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“Un’invasione inaspettata, un casino… anche se poi non hanno fatto male a una mosca”

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Valentano – “Un’invasione inaspettata, un casino”, l’ha definito così la signora Carla seduta al bar Rosati lungo la via che porta al Municipio. “Non hanno fatto male nemmeno a una mosca”, ha detto invece Ornella Conti. Sono entrambe di Valentano. La seconda, una ragazza che assieme alla famiglia gestisce il bar Devoti. Dal 1959, a ridosso della strada che da lì in avanti, nove chilometri dopo, di cui 6 sterrati, porta all’area del rave del lago di Mezzano, che ieri mattina ha tolto le tende dopo l’intervento delle forze dell’ordine, pacifico e a regola d’arte. Iniziato attorno alle 7 di mattina e terminato per l’ora di pranzo. Con i partecipanti rimasti che hanno fatto i bagagli senza dire una parola. Chi si è trattenuto più a lungo, l’ha fatto perché la macchina non partiva oppure i controlli di polizia e carabinieri, presenti sul posto con reparti mobili e unità cinofile, stavano riscontrando qualcosa che non andava. C’è stato anche chi s’è perso le chiavi dell’automobile e ha dovuto aspettare che gli portassero una copia, col cane Lucky lì accanto a lui.


Valentano - Lo sgombero del rave party

Valentano – Lo sgombero del rave party


“Non credo che questi ragazzi siano stati un pericolo – ha aggiunto Conti -. Quando sono venuti sono sempre stati molto gentili, educati e non hanno mai affollato il bancone. Hanno sempre indossato le mascherine e rispettato la normativa anti Covid. La musica si è sentita fino a qui, ma non è stata un disturbo”. 



Lungo la strada, ieri mattina, una lunghissima fila di mezzi. Uscivano soprattutto dalla parte di Latera, al confine tra Lazio e Toscana, qualche metro prima di entrare nel comune di Pitigliano, punto di contatto, negli anni, di diversi movimenti, e porta d’accesso a un altro mondo, profondamente diverso dalla Tuscia. Un punto di confine da cui ieri venivano su auto, camper e roulotte. Qualcuno se la prendeva comoda infilandosi sotto qualche pianta, in attesa che la fila defluisse. Qualcun altro domandava cosa stesse succedendo più avanti. Altri ancora cercavano invece sentieri alternativi senza sapere dove andare. Fermandosi da qualche parte, in attesa. Probabilmente per cercare di capire come evitare il posto di blocco di polizia, carabinieri e finanza disposto poco più avanti, con controlli e identificazioni a tappeto, dialogando con l’utilizzo di ricetrasmittenti.


Valentano - Lo sgombero del rave party

Valentano – Lo sgombero del rave party


Qualcuno cerca di risalire a piedi. Sullo sfondo quello che resta del rave iniziato il 13 e finito con la tragedia di Ferragosto quando un ragazzo di 24 anni ha perso la vita nel lago di Mezzano. Di seguito tutte le conseguenze, dovute anche all’occupazione del terreno, all’emergenza Covid in corso e a una situazione sfuggita di mano agli organizzatori, con i partecipanti stessi che a un certo punto si sono spaccati in due tra chi voleva tornare a casa e chi restare fino al 23. Fino all’altra sera, quando a Valentano, duemila abitanti, sono arrivati i blindati dei reparti mobili di polizia, carabinieri e finanza. L’ultimatum, dopo giorni di trattative.



“Un casino. La musica si è sentita fino a qui”. La signora Carla sta prendendo un aperitivo con un gruppo di amici. Anche lei in un bar. “Un’invasione inaspettata e fastidiosa”. Con lei ci sono Antonietta, Agostino, Antonio e Mauro che si concentrano invece sul posto dove è morto Gianluca Santiago. “Il lago è pericoloso – ricorda uno di loro – va giù a imbuto e l’acqua ti copre subito”. Un lago da sempre non balneabile e poco appetibile per gli stessi valentanesi. Un po’ perché pericoloso, un po’ perché, un tempo, stava sulle terre dei conti Brazza, famiglia che nel 1880 diede il proprio nome a Brazzaville in Congo. “A quei tempi c’era il fattore e non potevi andare al lago – ricorda Agostino -. Lì c’era pure una scuola elementare”.


Valentano - Vincenzo Biagini, Mario Pagnanelli e Franco Rosati

Valentano – Vincenzo Biagini, Mario Pagnanelli e Franco Rosati


All’area del rave si accede da due punti d’ingresso. Uno più a valle, a sei chilometri da Valentano, dove alle 7 di mattina sono entrati i reparti mobili delle forze dell’ordine seguiti dalle ambulanze, e uno dalle parti Latera, da cui sono usciti quasi tutti i partecipanti. Per vedere quel che resta del rave, occorre raggiungere il posto a piedi. Tre chilometri ad andare e tre a tornare. Tagliando infine in mezzo ai campi. Ogni altra possibilità è esclusa. 


