la notizia:

Arlena di Castro – “Farmacia di Arlena”. Così una diciannovenne marocchina che non parla una parola di italiano ha detto al telefono ai carabinieri, senza poter aggiungere altro, ma facendo capire che si trattava di una disperata richiesta di aiuto. I carabinieri della compagnia di Tuscania sono corsi ad Arlena di Castro dove hanno trovato ad aspettarli, nei pressi della farmacia, una ragazza con una bambina di appena dieci mesi in braccio, a detta sua segregata in casa dal marito e dai suoceri, che per impedirle la fuga l’avrebbero privata dei documenti, minacciando di rispedirla in patria.


La pm Chiara Capezzuto

La pm Chiara Capezzuto


Erano circa le 18 del 26 giugno quando è scattato l’allarme. Venerdì scorso, il 2 luglio, al termine di indagini lampo coordinate dalla pm Chiara Capezzuto, per il marito, un connazionale trentenne, sono scattati gli arresti ed è stato condotto nel carcere di Perugia con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona in concorso con i genitori, mentre per i suoceri, di 56 e 44 anni, è scattato l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla vittima. 

Ieri si è tenuto l’interrogatorio di garanzia, durante il quale, secondo il difensore Luigi Mancini, è emersa una verità diversa rispetto a quella prospettata dagli investigatori. Il trentenne, sentito assieme ai genitori alla presenza di un interprete, sarebbe scoppiato in lacrime, temendo che la moglie e la figlioletta, in seguito alla denuncia, fossero state rimpatriate. In realtà la donna e la bambina, visti anche i recenti fatti di cronaca nazionali, sono state trasferite d’urgenza presso una comunità protetta, in attesa che venga fatta piena luce sulle circostanze che l’hanno spinta a chiedere soccorso ai carabinieri.

In base all’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Viterbo, il marito e i suoceri conviventi l’avrebbero costretta a vivere “in uno stato di totale assoggettamento, impedendole di uscire di casa se non per sottoporre a visite mediche la figlia, e solo se accompagnata dalla suocera”.


L'avvocato Luigi Mancini

L’avvocato Luigi Mancini


Un inferno che sarebbe iniziato a ottobre 2019, quando la giovane sposa sarebbe giunta daMarocco a Arlena di Castro, nel cui piccolo centro storico vive una comunità araba di una trentina di persone, tra cui donne e bambini, provenienti tutti dalla stessa località del paese nordafricano e per lo più imparentati tra loro. La diciannovenne, dopo la nascita della piccola, ad agosto dell’anno scorso, sarebbe stata tenuta segregata in casa, potendo uscire solo in compagnia della suocera per portare la figlia dal pediatra e a fare le vaccinazioni. Le avrebbero inoltre tolto i documenti, lasciandole solo il permesso di soggiorno in Italia. 

Si legge nell’ordinanza che l’avrebbero costretta “ad attendere da sola a tutte le faccende di casa, a cucinare, oltre che per il nucleo familiare, per numerosi parenti che frequentavano abitualmente l’abitazione, ingiuriandola quotidianamente con espressioni quali ‘ somara, puttana, figlia di puttana e percuotendola”.

“A mero titolo di esempio: quando provava a chiedere aiuto alla suocera per le incombenze domestiche, veniva percossa dal  marito con schiaffi, calci, spintoni e lanci di oggetti. In una occasione, il marito, colpitala con uno schiaffo, le cagionava con un anello una ferita al labbro e rifiutava di accompagnarla dal medico per farla medicare”.

“Quotidianamente le controllava il cellulare; in un’occasione le diceva espressamente di averla portata in Italia solo per farle fare da ‘serva’ ai suoceri; in più occasioni veniva percossa anche dai suoceri; tutti e tre la sorvegliavano a vista: non poteva fare una doccia senza il permesso della suocera; la privavano dei documenti di identità”. 


“Totalmente analfabeti, non sanno nemmeno quando sono nati”

“Credo che molto abbia influito la vicenda di Saman, ma qui non siamo in Pakistan siamo in Marocco, dove c’è una cultura molto diversa”, dice l’avvocato Luigi Mancini, che per motivi personali conosce molto bene gli usi e i costumi del paese nordafricano. 

“Anche la mancata conoscenza della lingua può avere influito, senza contare che le persone coinvolte sono totalmente analfabete. Nessuno di loro, ad esempio, sapeva con esattezza la sua data di nascita, l’abbiamo dovuta cercare sui documenti. Le donne, oltre ad essere analfabete, non sanno nemmeno contare i soldi”. 

“La parte offesa, secondo l’accusa, avrebbe dovuto preparare da sola anche 16 pagnotte di pane, ma il pane arabo non sono ‘pagnotte’, ma semmai delle piadine, che non hanno bisogno di lievitazione, per farne 16 ci vuole al massimo un’ora e mezza”, spiega il legale. 


“Voleva che il marito si emancipasse dai suoceri”

“La suocera nega che la nuora fosse costretta ad alzarsi alle 7 del mattino per cucinare per tutti, lo faceva lei, prima che gli uomini uscissero a lavorare, mentre la nuora restava a letto fino alle 10,30 perché la notte si doveva alzare per allattare”, prosegue Mancini.

“In pratica, la presunta vittima avrebbe voluto andare a vivere da sola con il marito, senza i suoceri, in una casa loro, il che per una donna marocchina è un simbolo di emancipazione, ma il marito le avrebbe risposto che per ora non potevano permetterselo. Allora si sarebbe attrezzata per risolvere a modo suo il problema. In Marocco usa mettere il marito contro la suocera, è l’unica forma di protesta da parte di una moglie per farsi una famiglia propria e non viene vissuta come una cosa negativa, anzi al contrario, perché vuol dire che è una donna che sa il fatto suo”.

“La casa da cui i suoceri sono stati allontanati, appartiene a loro, l’hanno comprata loro. Infatti ho chiesto la revoca della misura, altrimenti dovranno dormire per strada. Non è più attuale, visto che la nuora è stata portata altrove. E ho chiesto un alleggerimento anche per il marito, in quanto la situazione si è ridimensionata. Tra lui e la moglie, contrariamente a quanto può sembrare, esiste un legame molto forte, nonostante il matrimonio combinato si sono innamorati. Lui ha pianto, temendo che l’avessero mandata via dall’Italia”. 

Silvana Cortignani


Condividi la notizia: