![]() Sant’Angelo di Roccalvecce – La proposta di murale dedicato alla fiaba dei tre porcellini |
Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Scrivo queste poche righe spinta dall’indignazione per alcuni scritti, apparsi nei giorni scorsi. Mi riferisco alla querelle relativa ai murales di Sant’Angelo, paesino, ahimè, per i suoi abitanti in provincia di Viterbo pur essendo distante dal capoluogo della Tuscia circa 15 chilometri.
Mal gliene incolse ricadere tra la provincia di Viterbo. Direi tra le sue grinfie.
Un comune, quello di Viterbo, mai proteso al bene comune. Dico: mai.
Il bene di qualcuno, certamente, ma mai della collettività. Come spiegate altrimenti, il nulla che vige in questa atarassica città. Una desertificazione culturale, morale, politica. Nel senso più alto del termine. Qui, a Viterbo, regna il provincialismo più bietto.
Si cerca di accontentare i soliti noti, si cerca di avere consensi, do ut des e gli altri cittadini lasciati fuori da ogni spazio civile.
La questione del murale dei “tre porcellini” di Sant’Angelo ne è un esempio lampante.
L’invidia di chi non sa fare e produrre ricchezza si tramuta in decisioni volte a favorire persone estranee al progetto, danneggiando e deridendo l’immagine e il lavoro di tantissime persone che sono dietro a un’idea, questa sì, nata, sulla spinta di fare il bene della collettività.
Per fortuna, le idee quelle buone, camminano da sole, sulle proprie gambe e comunque spinte dai cittadini, i “cives”, quelli a cui stanno veramente a cuore le sorti di una cittadina, piccola o grande che sia.
Che augurare a lor signori che con tracotanza, addirittura a suon di carte bollate, pretendono di imporre le loro idee e persone. Il nulla, l’oblio, l’evanescenza. Esattamente come sono loro.
Cristiana Lamanna
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