Valentano - Ornella Conti

Valentano – Ornella Conti


Avvicinandosi al lago, oltre alle macchine e ai camion, tanti con targa estera, si incontrano pure una ragazza a piedi con un cartone in mano e su scritto “España”, e un ragazzo sbracato a terra, sotto un albero, che appena sente arrivare i passi, s’alza in piedi per chiedere una sigaretta, rimettendosi subito dopo a dormire.  


Valentano - Antonietta, Carla, Agostino, Antonio e Mauro

Valentano – Antonietta, Carla, Agostino, Antonio e Mauro


“Per me è una cosa abbastanza inutile in questo istante – dice Eleonora, un’altra ragazza di Valentano -, soprattutto perché c’è ancora il Covid”. “Alla fine è una festa e da quello che ho sentito è stata abbastanza tranquilla”, gli risponde Leonardo, un giovane della sua età, pure lui adolescente. “Parlandoci – ha proseguito -, non mi sono sembrate persone ostili. Anzi, tutt’altro. Se non ci fosse stato il Covid, sicuramente il rave sarebbe passato inosservato”.


Valentano - Lo sgombero del rave party

Valentano – Lo sgombero del rave party


Chi non si è spostato sul lago di Bolsena o il litorale, se ne sta tornando a casa in treno. Verso Roma o Orte, e da qui la direzione è nord e nord Europa. Pare poi che in questi giorni, ai varchi d’accesso alle zone del rave, si sia fatto vivo pure qualche genitore. Per convincere il figlio a tornare a casa. Soprattutto dopo la morte del giovane di Reggio Emilia e la notizia, diffusa a inizio settimana, della morte di un altro ragazzo. 


Valentano - Lo sgombero del rave party

Valentano – Lo sgombero del rave party


“Non hanno dato fastidio a nessuno”, commentano Mario Pagnanelli e Vincenzo Biagini. Stanno seduti su una panchina di quelle lungo la via. C’è anche Franco Rosati. Il primo ha gestito per 60 anni il bar Tropicana, il secondo ha lavorato all’anagrafe e il terzo ha fatto il fornaio per mezzo secolo. Sono amici e si conoscono da una vita. Così come da una vita conoscono Valentano e i cambiamenti che ha subito. Come la tombola che non si fa più sulla facciata dell’antico palazzo di fronte a loro, ma dove ci sono ancora i segni del vecchio tabellone su cui venivano appuntati i numeri; o come il vecchio carcere mandamentale diventato poi un edificio ben più moderno.

“A tenere in vita Valentano – spiegano Pagnanelli, Biagini e Rosati – è soprattutto la Dimar”, un’azienda di pelletteria nata nel 1983 e che oggi conta due distretti di produzione, il secondo a Teramo, 350 dipendenti, 400 mila borse prodotte ogni anno, 750 macchine e 10 mila metri quadrati di superficie.


Valentano - Lo sgombero del rave party

Valentano – Lo sgombero del rave party


“L’evento l’abbiamo seguito alla televisione – aggiunge Pagnanelli – e ogni tanto un ragazzo passare. Stavano dentro a una buca. Mio nipote è andato sua a vedere, come hanno fatto anche altri valentanesi”. “L’unica cosa che mi rompe le scatole – precisa poi Biagini – è che io devo, se voglio entrare da qualche parte, devo mostrare il green pass”. Poi le considerazioni sul luogo dove ha perso la vita Gianluca Santiago. “Quello è un lago particolare – dicono tutti e tre -. E’ un pozzo vulcanico. Noi del posto non ci andiamo. E’ pericoloso perché c’è molto fango. Ogni tanto qualcuno ci va a funghi o con la mountain bike. Per noi di Valentano è solo una zona ambientale, non ha un grande richiamo. A volte ci si incontrano gli stranieri. Il nostro lago di riferimento è quello di Bolsena”.


Valentano - Lo sgombero del rave party

Valentano – Lo sgombero del rave party


Le operazioni di sgombero sono finite all’ora di pranzo o poco dopo. L’area, a passarci in mezzo, è vastissima e l’ipotesi di oltre 10 mila manifestanti del tutto reale. In giro ci sono cumuli di monnezza sparsi qua e là, in attesa di essere portati via. Tutto il resto, visto in questi giorni, non c’è più. Un paio di blindati dei carabinieri e un paio della polizia girano per il campo per fare controlli e al tempo stesso sollecitare la partenza degli ultimi rimasti al sole. Sulle loro teste l’elicottero della polizia che stava monitorando la zona. Alle loro spalle, un casale contadino preso a graffiti. I titoli di coda.

Daniele Camilli


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