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“Covid, se tornasse tutto come prima sarebbe un’offesa contro l’umanità”

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Bagnoregio – “Se tornasse tutto come prima, sarebbe un’offesa contro l’umanità”. E questo per Paolo Crepet, sociologo e psichiatra, è il primo punto. Dopo una pandemia che va ancora avanti, da più di due anni. Come torneremo a stare insieme dopo il Covid. Paolo Crepet parte da qui per arrivare a scrivere “Oltre la tempesta”, Mondadori editore. Ne ha parlato l’altro giorno a Civita di Bagnoregio, “Luogo del Pensare”, così si chiamano gli incontri, 13 in tutto fino al 17 settembre, organizzati da Comune, Regione, Casa Civita e altri. Anche per accompagnare il percorso di riconoscimento di patrimonio Unesco dell’umanità.

Ad intervistare Paolo Crepet, il direttore di Tusciaweb Carlo Galeotti. Tra il pubblico, il sindaco di Bagnoregio Luca Profili e il presidente di Casa Civita Francesco Bigiotti.


Civita di Bagnoregio - La presentazione del libro di Paolo Crepet

Civita di Bagnoregio – La presentazione del libro di Paolo Crepet


“Non si può utilizzare il bianchetto per tornare a come era prima – ha detto Crepet – Bisogna prendere le cose fino al 2019 e vedere se sono ancora così utili e positive. Magari scopriremo un mondo a colori diversi”.

Una trasformazione complessiva e al tempo stesso il punto di arrivo di una dinamica critica di lungo corso. Anticipata dagli anni ’70 e proseguita per i decenni successivi. Fino alla messa in discussione degli ordinamenti giuridici venuti fuori dopo la seconda guerra mondiale e la sconfitta delle dittature. Un’ulteriore fase critica, tracciata da due anni di emergenza, che da un parte vede un governo che va avanti per decreti e un parlamento sullo sfondo, e dall’altra un’emergenza sanitaria che si intreccia sempre più con il sociale determinando nuove contraddizioni e l’emergente di nuove soggettività sociali. “Oltre la tempesta”, senza che nessuno s’aspetti la quiete.

Come si supera questa fase? “La prima cosa è essere vaccinati – risponde Crepet -, la cruna dell’ago da cui passare. Se non ci si vaccina, non si va avanti. Questa è la base. Solo un filosofo invecchiato male può pensarla in maniera diversa”.


Civita di Bagnoregio - Paolo Crepet

Civita di Bagnoregio – Paolo Crepet


Da Cooper a Basaglia, Crepet muove da qui. Dall’antipsichiatria anglosassone che in Italia, appunto con Basaglia, ha portato a una delle conquiste più importanti di sempre. La fine dei manicomi. La chiusura di una galera accorgendosi pure che se ne può fare tranquillamente a meno. Anzi, l’istituzione manicomiale è stata soltanto una delle tante barbarie della storia. Un percorso che ha visto a latere, a capo però di correnti strutturate e fondamentali nella storia del pensiero politico e sociale dell’occidente, gente come Foucault, Deleuze, Guattari e, sebbene per conto suo Lacan. Il lavoro sui linguaggi dell’inconscio, proseguendo un percorso di ricerca avviato già da Melanie Klein, con la sua analisi dell’inconscio del bambino, e Bion, con lo studio delle dinamiche di gruppo. Infine l’archeologia del sapere e il biopotere nell’opera di Foucault che mascherine, distanziamenti, lockdown con la gente costretta in casa e normativa anti Covid rendono di stretta attualità. Con l’intervento diretto sui corpi di una forma potere intesa come violenza legittima.

“Un intellettuale deve essere responsabile – ha commentato Crepet -, perché le sue parole vengono ascoltate. E se il suo discorso passa attraverso le bugie, il suo diventa un discorso pericoloso”. Ma anche la comunicazione da parte dello stato è stata “delirante”, così come l’ha definita Crepet. “Una comunicazione – ha detto – non classificabile”. Con un’aggiunta. “L’opposto della comunicazione non è il silenzio, ma la comunicazione contraddittoria. Una persona non vuole partecipare a dibattiti eruditi. Vuole soltanto sapere se si può o no vaccinare”. Prosegue poi con un esempio. “La cosa peggiore che ci si possa sentir dire quando si va dal medico è mah e boh. Lo stato doveva rassicurare le persone, invece le ha soltanto messe in uno stato di inquietudine e di agitazione”.


Civita di Bagnoregio - Paolo Crepet e Carlo Galeotti

Civita di Bagnoregio – Paolo Crepet e Carlo Galeotti


Facebook e i social hanno fatto il resto. “Facebook – ha detto Crepet – è come la berlina nel medioevo, quando ti mettevano dentro una gabbia. Facebook è un baratto in cui uno dà qualcosa per ottenere qualcos’altro. Noi diamo i nostri dati”, cioè parte della nostra personalità, l’ossatura che contiene la coscienza. Con le infrastrutture democratiche del paese che dopo la “tempesta” non riescono ancora a ripartire. Innanzitutto la scuola. “Superare la Dad (didattica a distanza) – propine Crepet – è la risposta più semplice. Come è possibile che un ristorante riesce a risolvere il problema del green pass e una scuola no?”.


Civita di Bagnoregio - Paolo Crepet

Civita di Bagnoregio – Paolo Crepet


Il punto di tutto. L’alienazione. Due anni di emergenza Covid rischiano di rendere estraneo all’uomo tutto ciò che c’è di umano. Volti, abbracci e partecipazione. Lasciando spazio a qualcosa di oscuro e inquieto, con l’emergere di logiche claniche e comportamenti tribali. 

Vent’anni fa, nella prefazione a un testo curato da Foucault, “Io, Pierre Rivière…” (Einaudi), su un caso di parricidio nel XIX secolo, Paolo Crepet scriveva: “La memoria di Pierre Riviere traccia la parabola di un incubo che la modernità, l’agiatezza, il progresso sociale non sono riusciti a fugare. L’incubo che la natura segreta della nostra stessa identità, la consistenza più scura della nostra ombra, possa inspiegabilmente riaffacciarsi intatta, come quella dell’uomo di migliaia di anni fa”.

“Abbiamo cambiato la vita – ha concluso invece l’altra sera Crepet – ma ci sono esigenze che non si possono cambiare. E una visione orwelliana della società sarebbe solo una visione distruttiva delle cose”.

Daniele Camilli 


Fotocronaca: Paolo Crepet, Oltre la tempesta

“Oltre la tempesta”, Paolo Crepet a Civita luogo del pensare


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